Ridurre il peso. E poi mantenerlo
La moderna società post-industriale ha assunto un carattere decisamente diabetogenico a causa degli stili di vita prevalenti che la caratterizzano. È importante considerare che quando tali comportamenti sono indotti nella età evolutiva, come purtroppo sempre più frequentemente avviene, sono destinati a radicarsi nella coscienza individuale rendendo estremamente difficili interventi correttivi quando questi si rendano necessari per arrestare la insorgenza o la progressione di condizioni quali la obesità, il diabete e prevenire eventi cardiovascolari come l’infarto cardiaco e l’ictus cerebrale. In effetti studi eseguiti in Finlandia, negli Stati Uniti, in Cina ed anche in Italia indicano come attraverso interventi educativi intensificati in ambito nutrizionale e comportamentale sia possibile prevenire la insorgenza di diabete in soggetti a rischio e come una percentuale significativa di casi con diabete manifesto possa regredire ad una condizione di semplice intolleranza agli zuccheri o addirittura di normalità. Non necessariamente la attività fisica deve essere eseguita presso strutture apposite, ma può essere rappresentata da 30-60 minuti di cammino sostenuto, come se si fosse in ritardo per l’orario di ufficio, da eseguire regolarmente, meglio se con ritmo quotidiano e cercando di sfruttare tutte le possibilità anche semplici, che si possano presentare nel corso della giornata, come ad esempio, ove possibile, evitare di prendere l’ascensore. Nonostante le evidenze scientifiche ormai consolidate ci indichino con precisione quale sia la via da intraprendere, questi risultati, apparentemente facili, sono assai difficili da realizzare nelle pratica quotidiana per le difficoltà oggettive che vengono determinate dalla struttura stessa della società attuale.
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di Massimo Massi Benedetti da La Repubblica, Supplemento Salute 10 novembre 2006 |