Risonanza “vede” cellule del pancreas: svolta per i trapianti

Svolta per il trapianto di isole pancreatiche, la nuova frontiera per curare i diabetici di tipo 1.
Oggi infatti e’ possibile valutare con precisione se l’intervento ha avuto successo dopo che le isole sono state infuse nel fegato: con una semplice risonanza magnetica, infatti, si puo’ vedere dove si localizza il tessuto trapiantato e ripetendo la valutazione si puo’ seguire quando e quanto tessuto viene perso nel tempo.
Ci sono riusciti i ricercatori del Diabetes Research Institute (HSR-DRI) dell’Ospedale San Raffaele di Milano, che durante il XXIII Congresso Nazionale della Societa’ Italiana di Diabetologia, a Padova dal 9 al 12 giugno, hanno presentato i dati preliminari relativi ai primi 4 pazienti trapiantati e poi seguiti attraverso risonanze magnetiche periodiche.
“Abbiamo coinvolto nella sperimentazione 4 diabetici operati nel corso dell’ultimo anno – spiega Lorenzo Piemonti, Direttore del Programma di Trapianto Isole dell’Ospedale San Raffaele di Milano – Prima di impiantare le isole pancreatiche le abbiamo marcate con nanoparticelle paramagnetiche di ossido di ferro, che poi possono essere visualizzate alla risonanza magnetica: del tutto innocue, le particelle vengono inglobate dalle cellule in laboratorio, prima del trapianto.
Dopo l’intervento, i pazienti sono stati sottoposti a risonanze magnetiche seriali a 0, 1, 3 e 7 giorni e poi dopo 1, 2, 3 e 6 mesi; li valuteremo inoltre anche a un anno di distanza”.
Il gruppo di ricercatori milanesi e’ il secondo al mondo a eseguire una sperimentazione simile dopo un piccolo studio pilota condotto a Ginevra un anno fa su 4 pazienti trapiantati; a oggi nel mondo ci sono soltanto altri 3 centri (Universita’ di Ginevra, Universita’ di Uppsala in Svezia e Diabete Center di Praga) che stanno sperimentando in clinica questa tecnica di visualizzazione della massa.
“Il metodo potrebbe rivelarsi estremamente utile per i pazienti: riusciamo infatti a monitorare il trapianto con estrema precisione, perche’ la risonanza magnetica evidenzia soltanto le cellule trapiantate – riprende Piemonti -.
Abbiamo verificato che entro la prima settimana dal trapianto va persa circa il 40% della massa di tessuto trapiantato; a partire dal primo mese dopo l’infusione la massa si stabilizza,, anche se prosegue una lieve, continua perdita di cellule. Cio’ significa che qualsiasi intervento mirato ad aumentarne la sopravvivenza deve essere intrapreso precocemente per poter essere efficace.
  Abbiamo inoltre dimostrato che le isole di beta-cellule si distribuiscono a caso nel fegato, dove vengono inserite. Se vedessimo che il trapianto ha maggior successo quando si “stabilisce” in una certa area epatica e individuassimo le caratteristiche del paziente o del tessuto che predispongono a tale distribuzione, potremmo selezionare con maggior cura i candidati migliori all’intervento”. –

AGI