Latte batte soft drinks: “Meno rischi obesità”

È risaputo che l’obesità infantile non risparmia le prime età della vita – in Italia tra i 6 e i 14 anni un bambino su 7 ha un eccesso ponderale – e che il sovrappeso è il risultato di una complessa interazione di fattori ambientali sovrapposti a una base di suscettibilità genetica. Quest’ultima però aiuta a spiegare solo differenze individuali nell’aumento di peso. Il recente aumento generalizzato dell’obesità infantile – negli USA sovrappeso del 10% a 2-5 anni, 15% a 6-11 anni, 15% a 12-19 anni – dimostra che sono, invece, i fattori ambientali, particolarmente alimentazione e attività fisica, gli elementi causali. Consideriamo per un attimo, pur nelle difficoltà che si incontrano nel quantificare nei soggetti giovani l’entità dell’attività fisica svolta, gli aspetti correlati alla dieta.

Tra le modificazioni più evidenti nelle abitudini alimentari in età giovanile, lo spostamento nel consumo di bevande appare l’evento saliente. Da casistiche USA, le più aggiornate sull’argomento, appare evidente che nel periodo 1977-2001, la percentuale di energia calorica derivata da bevande analcoliche e da succhi di frutta aumentava, mentre quella derivata dal latte e derivati diminuiva.

La più grande riduzione nel consumo di latte si verificava in soggetti da 2-18 anni di età, con una diminuzione sia nel numero dei consumatori che in quello delle portate settimanali o giornaliere di latte assunte. Inoltre, con l’aumentare dell’età, cresceva ulteriormente la tendenza a diminuire l’assunzione di latte e, corrispondentemente, ad aumentare quella di bevande dolcificate.

Lo spostamento nel consumo di latte o di suoi derivati (yogurt, formaggi) giocava probabilmente un ruolo nell’induzione dell’obesità giovanile. In accordo con questa ipotesi, si accertò che la più elevata introduzione di calcio e di portate a base di prodotti agricoli erano associate a una diminuzione di adiposità a 6 anni di età. Era pure presente, con il consumo di latte, un aumento della spesa energetica (calorie consumate) e dell’effetto termico del cibo (ipertermia) nel confronto della spesa energetica di soggetti che assumevano bevande con odore e sapore di frutta.

Un recente studio italiano eseguito su 1000 bambini di 7,5 anni, suddivisi in 4 categorie (scarsi, moderati, regolari, elevati) a seconda dell’entità di assunzione di latte, accertava che quest’ultima appariva negativamente correlata con l’età e con l’indice di massa corporea, e che l’associazione statistica rimaneva significativa anche tra i soli bambini che ingerivano latte scremato.

Se appare ormai sufficientemente documentato che una breve esposizione (5-6 giorni) al consumo di latte provoca una maggiore spesa energetica e un più pronunciato effetto termico, alcuni punti restano ancora da chiarire. Per esempio, un unico spuntino a base di latte o di una bevanda zuccherina non esercita effetti differenti sulla successiva assunzione di cibo in un pasto ad esaurimento, anche se era da attendersi una minore sensazione di fame e un più elevato senso di sazietà con riduzione dell’assunzione di cibo dopo lo spuntino con il latte.

Altro aspetto interessante è che la supplementazione con le diverse bevande non aumentava significativamente l’assunzione di energia, dimostrando che i bambini compensavano per le calorie aggiunte. Tuttavia il compenso non appariva perfetto, e numericamente, i bambini assumevano 120-150 kcal in più durante la supplementazione di latte e 190-220 kcal con quella di bevande zuccherate a lungo termine, la differenza nell’assunzione di energia può indurre un più spiccato aumento di peso con le bevande dolcificate che con il consumo di latte. Inoltre, l’aggiunta di latte o prodotti caseari permette di esaudire le richieste dietetiche, oltre che di calcio, di potassio, magnesio, fosforo, vitamine A e D.

Ulteriori dati sperimentali si rendono necessari, ma è già evidente che nei bambini di privilegiare il latte o i prodotti caseari, nel consumo delle bevande, gioca un ruolo nella capacità di mantenere il bilancio energetico e il controllo del peso corporeo.

 

di Eugenio E. Muller
Facoltà di Medicina, Univ. Statale di Milano

da Repubblica.it, Supplemento Salute

28 febbraio 2008