Insulina glargine e tumori: un allarme ingiustificato
L’insulina glargine è un analogo dell’insulina, che per la sua azione prolungata e per aver ridotto notevolmente gli episodi di ipoglicemia, è largamente utilizzata dai pazienti diabetici.
Recentemente uno studio osservazionale ha sostenuto che ci fosse un’incidenza di cancro maggiore tra i pazienti che assumono insulina glargine, se comparata alle altre insuline umane.
In seguito, altri 3 studi e un trial randomizzato hanno investigato se a glargine fosse associata un’incidenza maggiore di cancro.
Sebbene studi osservazionali da database che raccolgono dati sulla salute di popolazioni possano essere utilmente usati per svelare inattesi effetti collaterali di farmaci in uso clinico, tuttavia ci possono essere errori di metodo che possono portare a conclusioni errate.
Il problema di tali database è che la decisione di trattare un paziente non è randomizzata: le persone vengono trattate in base a delle specifiche necessità terapeutiche. Così i risultati terapeutici possono essere differenti tra persone che assumono differenti terapie, sebbene le terapie di per sé non presentino tali effetti.
Nonostante l’aggiustamento per fattori confondenti, gli errori di metodo di selezione possono distorcere qualsiasi reale ( perdendola) differenza tra le terapie analizzate.
Il messaggio enfatizzato nelle conclusioni di un aumentato rischio di cancro provocato da glargine, prende lo spunto da una analisi NON convenzionale che ha aggiustato i dati per il dosaggio di insulina. Tuttavia, i metodi utilizzati per questa analisi sono molto erronei, conducendo a conclusioni non sostenibili.
Se un paziente ha cambiato terapia o fosse sempre rimasto in terapia di combinazione, veniva escluso dall’analisi. Qualsiasi periodo di osservazione libero da qualsiasi forma di tumore maligno precedente il cambio di terapia non era inserito. Inoltre, la dose di insulina era calcolata come media durante il periodo di osservazione e poi inclusa nella analisi di sopravvivenza come se fosse una variabile presente già nelle caratteristiche di base del paziente. Questi ultimi gravi errori rendono i risultati di queste analisi NON INTERPRETABILI”.
Per esempio, dato che i pazienti diabetici invecchiano, il loro rischio di mortalità aumenta. Ma il cattivo controllo metabolico nel frattempo potrebbe portare il paziente diabetico ad iniziare la terapia insulinica, che potrebbe creare delle differenze sistematiche tra i pazienti che eseguono terapia orale o terapia insulinica ed introdurre elementi per creare confusione. La terapia insulinica potrebbe sembrare correlata ad una più alta mortalità se confrontata con la terapia ipoglicemizzante orale. D’altra parte, le più alte dosi di insulina ( sia glargine che altro tipo di insulina ) sarebbero correlate ad una più alta mortalità. Questa risultanza è un artefatto tecnico prodotto dal cambiamento di terapia necessario a seguito della progressione della malattia, non è un effetto della terapia in atto. Un altro aspetto è il rapporto di causalità inverso: il cancro rimane occulto per un lungo periodo di tempo prima di manifestarsi ( periodo che intercorre tra la sua origine biologica e la diagnosi clinica ). Durante la fase subclinica ( in cui è occulto), la necessità di ricorrere alla terapia insulinica potrebbe essere determinata proprio dalla presenza del cancro non diagnosticato e quindi indurre il medico a cambiare la terapia per il diabete. Un osservatore ignaro potrebbe concludere che il cambiamento di terapia abbia provocato il cancro, mentre in realtà il cancro ( non diagnosticato) ha provocato il cambiamento di terapia.
Nel follow-up del trial randomizzato che ha incluso 1017 pazienti e che è durato 4.2 anni, ci sono stati 20 e 31 pazienti con un’incidenza di cancro tra pazienti che assumevano rispettivamente insulina glargine e umana – rassicurante, ma troppo piccolo per offrire prove definitive.
Siamo d’accorto con lo statement dell’editoriale di Diabetologia che “Non c’è prova di un’incidenza maggiore nella percentuale di casi di cancro in pazienti che assumono l’insulina glargine”.
Se guardiamo ai dati di tutti 5 gli studi nel loro insieme, NON C’E’ EVIDENZA DI UN AUMENTATO ECCESSO DI RISCHIO DI CANCRO.
In conclusione, non abbiamo osservato nessuna chiara prova che l’insulina glargine provochi un aumento di tumori maligni.
Ora abbiamo bisogno di un dibattito scientificamente strutturato per fare chiarezza nel prossimo futuro su questo importante tema di interesse della salute pubblica.
In generale, causare allarme nella popolazione, non supportato da prove adeguate, può provocare ansie e timori inutili, e andare ad interferire con la pratica clinica.
Tradotto ed adattato da Daniela D’Onofrio
tratto da: www.thelancet.com Published online July 20, 2009 DOI:10.1016/S0140-6736(09)61307-6