Grazie!
Oggi ricorre la giornata mondiale del diabete giovanile e, ironia della sorte, proprio il 14 novembre del 1998 fui ricoverata dal pronto soccorso con questa diagnosi.
Ci tengo a ringraziare i miei professori delle medie, che aiutarono i miei genitori a capire che non stavo bene, notando un repentino cambiamento in pochi mesi.
E quelli delle superiori, che non mi hanno mai esclusa da nulla, non creando problemi per partecipare alle gite e cose simili.
Senza dimenticare quelli dell’università, che mi hanno permesso di laurearmi con una tesi sui bambini diabetici.
E che dire della mia famiglia?
Grazie ai miei genitori per aver superato il trauma di sentirsi in colpa per avermi donato un corpo non sano, per non essersi arresi, per essersi fidati di me a soli 11 anni per farmi creare la mia indipendnza, grazie ai miei fratelli per non avermi mai vista come un peso, per non aver creato un clima di tristezza o pena ma di speranza. Grazie a mia nipote, che a soli 2 anni venne da me con il pancino tutto rosso e la siringa giocattolo del suo kit da dottore dicendomi che voleva fare la puntura come la zia.
Grazie ai medici, che mi hanno sempre affiancato con passione nel loro lavoro, grazie ai campi scuola di ragazzi diabetici che non mi hanno fatto sentire sola, grazie ai ragazzi che ho conosciuto li: l’unione fa la forza.
Grazie alla ricerca, che in una decade ha migliorato di moltissimo la qualità della mia gestione quotidiana.
Grazie a tutti gli italiani che pagano le tasse e che mi permettono di godere di farmaci gratuiti, forniture ed esami medici. Grazie a voi io vivo.
Grazie alla legislazione che ha abolito stupide regole come il non dare la patente ai diabetici, ma che ha solo aumentato la frequenza dei rinnovi.
Grazie a chi è stato o è mio collega e non ha mai esitato a conoscere una realtà nuova, grazie per non avere preconcetti o pregiudizi.
Grazie ai miei amici, e ai nostri “glicemia party” con vincitori a turno su chi avesse la glicemia più alta o più bassa.
Grazie alle mie amiche, sempre pronte a farmi da infermiere in situazioni improbabili e a trasformarsi prontamente in piani d’appoggio in ogni dove.
Ma soprattutto grazie a LUI.
A quell’uomo che nella cena in cui ci siamo conosciuti, in mezzo a facce attonite in fissa sul mio ago, saltó fuori dicendo: “beh, cos’avete da guardare? È uno stiloiniettore, probabilmente è diabetica. Giusto?”
Grazie a LUI che partecipa alle mie visite mediche e pone domande, perché vuole sapere come stanno le cose.
Grazie a LUI che prepara, ogni notte che dormiamo insieme, un kit per le ipoglicemie di the e brioche da tenere vicino al letto.
Grazie a LUI, che se mi addormento mi sveglia per farmi fare l’iniezione delle 23.00
Grazie a LUI, che va al supermercato e passa le ore a leggere le etichette per comprare alimenti con la giusta dose di carboidrati.
Grazie a LUI, che quando ho avuto la mano ingessata per una settimana è stato l’unico in grado di farmi glicemia, insulina e compagnia bella (esercitandosi sulle arance).
Grazie a LUI, che nelle mie preoccupazioni sulla possibilità di avere un figlio anch’esso diabetico mi risponde “sarà meraviglioso perché sarà come te”.
Insomma, grazie a tutti voi, che in questi 14 anni non mi avete mai fatta sentire diversa, ma sempre piuttosto speciale.
di Roberta Colombo