Pochi vaccini alle Regioni La prevenzione sotto accusa
Non c’è solo la ragazzina morta a Napoli. Un’altra bambina, sempre di undici anni ma di Bolzano, è ricoverata da una settimana a Innsbruck e le sue condizioni sono critiche. Tre bimbi sono in terapia intensiva a Roma, anche se nel loro caso ci sono di mezzo anche altre malattie gravi. Preoccupano le condizioni di due donne che hanno appena partorito, una a Genova l’altra a Trani, mentre sempre in Puglia sono stati registrati i primi due casi definiti «gravi». Era previsto che proprio in questi giorni l’influenza A avrebbe cominciato a farsi sentire davvero, ma le notizie che arrivano da tutta Italia fanno salire la preoccupazione. Solo venerdì scorso il viceministro del Welfare Ferruccio Fazio aveva parlato di «rischi limitati», dicendo che la mortalità del virus H1N1 è «dieci volte inferiore rispetto a quella della normale influenza». Per il momento la linea del governo non cambia visto che secondo Fazio, prima di prendere eventuali altri provvedimenti, bisogna accertare le reali cause della morte della ragazzina di Napoli.
Proprio ieri il viceministro aveva dovuto incassare le critiche dell’ Avvenire che lo aveva definito «non ancora perfettamente guarito dal virus dell’esternazione altalenante ». Secondo il quotidiano dei vescovi, finora le sue parole hanno raggiunto «l’effetto opposto a quello desiderabile: ossia quello di chiarire la situazione senza lasciare zone d’ombra e di tranquillizzare gli allarmati». E gli allarmati ci sono. Giacomo Milillo, segretario della Federazione medici di medicina generale, dice che in questi giorni le chiamate ai dottori di famiglia sono raddoppiate. La scorsa settimana, a Milano, il 14 per cento delle persone che sono entrate al pronto soccorso dell’ospedale Niguarda lo ha fatto proprio per l’influenza. E il 15 per cento di questi è stato poi ricoverato. A misurare la preoccupazione aiutano poi le cronache dello sport minore. Solo in Veneto, tra calcio e basket, il timore che fra i giocatori ci fossero dei malati ha fatto sospendere dieci partite dei campionati dilettanti. Altre due gare tra i dilettanti della pallacanestro sono saltate in Trentino e Piemonte. Mentre i fratelli maggiori della Benetton Treviso, per precauzione, hanno fatto cambiare i lavandini negli spogliatoi. Cresce il numero dei contagiati, dunque, a questo punto dovremmo essere sopra quota 400 mila con la fascia d’età più colpita fra i 5 e 14 anni. Ma procedono ancora a rilento le operazioni di vaccinazione. La maggior parte delle Regioni è ancora nella cosiddetta fase 1 e quindi sta vaccinando gli operatori dei servizi essenziali: medici, infermieri, forze dell’ordine. In pochissimi casi si è già passati alla fase due che invece riguarda la popolazione: l’Emilia Romagna è già partita quindici giorni fa, Lombardia e Sicilia cominceranno domani, mentre a seguire ci dovrebbero essere Sardegna, Piemonte e Veneto. In molti casi è proprio la scarsità delle dosi a rallentare le operazioni: si lamenta la Puglia che finora ha ricevuto solo 30 mila dosi sulle 700 mila previste, protesta il Lazio dove ne sono arrivate poco più di 100 mila a fronte di una richiesta che supera i due milioni, problemi pure in Calabria dove ne sono arrivate 60 mila ma solo negli ultimi giorni.
L’associazione dei consumatori Codacons annuncia un esposto alla procura della Repubblica di Roma per chiedere di «accertare i ritardi nella distribuzione dei vaccini alla luce delle possibili ipotesi di turbativa di pubblico servizio, omissioni di atti dovuti e inadempimento di pubbliche forniture». Giovanni Rezza, epidemiologo dell’Istituto superiore di sanità, non si dice preoccupato per l’accelerazione del contagio ma rinnova il suo invito: «È assolutamente importante che le persone a rischio di complicanze e che rientrano nelle ordinanze del ministero della Salute si vaccinino prima possibile». Farlo a gennaio sarebbe inutile perché «ormai il picco sarebbe passato». Sempre che la distribuzione dei vaccini proceda senza ritardi.
Lorenzo Salvia
da Corriere.it