Diabete di tipo 1, negli adolescenti l’uso precoce del sistema a circuito chiuso non sembra preservare la funzione pancreatica. Studio su NEJM
Nei giovani con diabete di tipo 1 di nuova insorgenza, un controllo più stretto della glicemia per 24 mesi con un sistema ibrido a circuito chiuso non sembra essere in grado di impedire il declino della secrezione residua del peptide C rispetto alla terapia insulinica standard, secondo i risultati dello studio randomizzato CLOuD pubblicati sul New England Journal of Medicine.
Il trial CLOuD (Closed Loop From Onset in Type 1 Diabetes), multicentrico, in aperto, a gruppi paralleli e randomizzato, ha coinvolto un totale di 97 giovani con diabete di tipo 1 di nuova diagnosi (età media 12 anni), 51 dei quali sono stati assegnati a un sistema a circuito chiuso e 46 alla terapia insulinica standard.
Il 29% dei partecipanti era in chetoacidosi diabetica al momento della diagnosi, il livello di emoglobina glicata (HbA1c) era del 10,6% al basale e l’81% della coorte era di razza bianca. L’endpoint primario dello studio era l’area sotto la curva (AUC) per il livello plasmatico del peptide C plasmatico (dopo un test di tolleranza al pasto misto) 12 mesi dopo la diagnosi di diabete.
Endpoint primario non raggiunto
Rispetto alla terapia insulinica standard, i giovani che hanno iniziato con un sistema ibrido a circuito chiuso entro 21 giorni dalla diagnosi non hanno avuto un declino inferiore della secrezione del peptide C a 12 mesi (differenza media aggiustata -0,06 pmol/ml), hanno scritto l’autore senior Roman Hovorka e colleghi dell’Addenbrooke’s Hospital di Cambridge, in UK. La terapia a circuito chiuso ha prodotto una AUC per il livello plasmatico di peptide C di 0,35 pmol/ml rispetto a 0,46 pmol/ml con la terapia insulinica standard.
Oltre al mancato raggiungimento dell’endpoint primario, il risultato non è cambiato dopo un ulteriore anno di follow-up. Entro 24 mesi, l’AUC per il peptide C era di 0,18 pmol/ml con la terapia a circuito chiuso e di 0,24 pmol/ml con la terapia insulinica standard. Inoltre «il fabbisogno giornaliero totale di insulina esogena, un marker surrogato della secrezione residua di insulina, era simile nei due gruppi in tutti i momenti successivi alla diagnosi» hanno aggiunto i ricercatori.
Miglior controllo glicemico con la terapia a circuito chiuso
Nonostante questo risultato, gli utilizzatori del sistema a circuito chiuso hanno riscontrato un livello di HbA1c inferiore dello 0,4% dopo 12 mesi rispetto al gruppo con insulina standard e hanno trascorso più tempo nell’intervallo glicemico target compreso tra 70 e 180 mg/dl. Questo vantaggio ha continuato a crescere e il sistema a circuito chiuso ha consentito di raggiungere un livello di HbA1c inferiore in media dell’1% dopo 24 mesi. Questa terapia ha portato a 2,4 ore in più al giorno trascorse nell’intervallo target a 12 mesi e 3,4 ore in più al giorno a 24 mesi.
«La terapia ibrida a circuito chiuso è attualmente l’opzione di trattamento più efficiente nel diabete di tipo 1, quindi non sorprende che sia stato ottenuto un controllo glicemico superiore nel gruppo che ne ha fatto uso» ha commentato in un editoriale di accompagnamento Jan Bolinder del Karolinska Institute a Stoccolma.
Ha però sottolineato che, nonostante questo vantaggio, gli utilizzatori del sistema a circuito chiuso non erano ancora in grado di raggiungere l’obiettivo raccomandato di HbA1c del 6,5% o inferiore, rimanendo invece al 6,9% dopo 12 e 24 mesi.
«Quindi, come hanno riconosciuto gli autori, potrebbe essere troppo presto per escludere definitivamente che un maggior miglioramento del controllo glicemico, con livelli che si avvicinano alla normoglicemia, possa rallentare il declino della funzione residua delle cellule beta» ha aggiunto Bolinder, secondo il quale anche se i risultati dello studio sono stati un po’ deludenti, è positivo che la terapia a circuito chiuso abbia aiutato nel controllo della glicemia a lungo termine dopo essere stata introdotta precocemente dopo la diagnosi di diabete.
«È probabile che fattori diversi dal controllo glicemico, come la risposta autoimmune, influenzino il tasso di declino del peptide C dopo la diagnosi di diabete di tipo 1 e che il controllo glicemico a circuito chiuso per 24 mesi dopo la diagnosi sia incapace di preservare la secrezione endogena di insulina» hanno fatto presente i ricercatori.
Durante lo studio, sono stati segnalati cinque casi di grave ipoglicemia tra tre utilizzatori del sistema a circuito chiuso e un caso nel gruppo insulina standard. Inoltre si è verificato un caso di chetoacidosi diabetica nel gruppo a circuito chiuso.
Referenze
Boughton CK et al. Closed-Loop Therapy and Preservation of C-Peptide Secretion in Type 1 Diabetes. N Engl J Med 2022; 387:882-893.
da PHARMASTAR