ADA2022: il diario di “bordo” del Dr Andrea Scaramuzza (day 1)
È iniziato oggi negli Stati Uniti, a New Orleans, dopo due anni di incontri virtuali, il congresso, probabilmente, più grande del mondo dedicato al diabete tout court, tipo 1, tipo 2, gestazionale, monogenico, e chi più ne ha più ne metta. Formula mista, in presenza e virtuale, sono attese migliaia di medici, ricercatori, infermieri, dietisti, psicologi, assistenti sociali e anche persone con diabete, advocates, e molti altri. Si parla di oltre 15,000 partecipanti, anche se i numeri precisi si conosceranno solo ad evento terminato.
Il programma è enciclopedico. Decine di meeting in contemporanea, simposi, mini simposi, comunicazioni orali, eventi speciali. Solo oggi ce ne sono stati 46, iniziati alle 9.30 e terminati alle 18.30 (New Orleans ha un fuso orario di meno sette ore rispetto al nostro). E nei prossimi giorni saranno anche di più. I temi sono i più vari, dalla ricerca di base, alla clinica, alla tecnologia, spaziando per tutto il variegato panorama del diabete.
Non riuscirò a darvi conto di tutto, e ad essere sinceri nemmeno mi interessa, tanto vari sono gli argomenti, e mi lascerò guidare solo dalla mia curiosità e dai miei interessi. Premetto, come fatto anche per ATTD, che non ci dobbiamo aspettare chissà quali notizie rivoluzionarie, ma qualche chicca ci sarà sicuramente.
Iniziamo dal mini simposio dedicato ad iLet Bionic Pancreas, di cui in parte si era parlato anche a Barcellona durante ATTD.
Il pancreas bionico, è un sistema che imita la naturale regolazione pancreatica del glucosio dosando automaticamente insulina e glucagone, è stato un sogno per decenni. I dati presentati oggi non ci hanno svelato nulla di inaspettato. Quel sogno non è ancora un passo più vicino alla realtà.
“I sistemi automatizzati di somministrazione di insulina, come il pancreas bionico, sono all’avanguardia nel diabete, in particolare per il trattamento del tipo 1”, ha raccontato Roy W. Beck, chair della sessione e direttore medico del Jaeb Center for Health Research Foundation. Oggi però, come a Barcellona, sono stati presentati i dati dello studio che ha utilizzato insulina, tralasciando per il momento il glucagone, ormone ancora troppo instabile e difficile da conservare in infusione sottocutaneo. Lo studio ha incluso persone di età compresa tra 6 e 83 anni che utilizzavano tre diversi tipi di insulina. Sono stati presentati i risultati nei bambini, negli adolescenti, negli adulti e gli esiti riferiti dai pazienti. Nessuna differenza significativa fra chi utilizzava l’insulina aspart ultra rapida (Fiasp), l’insulina aspart o l’insulina lispro.
“I sistemi automatizzati di somministrazione di insulina, come il pancreas bionico, sono all’avanguardia nel diabete, in particolare per il trattamento del tipo 1”, ha raccontato Roy W. Beck, chair della sessione e direttore medico del Jaeb Center for Health Research Foundation. Oggi però, come a Barcellona, sono stati presentati i dati dello studio che ha utilizzato insulina, tralasciando per il momento il glucagone, ormone ancora troppo instabile e difficile da conservare in infusione sottocutaneo. Lo studio ha incluso persone di età compresa tra 6 e 83 anni che utilizzavano tre diversi tipi di insulina. Sono stati presentati i risultati nei bambini, negli adolescenti, negli adulti e gli esiti riferiti dai pazienti. Nessuna differenza significativa fra chi utilizzava l’insulina aspart ultra rapida (Fiasp), l’insulina aspart o l’insulina lispro.
Gregory P. Forlenza, professore associato di pediatria e direttore della ricerca sulla tecnologia del diabete pediatrico, al Barbara Davis Center for Childhood Diabetes, in Colorado, ha parlato degli sviluppi futuri, partendo da una considerazione, quello che pensano i giovani pazienti quando devono fare i boli prendili.
“Quello che sentiamo dai bambini e dalle famiglie è che ogni pasto diventa un problema di matematica”, ha detto il dottor Forlenza.
