Per evitare il diabete di tipo 2, quello tipico dell’età adulta e di cui soffre il 90% dei malati, gli sforzi preventivi possono fare molto
Per evitare il diabete di tipo 2, quello tipico dell’età adulta e di cui soffre il 90% dei malati, gli sforzi preventivi possono fare molto. “Non c’è bisogno di ammazzarsi dalla fatica”, sottolinea Vespasiani “Per chi è a rischio, perché si trova nella condizione detta di intolleranza al glucosio, sarebbe già utilissimo prendere l’abitudine di passeggiare per una mezz’oretta al giorno e perdere 4 o 5 chili. Bastano questi due semplici accorgimenti per dimezzate la probabilità di passare dall’intolleranza al vero e proprio diabete”
CHI DEVE STARE PIÙ ATTENTO
Necessarie cautele soprattutto per chi ha parenti affetti dal diabete di tipo 2, perché la malattia ha una componente familiare, o chi ha molti chili di troppo, perché l’obesità è un fattore di rischio importante. Oltre i 40 anni chi si trovi in una di queste due situazioni dovrebbe controllare la glicemia ogni due anni. Finché si resta sotto la soglia del 110, tutto va bene. Valori tra 110 e 126 devono mettere in allarme bisogna rivolgersi al medico, che darà consigli del caso. “Un valore superiore a 126, anche di poco, non va mai sottovalutato”, spiega Vespasiani. “Non sempre i medici lo prendono sul serio, ma lo sfondamento anche minimo di questa soglia, se confermato da una seconda misurazione, segnala senza equivoci il diabete”
EVITARE LE COMPLICANZE
La vigilanza nelle situazioni a rischio è importante perché il diabete può procedere per anni senza dare segno di sé, e intanto, silenziosamente, fare danni. “Quando si manifestano i sintomi classici, come la frequente necessità di bere e di urinare, è già tardi perché possono essere passati quattro o cinque anni, durante i quali i danni al cuore o agli occhi sono già iniziati”, sottolinea Vespasiani. “Purtroppo a tutt’oggi un diabetico su tre non sa di esserlo. Eppure, se il diabete è scoperto per tempo e curato bene, si schivano molti guai”. I danni alla retina, per esempio, sono più che dimezzati in chi ha bassi valori di emoglobina glicosilata rispetto a chi li ha più alti, e si riducono se si tiene nella norma la pressione. Il mantenimento di valori accettabili di pressione e colesterolo, insieme alla regolarità delle cure, abbatte inoltre il rischio di infarti e ictus.
LA CURA È D’ÉQUIPE
La cura ottimale del diabete prevede un ampio fronte di interventi: l’adozione di una dieta e di uno stile di vita adeguati la terapia, i controlli periodici degli organi a rischio come il cuore, gli occhi o i piedi e, non ultima, una consulenza psicologica che aiuti ad affrontare le piccole e grandi difficoltà. Occorre dunque un lavoro d’équipe, in cui i vari operatori agiscano di concerto. “A seconda del casi ci si può affidare in prima battuta al medico di famiglia e al diabetologo; o anche a uno degli oltre 600 centri diabetologici in cui operano équipe complete”; spiega Vespasiani.
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