Nuova sperimentazione al San Raffaele
Rendere i malati di diabete liberi dalla ‘schiavitu” dell’insulina che devono iniettarsi ogni giorno. E’ uno dei sogni della medicina, e potrebbe essere un po’ più vicino grazie a una sperimentazione tutta italiana che partirà all’inizio del 2010 nel Diabetes research institute (Dri) dell’Ospedale San Raffaele di Milano. L’idea di questo trapianto non parte da zero. Normalmente i pazienti con diabete di tipo I hanno un sistema immunitario ‘impazzito’ che aggredisce le cellule del pancreas deputate a produrre l’insulina: per questo è già stata escogitata una procedura con la quale si iniettano le cellule che producono insulina, ricavate da donatori cadavere, nel fegato del paziente. Purtroppo però in quest’organo le cellule non riescono a funzionare molto bene, tanto che servono cellule di almeno tre donatori per produrre abbastanza insulina e curare un solo malato. Usare il midollo al posto del fegato, spiega il direttore del centro Luca Guidotti, ha già dimostrato negli animali di essere una soluzione vincente. Inoltre la possibilità di usare un solo donatore per ogni malato triplicherebbe i pazienti potenzialmente trapiantabili e abbatterebbe i costi della cura. “Per fare questo trapianto di cellule nel midollo c’é già la tecnologia – spiega l’esperto – e vogliamo iniettare le cellule nella cresta iliaca”, ovvero nel bordo superiore del bacino. “Con questa procedura – aggiunge – speriamo di poter cambiare la storia del diabete. Inizieremo con 3-4 pazienti che non possono subire il trapianto di cellule nel fegato perché ad esempio hanno una patologia che lo impedisce. E già dopo un anno dal trattamento si potrà capire se il nuovo trattamento funziona meglio”. Anche dal punto di vista organizzativo il trapianto nel midollo risolverebbe molti problemi. Per ottenere i tre pancreas necessari a trapiantare un solo paziente nel fegato, infatti, c’é bisogno che si verifichino quasi in contemporanea tre morti, e che i loro organi siano in buono stato e disponibili all’espianto. A questo si aggiungono le spese per inviare tre equipe chirurgiche per l’estrazione delle cellule, e tutti i costi per i supporti che mantengono in vita gli organi prima di procedere all’espianto. L’intera operazione, per ogni singolo paziente, può arrivare a costare al centro anche 150 mila euro. Accanto a questa sperimentazione gli esperti del San Raffaele ne hanno pronta anche un’altra, che punta invece a ritardare il più possibile gli effetti della malattia nei pazienti che ancora non l’hanno manifestata del tutto. Si tratta, semplificando, di estrarre dal sangue del malato una particolare popolazione di cellule del sistema immunitario, di farla replicare in laboratorio e di re-iniettarla per impedire che il pancreas venga aggredito, e smetta così di produrre insulina. “Quando arrivano i primi sintomi del diabete – conclude Guidotti – l’80% del pancreas è già stato distrutto. Se si potesse intervenire prima, e individuare i malati il prima possibile ad esempio con screening genetici, potremmo trattare il loro sistema immunitario per ritardare il più possibile l’esordio della malattia”. Quest’ultima sperimentazione dovrebbe partire, fa sapere l’ospedale, nel 2011.
ANSA