Uniti contro il diabete.
Per combatterlo incontro a Roma del Changing Diabetes Barometer. Aderiscono 21 paesi. Primo obiettivo: la prevenzione Bisogna “cambiare” il diabete e il modo di gestirlo. “Se non possiamo “misurare” il diabete, allora non lo possiamo gestire”, dice Lars Rebien Sorensen, presidente di Novo Nordisk. “Barometer” è più di una visione condivisa del problema, è uno strumento pratico di conoscenza e misurazione dei risultati raggiunti e dei progressi che si otterranno. “Non è più tempo di fare da soli”, sottolinea Massimo Massi Benedetti, vice presidente di IDF e presidente del Comitato consultivo del Changing Diabetes Barometer Forum, “dobbiamo essere coinvolti tutti nel processo di cambiamento culturale, urgente per fronteggiare questa malattia che in silenzio porta a gravissime complicanze e pesa sui sistemi economici dei paesi”, è in gioco non solo la salute del 6% della popolazione adulta mondiale, percentuale che entro il 2025 guadagnerà quasi un punto e mezzo, ma l’aspettativa di vita dei nostri ragazzi che potrebbe diventare più breve proprio a causa del diabete. L’obiettivo principale di “Barometer è il monitoraggio dei trattamenti con particolare riguardo alla relazione tra qualità delle cure, riduzione delle complicanze e costi socio-economici. è stato dimostrato che un migliore controllo della glicemia può ridurre i costi dell’assistenza sanitaria del 13% e che la diagnosi precoce comporta una contrazione ulteriore del 21%. “L’obesità infantile è diventato un problema”, rileva Renata Lorini, presidente della Società italiana di endocrinologia, “l’Italia è al primo posto nella classifica europea insieme a Spagna e Grecia: tra i 7 e gli 11 anni un terzo dei bambini è obeso o in sovrappeso, e il 70% di questi probabilmente lo sarà anche da adulto”. “Barometer” ha tra le priorità quella di attuare la prevenzione primaria perché l’80% dei casi di diabete di tipo 2 può essere vinto con il controllo alimentare e il movimento – 30 minuti al giorno di camminata sostenuta riducono del 60% la comparsa di diabete nei soggetti a rischio. “Lo studio DAWN avviato da Novo Nordisk e IDF condotto in 11 paesi ha evidenziato che esistono importanti barriere di comunicazione tra medici e pazienti e tra gli stessi operatori”, sottolinea Marco Comaschi, past president dell’Associazione medici diabetologi. Non basta il farmaco per curare il diabete, è necessario che il medico di famiglia o lo specialista si prendano cura del paziente spiegando la malattia e le gravi conseguenze che derivano dal “trasgredire” le regole. Changing Diabetes Barometer sarà la risorsa futura se riuscirà ad evitare sprechi economici senza risultati sulla qualità di vita dei pazienti e se solleverà dall’inerzia terapeutica con la quale è stata fino ad oggi trattata la malattia.
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di Mariapaola Salmi |