Vaccino: la brutta figura dei medici
Nel pieno della campagna vaccinale contro il nuovo virus pandemico H1N1, le presunte tossicità del vaccino sono diventate un argomento di discussione assai popolare. E, come atteso, sono state rispolverate tutte le leggende metropolitane che si associano all’impiego dei vaccini in generale e a quello contro l’influenza in particolare. Se la discussione rimanesse confinata ai salotti, in fondo non farebbe gran danno. Più sconcertanti sono alcune posizioni che emergono a questo proposito in ambito medico. Com’è noto i medici sono stati inseriti tra le categorie da vaccinare prioritariamente nell’ambito del piano d’intervento antipandemico dell’OMS. A dispetto di questo, all’11 novembre, dopo due settimane dall’inizio della campagna vaccinale per gli operatori sanitari, solo circa 5000 degli 8000 medici di famiglia della Lombardia e in tutto 28044 dei 301.266 addetti (meno del 10% del totale) ha ritenuto di aderire alla vaccinazione (ringrazio Luigi Macchi che mi ha fornito questi dati in ‘tempo reale’). E questo, a essere onesti, non è un fenomeno solo italiano.
Ma quali sono le ragioni di questo atteggiamento negativo? Uno dei miei maestri diceva che i medici sono convinti che le medicine (e quindi, perché no, i vaccini) siano cose da pazienti e non da medici, ed è per questo che un medico è il peggior paziente che ti possa capitare. In realtà, è piuttosto sconcertante constatare come vi siano colleghi che diano credito a fantasmi suscitati da dati non accreditati o da operazioni mediatiche, senza peritarsi di procedere ad una verifica. È il caso per esempio dell’adiuvante squalene, che noi medici dovremmo ricordare (dall’esame di biochimica) essere un precursore del colesterolo e degli ormoni steroidei, da noi prodotto ogni giorno in importanti quantità, e presente, oltre che nell’olio di fegato degli squali, anche in vegetali come crusca di riso, germe di grano e olive. Se si fosse chiamato olivene, chissà, farebbe meno paura. Quanto alla preoccupazione poi che alla vaccinazione antinfluenzale possano essere attribuite varie disgrazie e conseguenze, il «Lancet» ha pubblicato il 31 ottobre un lavoro specificamente dedicato alla definizione di quante e quali malattie possiamo attenderci indipendentemente dalla vaccinazione. Su 10 milioni di vaccinati, entro le sei settimane successive dalla vaccinazione e indipendentemente da essa, in Gran Bretagna sono attesi 21.5 casi di Guillain-Barré (rara sindrome neurologica in passato associata a una vaccinazione antiinfluenzale) e 5.75 casi di morte improvvisa e nelle donne in USA 86.3 casi di neurite ottica. Su 1 milione di gravide sono attesi 397 casi di aborto spontaneo, entro un giorno dalla vaccinazione. Come faranno i medici poco convinti, e soprattutto non sufficientemente informati, a spiegare che la vaccinazione non c’entra niente, perché questi numeri sono attesi comunque? Forse aveva ragione Elio Vittorini: la nostra paura del peggio è più forte del nostro desiderio del meglio.
Massimo Galli
Ordinario di Malattie Infettive
Ospedale-Polo Univesitario «Luigi Sacco», Milano