Luna di miele nel diabete di tipo 2?

Lo stadio di “luna di miele”, nei soggetti affetti da diabete di tipo 1, è ben noto a tutti i diabetologi; le eventuali beta-cellule pancreatiche superstiti, al momento della diagnosi, sono inibite, dal punto di vista funzionale, dalle elevate concentrazioni glicemiche e dall’insulino-resistenza a livello periferico (fenomeno noto come “glucotossicità”).

L’inizio del trattamento insulinico, riducendo la glicemia, ripristina la funzionalità beta-cellulare residua, consentendo rapidamente una drastica riduzione del fabbisogno insulinico giornaliero, anche per settimane o mesi.

Secondo uno studio di alcuni ricercatori canadesi (Dott. Edmond A. Ryan e coll., Edmonton, Alberta), il trattamento insulinico in fase precoce dei soggetti con una diagnosi recente di diabete di tipo 2 consentirebbe di poter mantenere a lungo, successivamente, un buon compenso glicemico con sola dieta ed esercizio fisico. Lo studio, di dimensioni limitate, ha coinvolto 16 soggetti su base volontaria (6 M, 10 F; età 34-64 aa) con glicemie basali superiori a 198 mg/dl, posti in trattamento insulinico intensivo per due settimane con 3 iniezioni di insulina rapida ai pasti e 1 di intermedia al momento di coricarsi, fino al raggiungimento di un buon compenso glicemico.

Il trattamento insulinico è stato successivamente sostituito con sola dieta (7 pazienti), glibenclamide (6) o glibenclamide + metformina (2) per l’intero anno successivo; solamente un paziente ha dovuto proseguire la terapia con insulina.

I pazienti che necessitavano di un fabbisogno insulinico iniziale più elevato erano anche quelli per i quali non era poi sufficiente la sola dieta.

Come ammettono gli autori stessi, le dimensioni ridotte del campione richiedono studi di conferma, prima di poter proporre di routine tale strategia.

 

Da: Diabetes Care 27: 1028-1032, 2004