Con 35 nuovi casi all’anno ogni 100.000 persone la Sardegna assieme alla Finlandia e’ la regione con la piu’ alta incidenza al mondo di diabete di tipo 1.
Sono 50.000 in totale i sardi che soffrono delle diverse varianti di questa malattia, mentre altri 30.000 sono i diabetici non ancora diagnosticati.
Sono le statistiche allarmanti con cui e’ stato presentato oggi il convegno che si terra’ sabato 24 maggio a Cagliari, a Palazzo Regio, sul tema “Prendiamoci cura, parliamo di diabete”, organizzato dalla federazione nazionale diabete giovanile Onlus, dall’Associazione per il diabete infantile giovanile (Adig) in collaborazione con la Provincia di Cagliari.
La Provincia di Cagliari e’ assieme a quella di Oristano la piu’ colpita dal diabete con 27 mila malati. Nella citta’ di Cagliari i diabetici sono 9.000. “Le istituzioni – ha detto Roberto Pili, presidente del Consiglio provinciale durante la presentazione del convegno – devono mobilitarsi per aggredire la malattia come hanno fatto in passato per la talassemia. Soprattutto per il diabete di tipo 2 e’ importante diffondere stili di vita differenti, soprattutto tra i bambini, migliorando la qualita’ dell’alimentazione e incentivando l’attivita’ fisica. La Provincia – ha poi aggiunto Pili – potrebbe individuare progetti pilota per intervenire nelle scuole, ad esempio nelle mense, e per cercare con i Comuni di realizzare percorsi ciclabili e pedonali”.
Di emergenza socio-sanitaria in Sardegna ha parlato anche Antonio Cabras, presidente della federazione diabete giovanile che raggruppa 32 associazioni e rappresenta 14.000 famiglie. “Durante il convegno – ha spiegato Cabras – daremo conto di un’importante ricerca da noi commissionata ai laboratori Levi Montalcini del Bambin Gesu’ di Roma. Sono state scoperte proteine che stimolano alcune cellule del fegato a produrre insulina. Stiamo raccogliendo 500 mila euro per finanziare questo studio che ora dovrebbe passare alla fase di sperimentazione su cavie animali in laboratorio. Speriamo – ha concluso – dia i risultati attesi per poter passare a un impiego sugli essere umani”.
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