Un diario interattivo per il diabete
È l’ennesimo esempio della tecnologia che facilita la vita. Messo a punto da un gruppo di ricercatori italiani assieme a un’equipe di esperti internazionali, il diario interattivo per diabetici che sfrutta i cellulari per un dialogo semplice e costante fra medico e paziente è una sorta di «tutore» per la tranquillità di chi soffre di diabete di tipo uno, che non deve più imbarcarsi in calcoli complicati per sapere quanti zuccheri ci sono nel suo pasto e decidere di conseguenza quanta insulina iniettare o, al contrario, rinunciare a farlo e prendere sempre la stessa dose di ormone, mangiando però sempre le stesse cose.
STUDIO – I ricercatori hanno presentato i loro dati a Vienna, all’ultimo congresso dell’European Association for the Study of Diabetes , dopo aver fatto test su 130 pazienti con diabete di tipo uno curati in vari centri in Italia e all’estero. Metà dei partecipanti ha seguito un programma educativo standard di 12 ore per imparare la conta dei carboidrati, il metodo che alcuni diabetici usano per valutare i pasti e decidere le dosi di insulina: molto efficace, ma di certo non immediato perché richiede un certo sforzo da parte dei malati, sia nell’assimilarlo che nell’utilizzo quotidiano. Così, l’altra metà dei partecipanti ha seguito un programma educativo nuovo (sono bastate appena 6 ore di lezioni) per utilizzare il cosiddetto «Diario interattivo del diabete», un sistema di telemedicina che sfrutta i cellulari per tenere in contatto medico e paziente. «Nel telefono – spiega Giacomo Vespasiani, responsabile dello studio e direttore dell’Unità di Diabetologia dell’Ospedale Madonna del Soccorso di San Benedetto del Tronto – viene caricato un programma consultabile in modo facile e immediato, come se fosse il medico, per sapere che dose di insulina serve a seconda del pasto consumato». Dopo 3 e 6 mesi dall’inizio dello studio i pazienti sono stati rivalutati per capire come fosse la loro qualità della vita, quanto fossero soddisfatti del metodo e anche se riuscissero a tenere sotto controllo il peso e la glicemia. Risultati tutti a favore del diario interattivo: scendono l’emoglobina glicata e la glicemia a digiuno, è minore la tendenza a ingrassare (probabilmente perché si riduce la necessità di insulina a lunga durata d’azione), per di più i pazienti sono più sereni, soddisfatti e hanno una qualità della vita generalmente più elevata.
EFFICACE – Prova superata in pieno, quindi: non aumenta il rischio di ipoglicemie, si prende meno peso, ci si sente più liberi e tranquilli nella propria alimentazione. Ma come funziona esattamente il programma nel telefonino? «Si tratta di un algoritmo che calcola la dose di insulina a seconda della quantità di carboidrati introdotti al pasto – dice Vespasiani –. Il paziente sceglie fra migliaia di foto quella che è più simile a ciò che ha nel piatto: questo è già un grosso aiuto, perché spesso non è facile quantificare bene che cosa si mangia. Poi il programma dà il “verdetto” dell’insulina necessaria; ogni 7-15 giorni il paziente invia le sue letture di glicemia al medico tramite sms e il diabetologo, sempre via sms, modifica di conseguenza l’algoritmo del programma, in modo che le successive indicazioni sull’insulina siano sempre più “su misura” per il diabetico. È quindi il medico che gestisce direttamente il programma e le risposte che questo darà, pasto per pasto, al paziente. Non è proprio in tempo reale, ma è un po’ la stessa differenza che c’è fra scambiarsi una telefonata o una email: la mail non è immediata come la telefonata, ma consente al medico di rispondere in modo tranquillo e tuttavia efficace alle esigenze del paziente».
CONTA DEI CARBOIDRATI – In pratica, è come avere una conta elettronica dei carboidrati in tasca. Cosa non da poco, perché è ben noto che fare la conta migliora la gestione del diabete e regala maggiori libertà ai pazienti. «In Germania, ad esempio, tutti fanno la conta dei carboidrati – informa l’esperto –. In Italia invece sono pochissimi a farlo, soprattutto perché richiede tempi lunghi per l’addestramento: il nostro diario interattivo dimezza la durata del periodo di formazione dei pazienti, per cui potrebbe essere un buon modo per avvicinare un maggior numero di malati alla conta. Che è utilissima soprattutto perché regala tanta libertà a chi la pratica, che può alimentarsi in modo più vario: la dose di insulina cambia infatti a seconda di quello che si mangia, mentre se non si fa la conta dei carboidrati e la quantità di farmaco è fissa, tocca necessariamente mangiare in maniera sempre uguale». Ma un approccio come il diario interattivo non è difficile da applicare a grossi numeri di pazienti? «Lo scoglio principale è più la ritrosia o la poca dimestichezza dei medici nei confronti della tecnologia che il costo o la possibilità di farlo nell’ambito dell’assistenza consueta – risponde Vespasiani –. Il tempo per “allenare” i pazienti all’uso del diario, che è uno dei punti cruciali per l’applicabilità, è ad esempio molto contenuto: per questo pensiamo che il diario interattivo potrebbe essere adottato anche su più ampia scala».
Elena Meli