Un cerotto al posto dell’insulina?

D: Salve,

chiedo venia, mi permetto di scrivere sul vostro sito per porvi, a mò di interrogativo, alcune mie umili riflessioni sulle sofferenze cui sono sottoposte le persone affette da diabete

Sebbene negli anni la ricerca sia riuscita ad alleviarle in parte, rendendo più semplice vivere la quotidianità ed il rapporto con il cibo, bisogna tuttavia constatare che da un po’ su questa malattia sembra essere calato un velo. Se ne parla poco e senza novità di rilievo. Aghi e insulina, con tutti i condizionamenti e gli inconvenienti del caso, continuano a scandire le varie fasi della giornata degli iperglicemici. … Ogni giorno, ogni pasto, moltiplicato per 360 albe. (Persino una cena fuori casa o una gita in montagna presuppongono la borsetta dietro, con tutto l’occorrente, aghi, penne erogatrici, disinfettante, ovatta… senza contare la mancanza d’igiene quando ci si trova in luoghi pubblici!!!).
Trattandosi di una condizione perenne, che ahimé ti accompagna per tutta la vita, mi chiedo a questo punto se fosse possibile fare qualche passo avanti. > Poter assumere la stessa sostanza salva vita in modo più pratico.
Mi vengono in mente ad esempio i cerotti speciali, inzuppati di farmaco e applicati sulla cute. Non sono uno scienziato tanto meno un medico, anzi ammetto la mia ignoranza in materia. Tuttavia quello che mi fa ben sperare è che questo sistema, già comprovato per altre casistiche, (si pensi al cuore, ai cerotti contraccettivi, contro la dipendenza da nicotina… ecc), sembra aver prodotto i suoi effetti positivi.

Perché non pensarci anche in questo caso? Occorrerebbe un cerotto, o qualcosa di simile, contenente il farmaco, con un sistema che permettesse di assumerne la quantità corrispondente alla terapia individuale.
Pura fantasia!!!!
Ma…. pensate, chissà che l’idea, se sposata in massa, supportata da studi scientifici e aziende farmaceutiche, e rappresentata nelle sedi opportune, un dì non trovi modo di diventare realtà, alleggerendo le sorti del malato di diabete?

Certamente il sistema sanitario del nostro paese, lo stato della ricerca scientifica, gli interessi e il business che gravitano intorno, porterebbero più a scoraggiarsi…. tuttavia credo che valga sempre la pena di lottare quando c’è in gioco la vita.

Per questo mi rivolgo a voi come associazione perché questa e/o simili idee possano essere divulgate opportunamente, dal basso verso l’alto delle istituzioni.

Perché il dramma dei malati e delle loro famiglie non cada nel dimenticatoio

Certo di un riscontro, porgo cari saluti .

G R

 

R: Sig. Giacomo, grazie per il Suo messaggio e la domanda che sono certo interessa molti lettori.
La risposta è semplice: l’insulina, una proteina “grande”, viene “bloccata” dalla cute che madre natura ci ha dato per difenderci dall’ingresso di agenti potenzialmente patogeni, infettivi ecc.
La cute assorbe solo molecole “piccole”, per esempio cortisone, a meno che non sia “infiammata” o lesa con agenti chimici.

C’è un secondo motivo per cui non è utile pensare alla via transdermica: la lentezza dell’assorbimento.
L’insulina deve entrare in circolo presto, rapidamente, idealmente ci vorrebbe una somministrazione endovena.
Ciò può essere tuttavia raggiunto bene con l’iniezione di analogo rapido sottocute oppure con l’insulina inalatoria polmnare che è un’ottima via di somministrazione di insulina e che sarà gradualmente una realtà nei prossimi anni.

Gli strumenti per l’insulina polmonare sono esattamente le minibombolette tascabili degli asmatici e, una volta superare ulteriori prove di sicurezza, saranno realtà entro 2-4 anni.

Come vede, non è esatto che non vi sia ricerca in campo diabetologico per rendere più facile la vita del paziente e per migliorare la sua qualità di vita!

Più in generale, consideri però che l’attuale terapia (uso di penne) è già un grande progresso rispetto a solo 20-30 anni fa, forse Lei non ha conosciuto le siringhe di vetro da far “bollire” prima dell’uso, gli aghi di ferro che si spezzavano con l’iniezione…forse per fortuna che non ha conosciuto quei tempi!

Guardi: la penna si porta dovunque, in tasca o in borsa.
L’ago non si “sente” ed è indolore.
Non c’è bisogno di ovatta, alcol, sterilizzazioni, l’iniezione si fa direttamente senza problemi. Non ci sono rischi di infezioni.
Questo lo garantisce l’esperienza!

Quindi se è giusto auspicare soluzioni nuove e più pratiche, dobbiamo anche apprezzare la grande flessibilità ed aginilità del modo attuale di dare l’insulina.

cari saluti

 

Prof. Geremia B. Bolli
Department of Internal Medicine, Endocrinology
and Metabolism
University of Perugia