Un male che complica la vita anche ai bambini

Nasce Dawn Youth, un progetto per studiare gli effetti psicologici della malattia nel periodo dell’infanzia. E un’indagine internazionale fa emergere le carenze nella scuola

Per il bambino il diabete è una malattia tutt’altro che «dolce». Può condizionarne lo sviluppo, la socializzazione con i compagni, la riuscita a scuola. In altre parole, il male è diverso nei bambini, ha più impatto.

Da queste riflessioni è nato il progetto DAWN Youth, frutto di una partnership tra aziende leader nel trattamento del diabete a livello mondiale, International Diabetes Federation (IDF) e International Society for Pediatric and Adolescent Diabetes (ISPAD). DAWN Youth nasce allo scopo di studiare i bisogni inespressi, i desideri e le esigenze dei più piccoli alle prese con questa malattia o a rischio di svilupparla. Il tutto allo scopo di venir incontro alle necessità di questi piccoli pazienti, per consentire loro di vivere una vita quanto più normale e sana possibile. «Per troppi anni gli effetti collaterali “psico-sociali” del diabete sono stati ignorati – afferma Lise Kingo, vice-presidente esecutivo di Novo Nordisk – Ci si è focalizzati solo sulle conseguenze “fisiche” di questa malattia ma non su cosa significasse vivere con il diabete. Da queste riflessioni ha preso le mosse nel 2001 il primo studio Dawn, che ha riscosso un grande interesse a tutti i livelli».

Di lavoro da fare ce n’è molto, come dimostrano i primi risul tati dell’indagine.

Sei bambini su dieci a scuola non sono adeguatamente supportati nella gestione della loro malattia; nove su dieci non possono contare sulla presenza di un’infermiera o una figura esperta nella gestione del diabete a scuola.

«Ho molto a cuore questo argomento – afferma la senatrice Emanuela Baio – essendo io stessa diabetica dall’età di 9 anni. In Italia le persone con diabete possono contare su un’ottima legge, la 115/87, che si fa carico dei loro problemi in tutti i campi dalla prevenzione, alla diagnosi alla cura».

Ma una buona legge non basta.

«È necessario – prosegue – far approvare a livello di Parlamento Europeo una direttiva da trasformare poi in legge nei diversi Paesi dell’Unione, che consenta a questi bimbi di vivere nel modo più naturale possibile anche all’interno della scuola, senza mai dimenticare però che sono delle persone con un problema».
Una normativa che consenta alla società e alla scuola di farsene carico.
«Pensiamo a una legge che renda obbligatorio individuare il bambino diabetico come un soggetto sul quale porre un’attenzione particolare per rendere naturale la convivenza con la malattia. Un processo che partirà con un’adeguata responsabilizzazione degli insegnanti, anche attraverso strumenti semplici e accessibili forniti magari dal ministero della Pubblica Istruzione».

 

da SPECIALE DIABETE di La Stampa.it

29 settembre 2008