Medici e pazienti: per far la vita meno amara
“Dal rapporto, in cui abbiamo interrogato 1.000 pazienti e altrettanti medici di medicina generale e specialisti, emerge una contraddizione vistosa”, osserva Giacomo Vespasiani, presidente dell’Associazione medici, diabetologi e direttore dell’Unità operativa di diabetologia dell’ASL 12 di San Benedetto del Tronto, nelle Marche. “Il 95% dei diabetici dichiara di fare poche assenze dal lavoro e di non subire particolari discriminazioni. I medici che li seguono, d’altro canto, sostengono che il 60% dei malati è riluttante a dichiararsi tale. E’ chiaro, quindi, che chi è colpito dal diabete tende a sottacerlo, a se stesso prima ancora che agli altri. Eppure, per chi gli sta vicino, o per le strutture in cui opera, la conoscenza della sua condizione è fondamentale per poterlo aiutare. Il problema è particolarmente pressante sul lavoro, dove il diabetico ha diritto a facilitazioni, ma per ottenerle deve farsi riconoscere come tale. E, allora, spesso rinuncia, per timore di discriminazioni: non è raro che il datore di lavoro, prevedendo future difficoltà, al momento di decidere un’assunzione o una promozione lo scarti. Sbagliando: perché un diabetico, purché ben curato, può condurre una vita del tutto normale”. – DISCRIMINAZIONI “Le discriminazioni ci sono davvero, molto più di quanto non venga dichiarato in pubblico e il diabetico continua a sentirsi un diverso nonostante 22 anni di attività della nostra associazione” rimarca Vera Buondonno Lombardi, presidente dell’Associazione italiana diabetici FAND, che raduna un centinaio di organizzazioni di diabetici attive in Italia. “Le difficoltà sono poche negli impieghi pubblici e nelle grandi aziende, ma si sentono molto in quelle piccole”. Gli affanni non si limitano all’ambiente di lavoro. “Per legge un diabetico non può conseguire la patente nautica, per timore che una crisi ipoglicemica gli faccia perdere il controllo del mezzo”, lamenta Lombardi. “Ma è una paura infondata: un diabetico attento non va incontro a inconvenienti del genere più di chiunque altro; oltretutto, essendo conscio del pericolo, in genere è vigile e, ai primi segni di qualcosa che non va, può fermarsi ed evitare guai”. Nel tempo si arriverà forse a superare anche questo pregiudizio, come, grazie anche alle pressioni della FAND, si è superata la riluttanza ad accettare i bambini diabetici nelle colonie estive. – FRAGILITA’ Anche nelle fragilità tipiche della sua malattia, chi soffre di diabete non appare poi così diverso da chiunque altro. “Il primo pericolo da cui guardarsi” spiega Vespasiani “sono le malattie cardiovascolari, che per i diabetici rappresentano la prima causa di morte. Quasi tutti i malati lo sanno (oltre l’80% riconosce che il rischio è grave e che un adeguato stile di vita può prevenirlo), ma pochi (il 30%) fanno sforzi per schivarle. Perché? Esattamente per gli stessi motivi per cui tutti noi facciamo altrettanto. Tutti, ormai, sappiamo quanto sia importante seguire abitudini alimentari sane, praticare una regolare attività fisica ed evitare il fumo, ma di rado lo facciamo davvero. Si suppone che il diabetico, essendo più a rischio, dovrebbe essere più sensibile, ma non è così”. – PERCEZIONE Molto contano l’informazione e il dialogo con i medici. Il Rapporto segnala, infatti, una certa discrepanza fra le convinzioni dei sanitari e le percezioni di chi si scopre malato. I medici vedono come primo rischio quello cardiovascolare, seguito dalle complicanze agli occhi, e sono preoccupati dalle prevedibili difficoltà che incontrerà l’assistito nel rispettare la terapia insulinica. I malati temono più di ogni altra cosa per i loro occhi, poi per il cuore e i reni. Su alcuni aspetti, le percezioni erronee rischiano di compromettere l’efficacia delle cure. Per quanto riguarda l’obesità, alle difficoltà oggettive nel controllare l’alimentazione e nel fare attività fisica si aggiungono alcuni pregiudizi, per esempio che si possa evitare il grave sovrappeso saltando qualche pasto o con diete drastiche, mentre la chiave del successo sta proprio nella regolarità dell’alimentazione. – IMBARAZZO Altro tema delicato è la disfunzione erettile, che interessa l’11% dei pazienti. Un terzo denuncia imbarazzi nell’affrontare la questione anche con il medico, mentre uno su cinque spera che il disturbo si risolva da solo e altrettanti dubitano delle terapie disponibili. Essenziale, per il 70% degli interessati, è comunque il sostegno della compagna. – INSOFFERENZA L’informazione del medico è importante anche per motivare al necessario autocontrollo continuo della glicemia, percepito dai più come fastidioso, imbarazzante e fisicamente sgradevole, per via della puntura. La maggior parte dei medici, pur attribuendo alla pigrizia dei pazienti le irregolarità dei controlli, dichiara che la chiave per persuadere gli assistiti a rispettare le indicazioni è l’informazione. Le associazioni di malati fanno la loro parte. “Da tempo organizziamo incontri informativi”, spiega Lombardi. “Ci sono veri e propri corsi sul diabete e incontri a tema con gli specialisti (per esempio, un dietologo che tratta dell’alimentazione), aperti alle domande, per chiarire i dubbi e aggiornare sulle conoscenze. In estate o nei fine settimana teniamo incontri più lunghi, occasione per entrare in contatto con medici, infermieri e anche con diabetici “di lungo corso”, alla cui esperienza può attingere chi è alle prese con la malattia da meno tempo.”.
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Giovanni Sabato da: “Corriere Salute” del 14.12.03 |