L’obesità si “programma” fin dalla vita fetale
L’obesità non è frutto solo di quanto si mangia, ma viene ‘programmata’ fin dalla vita fetale. E’ quanto emerge da uno studio americano pubblicato sull’edizione online dell’American Journal of Physiology.Per testare l’ipotesi che l’obesità dipenda anche dalla ‘linea’ della madre e dalle calorie introdotte durante la gravidanza, un team guidato da Kartik Shankar, dell’Arkansas children’s nutrition center di Little Rock, ha utilizzato topi di laboratorio. Cavie femmine sono state alimentate a due livelli calorici, un gruppo con il quantitativo raccomandato dal National research council e l’altro con un 15% di ‘sovralimentazione’. Tutti e due i gruppi hanno poi portato a termine una gravidanza: il peso alla nascita dei figli delle cavie obese era simile a quello delle magre; inoltre i topini mangiavano la stessa quantità di cibo, senza quindi che ci fossero differenze nel fabbisogno energetico durante la prima infanzia. Se però venivano alimentati di più, i figli delle cavie obese prendevano peso molto più velocemente e, messi in un regime alimentare controllato, presentavano più difficoltà a perdere peso rispetto alla prole delle ‘magre’. I risultati , secondo gli autori, confermano che la tendenza al sovrappeso è dovuta sia al peso della madre sia al backround genetico. Dai dati sembra che esista un’influenza sul metabolismo data da un’insulino resistenza acquisita durante la vita fetale. “Il peso della madre durante la gravidanza e al momento del concepimento – conclude Kartik Shankar – ha importanti implicazioni per il metabolismo e per il rischio di obesità dei figli. Questi risultati ci aiutano a comprendere le ragioni per cui alcune persone hanno più facilità a prendere peso di altre, e difficoltà, nonostante la dieta, a mantenere una corretta forma fisica”.
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(Adnkronos Salute) |