Celiachia: chi va sottoposto a test?

La celiachia (CeD) è una condizione cronica immunomediata innescata dal consumo di glutine in individui geneticamente predisposti. Secondo una recente revisione della letteratura pubblicata su Gastroenterology, lo screening per la celiachia dovrebbe essere preso in considerazione per un’ampia gamma di disturbi ma in primis per i parenti di primo grado.

Circa l’1% della popolazione generale è affetta da questo disturbo. La presentazione della malattia è eterogenea e, nonostante la crescente consapevolezza tra i medici e il pubblico, continua ad essere sottovalutata.
La strategia più efficace per identificare la malattia celiaca non diagnosticata è l’individuazione proattiva dei casi attraverso test sierologici nei gruppi ad alto rischio.

La sottodiagnosi della malattia celiaca può essere attribuita, in parte, al vasto spettro di sintomi che presenta, che vanno dai segni classici di malassorbimento (CeD classica) ai casi asintomatici.
Molti individui manifestano per la prima volta la CeD attraverso un disturbo associato. La gravità dell’infiammazione cronica e del danno immunomediato della mucosa intestinale tenue nella malattia celiaca, causando atrofia dei villi, può portare a un assorbimento compromesso dei nutrienti, causando malnutrizione, affaticamento, perdita di peso e carenze nutrizionali.

L’atrofia dei villi compromette, ad esempio, l’assorbimento di calcio e vitamina D, provocando ipocalcemia e livelli elevati di ormone paratiroideo. Il riassorbimento osseo, accelerato dall’aumento dell’ormone paratiroideo, supera la formazione ossea nuova, portando a una perdita ossea netta.
L’atrofia persistente dei villi è stata associata a un aumento del rischio di fratture dell’anca.

La predisposizione genetica, in particolare coinvolgendo i geni HLA di classe II situati sul cromosoma 6p21 (loci DR, DQ e DP), svolge un ruolo cruciale nell’eziologia della CeD. Studi sui gemelli hanno riportato un’alta ereditabilità nella celiachia.
La presenza di molecole HLA associate alla CeD è un prerequisito per lo sviluppo della malattia. Tuttavia, queste molecole sono prevalenti nella popolazione generale (30%–40%) e non sono marcatori diagnostici per la CeD.

Ricerche recenti che utilizzano la randomizzazione mendeliana hanno stabilito una relazione tra la CeD e diverse malattie autoimmuni: malattia di Crohn, colangite biliare primaria (PBC), artrite reumatoide, lupus eritematoso sistemico, diabete mellito di tipo 1 (T1DM) e asma.

L’infiammazione cronica nell’intestino tenue, un fattore di rischio consolidato per il cancro, è una caratteristica della CeD non trattata o scarsamente gestita. Uno studio svedese che comprendeva 7625 pazienti con celiachia con biopsie di follow-up ha rivelato un maggior rischio di neoplasie linfoproliferative negli individui con atrofia dei villi persistente rispetto a quelli con mucosa guarita. La mancata aderenza a una dieta priva di glutine (GFD) può aumentare il rischio di cancro e mortalità.

Alcune malattie possono sembrare più diffuse nella CeD perché condividono sintomi e innescano indagini per la CeD. Con l’introduzione della serologia per la CeD, i medici dispongono di un nuovo strumento che consente un’indagine più ampia sulla CeD. La diagnosi coinvolge quindi fattori clinici, sierologici, genetici ed istologici. Nella pratica clinica, distinti scenari clinici giustificano l’indagine per la CeD.
In questa revisione della letteratura sono stati analizzati studi recenti sull’associazione tra CeD e più di 20 condizioni.

Alla luce di questa revisione, gli autori sottolineano che lo screening per la CeD è raccomandato nei soggetti con: (1) malattia autoimmune e sintomi associati suggestivi di CeD; (2) malattie che possono simulare la CeD (ad esempio, la sindrome dell’intestino irritabile [IBS], le malattie infiammatorie croniche intestinali [IBD] e la colite microscopica); (3) tra i pazienti con determinate condizioni (con un’elevata prevalenza di CeD: parenti di primo grado, pancreatite idiopatica, anomalie degli enzimi epatici inspiegabili, epatite autoimmune, colangite biliare primitiva, iposplenismo o asplenia funzionale con grave infezione batterica, diabete mellito di tipo 1, malattia di Hashimoto tiroidite e morbo di Graves, sindrome di Sjögren, dermatite erpetiforme, sindrome aftosa ricorrente e difetti dello smalto, atassia inspiegabile, neuropatia periferica, menarca ritardato o menopausa precoce, sindrome di Down, sindrome di Turner, sindrome di Williams, sindrome da stanchezza cronica, nefropatia da IgA e deficit di IgA).

Questa revisione si è concentrata sullo screening di gruppi ad alto rischio con comorbilità. Non tutti questi pazienti necessitano di screening a meno che non siano sintomatici. Tuttavia, esiste un gruppo di individui per i quali gli autori ritengono che l’evidenza per lo screening sia forte: i parenti di primo grado.

I criteri dell’OMS possono aiutare i lettori a determinare quali gruppi ad alto rischio dovrebbero essere sottoposti a screening. La CeD è ben definita e l’importanza di confermare la CeD asintomatica tramite una biopsia intestinale è enfatizzata. Tuttavia, i costi di una diagnosi erronea di celiachia sono elevati in un paziente che potrebbe non aver cercato la diagnosi.

I test di screening sono semplici, sicuri e accurati, ma bisogna considerare che all’aumentare della prevalenza attesa di questa malattia in un gruppo di pazienti sottoposti a screening, diminuisce anche il valore predittivo positivo. Lo screening per la CeD sembra culturalmente accettabile in tutto il mondo e il trattamento è prontamente disponibile. Tuttavia, il trattamento non previene tutte le conseguenze della malattia.

Molte domande rimangono riguardo allo screening per la celiachia e alla sua efficacia.

In conclusione, lo screening per la CeD dovrebbe essere preso in considerazione per un’ampia gamma di disturbi. I test di screening sono sicuri e validi; tuttavia, devono essere eseguiti secondo principi rigorosi che danno priorità alla trasparenza dei benefici per i pazienti e la società.

Fabiana Zingone et al., Celiac Disease-Related Conditions: Who to Test? Gastroenterology. 2024 Mar 7:S0016-5085(24)00282-8. doi: 10.1053/j.gastro.2024.02.044. Online ahead of print.

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da Pharmastar

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