“Non guardi un piatto di spaghetti vedendo un piatto di spaghetti. Vedi un bolo 20 minuti prima degli spaghetti, 60 grammi di carboidrati, glicemia a 240″. L’algoritmo permetterà di inizializzare il sistema inserendo il peso del paziente e il gioco è fatto. Nessun rapporto insulina carboidrati, nessun fattore di correzione.
“Quello che sentiamo dai bambini e dalle famiglie è che ogni pasto diventa un problema di matematica”, ha detto il dottor Forlenza.
“Non guardi un piatto di spaghetti vedendo un piatto di spaghetti. Vedi un bolo 20 minuti prima degli spaghetti, 60 grammi di carboidrati, glicemia a 240″. L’algoritmo permetterà di inizializzare il sistema inserendo il peso del paziente e il gioco è fatto. Nessun rapporto insulina carboidrati, nessun fattore di correzione.
Hanno spiegato che non sarà un sistema per tutti, ma questo lo sappiamo (aggiungo io) e ogni sistema ha un suo paziente più adatto (e viceversa).
Laurel H. Messer, professore associato di pediatria al Barbara Davis Center for Diabetes, ha spiegato che “l’unico input è il peso dell’utente e che sta arrivando un pasto. Il sistema, poi, impara nel tempo, in base a quanta insulina viene somministrata e cosa succede, per mettere a punto ciò che viene somministrato. Per il 10-15% degli utenti di sistemi ibridi che già hanno un controllo eccellente (HbA1c <7% e meno), questo potrebbe non essere un sistema adeguato. Ma per la maggior parte delle persone con diabete di tipo 1, questo sistema richiede meno sforzi e si rivela particolarmente utile”. Uno sforzo minore potrebbe essere un vantaggio significativo sia per i bambini che per gli adolescenti. “Gli adolescenti in particolare, sono sempre molto impegnati e semplicemente non possono occuparsi del loro diabete al livello di cui avrebbero bisogno. Potrebbe essere quindi un enorme sollievo non dover fare il lavoro di programmare una dose di insulina e contare i carboidrati ad ogni pasto, pur mantenendo un buon controllo glicemico”.
Questo è il futuro e forse ci si arriverà usando anche il glucagone oltre all’insulina. Ma questo non è ancora dato saperlo.
In questa prima giornata si è parlato molto anche degli altri sistemi ibridi, avanzati e non.
La conclusione unanime è stata che il fattore che fa svoltare è il bolo di correzione automatico. Anche se ci si è chiesto (senza trovare in realtà una vera risposta) perché dopo l’iniziale miglioramento del TIR passando da una tecnologia ad un altra superiore, poi questo miglioramento si stabilizza e non procede oltre. Forse la risposta sta nell’educazione. Che dovrà quindi essere rimodulata.
La conclusione unanime è stata che il fattore che fa svoltare è il bolo di correzione automatico. Anche se ci si è chiesto (senza trovare in realtà una vera risposta) perché dopo l’iniziale miglioramento del TIR passando da una tecnologia ad un altra superiore, poi questo miglioramento si stabilizza e non procede oltre. Forse la risposta sta nell’educazione. Che dovrà quindi essere rimodulata.
Mi hanno poi appassionato altri due argomenti. Le diete a bassissimo contenuto di carboidrati, sbandierate come la panacea per un controllo glicemico ottimale (io non ne sono per nulla convinto, soprattutto sul medio e lungo corso). Ma ci ritorneremo domani, anche alla luce di alcuni simposi che proprio domani si svolgeranno. E i problemi mentali/psicologici. Anche su questo torneremo, ma vi faccio una brevissima anticipazione.
Katherine Bernard, collega e amica ha moderato la sessione, introducendo poi il concetto di burnout da tecnologia (argomento affascinante su cui torneremo senz’altro). Il dato sconcertante è al tempo sconvolgente è stato quello del suicidio, causa principale di morte per i giovani adulti (20-24 anni), e più frequente fra le persone con diabete.
Si chiude qui una intensa giornata di scena, buone chiacchiere e tanta voglia di mettere la parola fine a questa brutta, anzi bruttissima, malattia.
Dr Andrea Scaramuzza
Responsabile Endocrinologia, Diabetologia & Nutrizione Pediatrica presso ASST di Cremona
Responsabile Endocrinologia, Diabetologia & Nutrizione Pediatrica presso ASST di Cremona