Cure “intelligenti” per bloccare la malattia
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Studi recenti ribadiscono i buoni effetti del rosiglitazone sul cuore. ottima tollerabilità ed efficacia a lungo termine lo rendono ideale per un trattamento prolungato Nei primi anni il diabete «non fa male». Anzi, il paziente può anche non accorgersi di averlo per molto tempo e questo fa sì che il «male dolce» danneggi giorno per giorno le sue arterie. In modo particolare quelle del cuore, del cervello, dei reni, degli occhi e delle gambe. «Uno dei problemi principali del trattamento della malattia – spiega il professor Agostino Consoli, ordinario di Endocrinologia dell’Università di Chieti – è proprio quello di far capire al paziente che è necessario trattare oggi questa malattia silenziosa, per star meglio in futuro». Oggi abbiamo ottimi farmaci antidiabetici. Farmaci che ci aiutano a controllare la glicemia, ma non a guarire definitivamente. È naturale, dunque, che la scelta di queste terapie, da fare per tutta la vita, debba favorire le più sicure per l’organismo. Di recente sono stati immessi sul mercato farmaci in grado di aggredire il diabete proprio a livello dei meccanismi alla base della malattia. «All’origine del diabete c’è un alterato funzionamento delle cellule del grasso che va a interferire con il corretto funzionamento del fegato e di quelle del pancreas, tra cui le produttrici dell’insulina. Farmaci come il rosiglitazone riescono invece in un certo senso a ripristinare il corretto funzionamento delle cellule adipose, interferendo così direttamente con i meccanismi che provocano il diabete di tipo 2». Nello studio Adopt invece, pazienti con diabete appena diagnosticato sono stati messi in terapia con tre diversi farmaci: rosiglitazone, sulfaniluree o metformina. Solo quelli trattati con il rosiglitazone hanno mostrato un buon controllo della glicemia per tutta la durata dello studio.
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da SPECIALE DIABETE di La Stampa.it 29 settembre 2008 |