Milano studia un trapianto per triplicare i pazienti operati
Triplicare i pazienti operati e abbattere i costi. E’ il sogno dei ricercatori dell’Istituto scientifico San Raffaele di Milano, che stanno lavorando al ‘trapianto-svolta’ per curare il diabete giovanile (tipo 1): l’impianto delle isole pancreatiche non piu’ nel fegato, ma nel midollo osseo. Un intervento che potrebbe ridurre a uno il numero di organi necessario per paziente – al momento servono 3 pancreas per un’operazione – e inciderebbe anche sui costi del trapianto, oggi altissimi (150 mila euro). Il San Raffaele Diabetes Research Institute (Dri) e’ pronto a partire con la prima sperimentazione al mondo gia’ a inizio 2010.
Si comincera’ con 3-4 pazienti, reclutati fra quelli non candidabili al trapianto tradizionale ‘via fegato’. E gia’ dopo un anno, i ricercatori potranno cominciare a capire se hanno colto nel segno. “In caso di successo, cioe’ se i risultati sull’uomo saranno altrettanto sorprendenti quanto quelli osservati sugli animali, si tratterebbe di una svolta mondiale”, commenta oggi a Milano il direttore del centro di ricerca sul diabete, Luca Guidotti, a margine della presentazione del primo concorso telefonico a premi che punta a sostenere la ricerca scientifica. Ad oggi l’unica speranza per curare il diabete giovanile e’ il trapianto di isole pancreatiche, spiega Guidotti, “e negli ultimi 15 anni si e’ scelto di impiantare queste ‘mini-porzioni’ di organo nel fegato per via della facilita’ di accesso. Si usa infatti la cosiddetta ‘vena-porta’ per iniettare le isole pancreatiche. L’intervento e’ mininvasivo e puo’ essere eseguito in day-hospital”.
Il problema, precisa lo specialista, e’ che questo trattamento e’ ancora poco efficace: a 5 anni non piu’ del 10-20% dei pazienti operati rimane ‘insulino-indipendente’, cioe’ guarisce.
“Il fegato non ama le isole pancreatiche e, generalmente nell’arco di un anno, incomincia il rigetto che deve essere gestito attraverso farmaci immunosoppressori. Sembra che il midollo osseo si comporti meglio e speriamo che i primi trapianti lo confermino”, auspica Guidotti.