La pandemia
In primo luogo i dati epidemiologici: più di 246 milioni di persone nel mondo sono affette da diabete. Questo numero è destinato a crescere in modo esponenziale nei prossimi anni nei Paesi industrializzati, ma soprattutto in quelli in via di sviluppo in conseguenza dell’aumento della popolazione, della durata media di vita e soprattutto del passaggio da una vita “attiva ma povera” ad una “sedentaria e più ricca”.
Il diabete è inoltre responsabile del 2% di morti nel mondo: nel 2005, a fronte di 58 milioni di morti, circa 1.112.500 sono da attribuire al diabete. Questi dati devono far riflettere noi “occidentali”, abituati a disporre di sistemi di cura ormai in grado di impedire morti direttamente collegate al diabete. È però sufficiente riflettere sul fatto che nella maggior parte dei Paesi poveri l’insulina non è disponibile per tutti e in particolare per i bambini, per capire che dietro a questi morti c’è un problema di disuguaglianza nell’accesso alle cure che sta diventando drammatico. I dati sono poi assolutamente sottostimati se consideriamo che il diabete è, nel mondo, la principale causa di morte per malattie cardiovascolari (infarto ed ictus). Ecco quindi che l’aumento dei casi di diabete si riflette inevitabilmente su un aumento delle morti per infarto. Se misuriamo l’impatto di una malattia in termini di anni di vita perduti per morte prematura e degli anni vissuti in malattia, il diabete (dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità del 2001) è responsabile di circa 20 milioni di anni di vita “sana” perduti. Infine va considerato come nelle popolazioni migranti, accanto a un deciso miglioramento delle condizioni di vita e di salute, si assiste a un deciso incremento di insorgenza di diabete, come chiaramente evidenziato dai dati dello studio DAWN. Stimando che a breve, entro il 2025, è previsto il raddoppio della popolazione mondiale affetta da diabete, le considerazioni sopra riportate diventano realmente un richiamo ineludibile all’azione. A fronte di questi dati, va considerato l’impatto economico di una patologia cronica come il diabete sulle economie nazionali.
Revisionato gennaio 2010