Oltre 2 milioni gli italiani colpiti da diabete
Piu’ colpiti gli uomini che le donne e sono gli over 65 la fascia d’eta’ piu’ consistente, con oltre 1 milione e 400 mila persone che ne soffrono, anche se i casi aumentano pure tra i piu’ giovani in modo ”allarmante”. E’ la fotografia del diabete in Italia, secondo i dati diffusi al III Convegno Nazionale Centro Studi dell’Associazione Medici Diabetologi in corso ad Ancona. ”Una fotografia della situazione del diabete in Italia non e’ per noi l’obiettivo primario dichiara il professor Umberto Valentini, attuale presidente AMD e Primario dell Unita’ Operativa Diabetologia dell Azienda Ospedaliera Spedali Civili di Brescia ma un mero strumento dalle enormi potenzialita’ previsionali in grado di diventare un’occasione per cambiare e migliorare il livello dell’assistenza, facendo riferimento agli obiettivi ideali di cura. Questo studio non solo permette di identificare a livello macro le aree da migliorare, ma anche ad ogni centro, che ha partecipato alla raccolta dati, di confrontare la propria realta’ con la media nazionale. Quindi il singolo diabetologo della struttura territoriale puo’ identificare e correggere il suo approccio in base a nuovi e sempre piu’ aggiornati standard di cura”. Ma ecco, in sintesi, la situazione italiana: – OLTRE 2 MILIONI ITALIANI DIABETICI I pazienti affetti dal diabete di tipo I, malattia autoimmune dovuta alla distruzione delle beta cellule del pancreas ad opere di cellule del sistema immunitario (linfociti T) attivate, sono in Italia il 5.7 per cento della popolazione (circa 150 mila individui). Il diabete mellito di tipo II, caratterizzato da un duplice difetto che e’ responsabile dell’aumento della glicemia nel sangue, e’ senza dubbio quello piu’ comune (circa 2 milioni e 437 mila persone). – COLPITI PIU’ UOMINI CHE DONNE – ETA’ FATTORE DETERMINANTE Infine, un dato che gli esperti sottolineano e’ la presenza allarmante, a livello nazionale, di oltre 200 mila soggetti colpiti nella fascia d eta’ compresa tra i 25 ed i 45 anni. Un’eta’, affermano, ”cruciale per stabilire un rapporto con la malattia ed in cui la convivenza con essa e’ particolarmente difficile”.
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ANSA 14 ottobre 2006
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