Al traguardo con il diabete: quando l’adolescente vuol diventare atleta

Lo sport è un’attività connaturata con l’uomo. Essa è stata praticata a livello agonistico sin dall’antica Grecia.
Nella nostra società in cui è diffuso il concetto di “fitness” e in cui la competitività è presente a ogni livello, anche le persone con diabete praticano attivita’ sportive sempre piu’ numerose, raggiungendo anche elevati risultati con performance che nulla hanno da invidiare ai loro coetanei non diabetici.

L’attivita’ fisico-sportiva e’ ideale per il ragazzo con diabete a tal punto da considerarsi un cardine terapeutico al pari dell’insulina e della corretta alimentazione: mantiene in grande efficienza l’organismo, lo rende piu’ sensibile all’insulina, accresce la fiducia in se stessi, ovvero l’autostima.

Lo sport agonistico in particolare, con lo stress psichico e fisico che inevitabilmente comporta, richiede maggiori adattamenti della terapia e della dieta e quindi stimola nei ragazzi motivati e responsabili la capacita’ di autocontrollo glicemico, il desiderio di collaborazioneattiva con il team diabetologico e anche la capacita’ di autogestione della malattia stessa.

La legge 115 afferma chiaramente che il diabete, in se’, non puo’ essere automaticamente una ragione di discriminazione: lo sport agonistico non e’ quindi negato al ragazzo con diabete, previo parere del medico sportivo, ma anche di una attestazione del diabetologo sulla qualita’ e capacita’ di autocontrollo del paziente.
Indubbiamente l’attivita’ fisico-sportiva svolta a livello agonistico rappresenta una sfida non solo per l’atleta, ma anche per l’intero team diabetologico.
Entrano in gioco infatti una serie di variabili (gare, allenamenti, orari….) che implicano non solo una responsabile presa di posizione da parte del giovane atleta, ma anche una rigorosa pianificazione del proprio lavoro da parte del team diabetologico supportata dall’aiuto di un medico sportivo. Si dovra’ infatti affrontare l’entita’ dello sforzo, la misura in cui questo viene sostenuto dai tessuti muscolari attraverso carboidrati o acidi grassi liberi; vi sarà la necessità di calibrare con cura sia l’equilibrio glicemico precedente all’atti-vità fisica, sia quello nelle ore seguenti in cui la ricostituzione delle riser ve di glucosio provoca una tendenziale ipoglicemia. Ipo e iperglicemie anche minime impediscono infatti di ottenere prestazioni agonistiche dilivello.

È indispensabile controllare frequentemente la glicemia e porsi obbiettivi rigorosi. In gara la glicemia è condizionata non solo dalla attività fisica, dal cibo e dall’insulina, ma entrano in gioco anche le emozioni che attraverso la produzione di adrenalina incidono nel metabolismo glucidico. L’attività non dovrà essere iniziata in presenza di valori glicemici elevati (superiori a 250-300 mg%) o inferiori a 100 mg%, senza apportare le opportune correzioni. Mai iniettare insulina nelle zone del corpo coinvolte nel gesto atletico poiché la vasodilatazione indotta dal lavoro muscolare, favorendo un più rrapido assorbimento, esporrebbe al rischio di ipoglicemia.

Per prevenire le ipoglicemie è opportuno, misurata la glicemia, assumere zuccheri prima, durante, e dopo l’attività fisica.

Attenzione inoltre alle ipoglicemie tardive da prevenire correggendo la dose di insulina. Anche questa volta, come in tutte le altre in cui ho avuto modo di rivolgermi con que-sto breve scritto ai miei principali interlocutori, cioè i ragazzi con diabete, desidero ribadire come il diabete non sia un ostacolo ai vostri obiettivi anche i più impegnativi.

Di fronte al desiderio di intraprendere un’attività sportiva agonistica, il diabete non deve essere visto come un impedimento, bensì come uno stimolo in più per raggiungere quel traguardo sperato, manifestando tutta quella tenacia, volontà e responsabilità di cui siete capaci.

 

 

Dr Matteo Viscardi

tratto da Diabete Giovani n. 22 su autorizzazione di Novonordisk

25 ottobre 2006