Diabete con fattore “C”: come “coerenza” e … non solo!
…era il 1967 quando…. le analisi della mia urina risultarono positive al glucosio, ma le glicemie erano normali, quindi si diagnosticò una bassa soglia renale, dato che il glucosio nei reni passa normalmente se la glicemia supera i 180 mg. In gravidanza anche prima ma non era il mio caso ovviamente. Così dopo alcune visite mio padre e mia madre mi portarono da un medico di un ospedale universitario di Genova, per fare una visita laggiù, perché non stavo meglio nonostante la dieta ferrea che mi avevano ordinato. Il medico dal quale andai si arrabbiò e non poco!!! Rimase esterrefatto che dopo quasi un anno di glucosio nelle urine ancora nessuno mi avesse prescritto l’insulina!!! Ed onestamente torna difficile anche a me crederlo, al giorno d’oggi le medicine si danno più in fretta, a volte a ragione a volte no. Miracoloso fu, che mi lasciò libertà nella dieta!!! Ebbene sì era il 1968 e quel “santo” medico, mi disse che potevo mangiare la pasta il pane le patate ed i legumi e tutte quelle cose che prima potevo solo assaggiare…perfino qualche dolcetto con l’aumento di dosaggio di insulina, incredibile per me!!!! Questo punto della storia fu davvero innovativo, e quando crescendo ho capito che adesso è per tutti uguale, ho pensato che era davvero orribile avere terapie tanto diverse da una regione all’altra…..lasciare per un anno una bambina di 3 anni senza insulina ma solo con la dieta, mi fa venire i brividi, anche adesso ci credete??? Ecco che allora ho dedotto che nel mio caso, come per fortuna in quello di altri, il fattore “C” ha avuto la sua bella parte . E di questo ne sono molto felice!!! Quindi, sarà stato per l’ignoranza in materia di diabete infantile, sarà stato per la fortuna, oppure per la mia predisposizione genetica, o perché è così che deve essere…ho avuto un’adolescenza normalissima, e se ho avuto dei problemi, diciamo così, “psicologici”, sono dipesi da tutt’altro, purtroppo…perché l’incontrollabile velocità e spesso le atrocità degli eventi della vita sono molto, ma molto peggio del diabete, anche quello complicato…non me ne voglia chi la pensa diversamente sono solo esperienze personali…dimenticavo, ai “miei tempi” non esisteva uno psicologo ospedaliero neanche a pagarlo oro, ed eventualmente cercarlo da privati era VERGOGNA!!!!! All’età di 17 anni ho deciso che avrei dovuto vivere…sì perché fino ad allora dovevo stare sempre a casa, perché l’insulina doveva farla mio padre…so che è stato un po’ tardi, ma forse è stato meglio così. Dopo tanti anni poi sono passata ad una vita normale, tradizionale con la mia famiglia i miei due meravigliosi figli ed un marito sempre presente e felice di esserci! Dato che la mia è una storia particolare per quanto normale, amo le parole di una canzone..dove in piccola parte mi ritrovo: Adesso mi scopro a 41 anni ad essere consapevole di come gestirmi, oltretutto con l’approvazione della mia diabetologa che non guasta. Una cosa importante che non scrivo mai perché non ne ho l’occasione, è che fino al 2001 ogni due o tre anni andavo a Cisanello (Pisa) per controllare le glicemie, vedere se andavano bene le unità di insulina la glicata ecc ecc, per me la routine prima era a ritmo annuale, però non per i controlli giornalieri, che personalmente faccio dal 1991 con il glucometro e prima dal 1988, solo con gli stick a scala colorimetrica. Prima di quei tempi niente controlli giornalieri solo attenzione alle sensazioni di sete o di fame o di debolezza, erano più che sufficienti. Probabilmente ho anticipato il precipitare di un diabete poco aggressivo perché da un certo punto in poi l’ho preso a cuore, e l’ho tenuto al guinzaglio …chissà.
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Alessandra, Li
marzo 2006 |