Diabete. Come prevenirlo con lo sport: “Intanto una bella camminata al giorno”
Sono sempre più numerosi gli studi che indicano che l’esercizio fisico funziona come una vera e propria medicina anti-diabete. Se a molti è noto quanto l’esercizio fisico faccia bene, meno chiaro è quale forma di esercizio fisico sia realmente benefica per il paziente e per il suo diabete. Pierpaolo De Feo, direttore del Centro Universitario Ricerca Interdipartimentale Attività Motoria (C.U.R.I.A.MO.) dell’Università di Perugia, centro di riferimento del CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) e della FMSI (Federazione Medico Sportiva Italiana) per gli atleti con diabete tesserati con le varie federazioni medico-sportive dà oggi il suoi consigli “DOC” per prevenire le patologie metaboliche con lo sport.
Gli studi di intervento (trial clinici randomizzati) dimostrano che il miglioramento dello stile di vita, inteso come sana alimentazione e regolare attività fisica, comporta una riduzione del 50-60% del rischio di comparsa di diabete in persone ad alto rischio, cioè in quelle che già presentano un’alterazione dell’intolleranza ai carboidrati. Ampi studi come quello finlandese – il Diabetes Prevention Study – dimostrano che per prevenire il diabete è sufficiente camminare 150 minuti alla settimana.
Ma quale attività fisica va ‘prescritta’? “Innanzitutto – spiega De Feo – bisogna fare una distinzione tra attività ed esercizio fisico. L’attività fisica si identifica con qualsiasi movimento corporeo prodotto dai muscoli scheletrici che si traduce in un consumo di energia. L’esercizio fisico, invece, è un’attività fisica caratterizzata da contrazioni muscolari strutturate, ripetitive e finalizzate al miglioramento o il mantenimento dello stato di forma fisica. Come per la terapia farmacologica, anche per l’esercizio-terapia è necessario prescrivere il tipo, la giusta dose (intensità, frequenza, volume) e, allo stesso tempo, valutarne i possibili effetti collaterali e le controindicazioni”. Ed è per questo che presto o tardi si potrebbe arrivare ad una ‘prescrizione’ su misura del singolo paziente, anche grazie alla corposa mole di studi che si stanno accumulando sull’argomento.
Ecco le cose principali che De Feo ricorda ai pazienti diabetici e a quelli a rischio:
– camminare a passo svelto almeno 150 minuti a settimana, aiuta a prevenire il diabete. Ma anche fare le scale e alzarsi spesso dalla sedia o dal divano;
– uno studio appena pubblicato su ‘Diabetologia’ dimostra che ridurre la sedentarietà (il tempo trascorso seduti o sdraiati) di 90 minuti al giorno, apporta grandi benefici alla salute;
– da mettere al bando la sedentarietà, il fattore di rischio principale per lo sviluppo di obesità, insulino-resistenza, sindrome metabolica e diabete di tipo 2;
– l’esercizio fisico, se ben strutturato e prescritto su misura, funziona proprio come una medicina anche nei pazienti con diabete;
– il diabete non è un ostacolo all’attività sportiva: lo dimostrano i successi del nuotatore Gary Hall, medaglia d’oro olimpica e dei calciatori Paul Aaron Scholes e Nicolas Amodio.
Inoltre, se alcune patologie associate al diabete e all’obesità possono limitare alcuni tipi di esercizio, si possono trovare delle forme per sopperire a questo problema: in questi casi la ginnastica in acqua o l‘uso di alcuni ergometri (ad esempio ergometro a braccia per chi problemi di artrosi dell’anca o del ginocchio) possono supplire a deficit funzionali o patologie osteo-articolari. In ogni caso la parola d’ordine per un sedentario che voglia finalmente avvicinarsi allo sport è iniziare con gradualità possibilmente dopo una valutazione specialistica e pianificare il programma di esercizio fisico con il supporto del medico e del laureato in Scienze Motorie. Una regola importante è dare tempo all’apparato muscolo scheletrico di condizionarsi al nuovo lavoro e di incrementare l’intensità ed il volume in modo graduale. Se si ha troppa fretta si rischia di fermarsi a causa di infortuni.
Infine, De Feo vuole rassicurare le persone con diabete hanno paura di incorrere in una crisi ipoglicemica facendo esercizio fisico: “Il rischio che ‘un’attività fisica personalizzata possa indurre ipoglicemia in persone con diabete tipo 2 è solitamente trascurabile. Farmaci come la metformina e le incretine, soprattutto se non associati a farmaci ipoglicemizzanti, non aumentano il rischio di ipoglicemia anche a fronte di un aumento dell’attività fisica”, ha spiegato. “Il rischio aumenta, invece, in quei soggetti che assumono sulfoniluree o insulina. Questi pazienti devono controllare la glicemia ogni 30-60 minuti durante la seduta di allenamento per poter introdurre zuccheri semplici (ad esempio bevande zuccherate) si riscontra una tendenza all’ipoglicemia. E’ inoltre opportuno con l’inizio di una regolare attività fisica pianificare con il diabetologo la riduzione della terapia ipoglicemizzante perché questo permette il regolare svolgimento di attività fisica anche di carattere sportivo in totale sicurezza”.
E soprattutto c’è da ricordare che “la mentalità vincente è fare dell’esercizio fisico una scelta di vita da mantenere il più a lungo possibile”, ha concluso De Feo.
De Feo, che è anche un maratoneta, è l’esperto della Società Italiana di Diabetologia (SID) per il tema esercizio fisico e diabete ed è stato fondatore e presidente del Gruppo Attività Fisica SID/AMD.