Con il diabete sono considerato “lavoratore fragile”?
Non esiste una categoria giuridica e normativa di lavoratore fragile. Esistono una serie di patologie che, legate all’età, allo stato di salute, alla comorbilità, alla condizione di handicap e/o di invalidità, al contatto o meno con gli altri, hanno determinato, prima nella fase acuta ed emergenziale, poi nel corso dei vari Dpcm e da ultimo del decreto Cura Italia, una sorta di preventiva cautela, consigliando al lavoratore cosiddetto fragile, di rimanere a casa, sia pure temporaneamente. Non è vero affatto che i lavoratori diabetici siano senza tutela, come pure ho letto nei commenti.
È vero esattamente il contrario, che cioè vengono cautelativamente messe in atto delle misure affinché ogni lavoratore considerato a rischio e cioè fragile dal medico competente, cui andrà espressamente richiesto di essere sottoposto a visita, eviti il contatto ravvicinato con altri soggetti. Il diabete, in sé, non espone maggiormente al contagio, ma è stato più volte spiegato dagli esperti medici e clinici che la maggiore preoccupazione consiste nelle conseguenze che un’infezione da Covid 19 possa arrecare ad un lavoratore debole.
Ora, anche secondo i protocolli di intesa intercorsi tra datori pubblici e privati e ministero della Sanità, del Lavoro, INPS e Inail l’unica strada percorribile è la verifica medica, demandata al medico competente.
Io rispetto tutti i commenti, anche quelli che descrivono delusione o scoramento perché il proprio caso personale non ha avuto tutela, ma il post iniziale poneva una domanda, se cioè un diabetico è considerato lavoratore fragile.
La mia risposta è sì, ma a condizione del verificarsi di tutte quelle condizioni e di quei requisiti di cui ho descritto prima.
Vorrei per inciso ricordare, tornando al comparto scuola, che gli ultimi comunicati del ministero vanno in questa direzione e cioè nel considerare la fragilità non solo legata all’età o al contatto con soggetti potenzialmente contagiati.
Concludo dicendo infine che in ogni luogo di lavoro, pubblico o privato che sia, vi è già una tutela sanitaria, quella sulla sicurezza del luogo di lavoro.
Chi ritiene in base alla propria situazione di salute ed alla patologia di dover essere maggiormente tutelato, perché lavoratore fragile, anche ricorrendo all’assenza del luogo di lavoro, dovrà interessare il medico competente, intendendo per tale il medico del lavoro, secondo la vecchia dizione.
Con l’augurio di poter tutti riprendere il lavoro, nelle migliori condizioni possibili.
Avv. Umberto Pantanella
Mi permetto di aggiungere in termini pratici, cosa significhi per il medico, l’ultima parte: compatibilmente con le caratteristiche del lavoro e lo stato di salute del paziente, conosciuto bene dal suo curante, quest’ultimo e il medico competente possono decidere di proporre scelte diverse al lavoratore, per una maggiore tutela della sua salute. Ma giustamente questo è discrezionale, perché ogni caso è a sè, pur nel rispetto delle leggi.
Dr Mariagiovanna Ventroni