Categoria: Il diabete tipo 2

Con dapagliflozin riduzione della progressione della malattia renale o della morte renale #ADA2019

Un’analisi pre-specificata esplorativa dei dati renali dello studio di fase III DECLARE–TIMI 58, il più ampio trial di outcome cardiovascolare condotto con SGLT2i, ha mostrato che dapagliflozin riduce la progressione di malattia renale o morte renale nei pazienti con diabete di tipo 2. I risultati sono stati presentati in occasione della 79° Scientific Sessions

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iGlarLixi riduce significativamente la glicemia rispetto al trattamento con agonisti del recettore del GLP-1

In uno studio di fase 3[1] che ha valutato pazienti adulti con  diabete di tipo 2 non adeguatamente controllati dai trattamenti con agonisti del recettore GLP-1 (GLP-1 RA), iGlarLixi[2](insulina glargine 100 Unità/ml e lixisenatide) ha raggiunto l’obiettivo primario dello studio dimostrando  una riduzione della glicemia media (HbA1c) statisticamente superiore dopo

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Nuovi dati dimostrano che l’utilizzo del sistema FreeStyle Libre di Abbott riduce in modo significativo i livelli di emoglobina glicata (HbA1c) nelle persone con diabete Tipo 2

Abbott annuncia nuovi dati che dimostrano che l’utilizzo del sistema FreeStyle Libre – la rivoluzionaria tecnologia di monitoraggio FLASH del glucosio (FGM, flash glucose monitoring) – riduce in modo significativo i livelli di emoglobina glicata (HbA1c) nelle persone con diabete di Tipo 2 in trattamento insulinico intensivo.[ii] I risultati si basano

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Insulina glargine 300 U/mL ha ottenuto risultati migliori di insulina degludec in soggetti adulti con diabete di tipo 2 e insufficienza renale da moderata a grave

In una sotto-analisi predefinita dello studio testa-a-testa BRIGHT che ha valutato insulina glargine 300 U/mL rispetto a insulina degludec, insulina glargine 300 U/mL ha dimostrato di migliorare il controllo glicemico (HbA1c) rispetto a insulina degludec (rispettivamente una riduzione del -1,72% rispetto a una di -1.30%,), senza riportare alcuna differenza in

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Vitamina D: non riduce il rischio di diabete nei soggetti ad alto rischio

La ricerca qualche volta riserva anche cocenti delusioni. L’ultima arriva da San Francisco dove al congresso dei diabetologi americani (American Diabetes Association, ADA) sono stati presentati, e in contemporanea pubblicati sul New England Journal of Medicine, i risultati dello studio D2d (Vitamin D and Type 2 Diabetes), uno studio multicentrico, randomizzato,

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