Diabete di nuova insorgenza, il rischio aumenta del 40% un anno dopo il Covid
Contrarre la malattia da coronavirus (Covid-19) sembra aumentare significativamente il rischio di diabete di circa il 40% dopo 1 anno, suggeriscono i nuovi dati ricavati da un campione molto ampio. I risultati di uno studio statunitense sono stati pubblicati sulla rivista The Lancet Diabetes & Endocrinology.
Un numero crescente di evidenze suggerisce che dopo i primi 30 giorni, la fase acuta della malattia, le persone con Covid-19 potrebbero avere sequele post-acute, denominate long Covid, che possono coinvolgere manifestazioni polmonari ed extrapolmonari, incluso il diabete. Anche se il diabete e altre anomalie glicometaboliche siano stati ampiamente segnalati durante la fase acuta della malattia, si sa meno sul rischio di diabete di nuova insorgenza nella fase post-acuta del Covid, hanno premesso gli autori.
La loro analisi ha incluso i dati di oltre 180mila soggetti presenti nel database sanitario dell’US Department of Veterans Affairs con una diagnosi di Covid-19 e che sono sopravvissuti per almeno 30 giorni dopo la malattia da marzo 2020 al 30 settembre 2021, con oltre 4 milioni di controlli contemporanei senza Covid-19 visitati nel 2019, e un gruppo di controllo storico anch’esso di oltre 4 milioni di persone viste al Veterans Affairs nel 2017. Il follow-up medio è stato di circa un anno.
Maggior rischio di diabete di nuova insorgenza dopo il Covid
Rispetto ai controlli contemporanei, il gruppo Covid aveva un carico di diabete in eccesso di 13,46 per 1000 anni-persona, con un rapporto di rischio di 1,40. Avevano anche un rischio maggiore di 12,35 per 1000 anni-persona per l’uso accidentale di farmaci ipoglicemizzanti, con un rapporto di rischio di 1,85. Risultati simili sono stati osservati rispetto ai controlli storici.
Le analisi per sottogruppi hanno mostrato un aumento del rischio di diabete a seguito dell’infezione in base all’età (≤ 65 anni e >65 anni), razza (bianchi e neri), sesso (maschio e femmina), categoria di indice di massa corporea (BMI, da >18,5 a ≤25 kg/m², da >25 a ≤30 kg/m² e >30 kg/m²) e quartili dell’indice di deprivazione (una valutazione multidimensionale delle condizioni socioeconomiche di una regione, che sono state collegate ai risultati sanitari). L’aumento del rischio è stato osservato anche nei quartili del punteggio di rischio del diabete.
In particolare, il Covid ha aumentato significativamente il rischio di diabete del 59% anche nel sottogruppo con un BMI compreso tra 18 e 25 e del 38% tra i soggetti nel quartile più basso del punteggio di rischio di diabete.
È stato rilevato un gradiente di rischio di diabete in base alla gravità della malattia da coronavirus 2, ovvero in base al fatto che i pazienti non fossero stati ricoverati in ospedale, fossero stati ricoverati o avessero avuto la necessità di terapia intensiva, ma è stato osservato un significativo carico di diabete in eccesso anche tra quelli con malattia lieve. I risultati sono in linea con quelli di un altro studio appena pubblicato su un database di cure primarie tedesco a livello nazionale.
I ricercatori stanno analizzando ulteriormente i dati del Veterans Affairs per altri esiti, come malattie cardiovascolari e renali, oltre a sintomi long-Covid come affaticamento, dolore e disfunzione neurocognitiva.
«Se i pazienti hanno una precedente storia di Covid-19, questo è un fattore di rischio per il diabete e dovrebbero senz’altro essere sottoposti a screening» ha affermato il coautore dello studio Ziyad Al-Aly, nefrologo e responsabile apo della ricerca e sviluppo presso la Veterans Administration della St Louis Health Care, Missouri. «È ancora prematuro elaborare delle linee guida ma è decisamente evidente che il Covid-19 aumenta il rischio di diabete fino a un anno dopo. Si tratta di un rischio piccolo, ma non trascurabile».
Milioni di nuovi diabetici
I meccanismi alla base dell’associazione sono sconosciuti e probabilmente eterogenei. Nei soggetti che già presentavano fattori di rischio per il diabete di tipo 2, come l’obesità o la sindrome metabolica, l’infezione potrebbe avere semplicemente accelerato questo processo e portarli al limite del diabete conclamato.
«Inoltre, per quanti non hanno fattori di rischio per il diabete, il Covid-19, considerato lo stato infiammatorio che provoca nell’organismo, potrebbe portare a una malattia de novo» ha fatto presente Al-Aly. «Milioni di persone negli Stati Uniti hanno avuto il Covid-19 e questo si tradurrà letteralmente in milioni di persone in più con diabete di nuova insorgenza. Meglio identificarle presto, in modo che possano essere curate in modo adeguato».
«Le implicazioni a lungo termine dell’infezione da SARS-CoV-2 sull’aumento del rischio di diabete sono profonde» hanno scritto in un editoriale di accompagnamento Venkat Narayan e Lisa Staimez della Rollins School of Public Health e dell’Emory Global Diabetes Research Center della Emory University di Atlanta. «Con un numero elevato e in crescita di persone in tutto il mondo infettate dal virus (434.154.739 casi cumulativi entro il 28 febbraio 2022), qualsiasi aumento dell’incidenza del diabete correlato al Covid-19 potrebbe portare a casi di diabete senza precedenti in tutto il mondo, scatenando il caos nei sistemi sanitari pubblici già sovraccarichi e con risorse insufficienti, con tributi devastanti in termini di morti e sofferenze”.
«Quando usciremo dalla pandemia, le malattie non trasmissibili tanto trascurate come il diabete di tipo 2 continueranno la loro traiettoria implacabile, potenzialmente in modo accelerato, come i principali oneri della salute globale» hanno concluso.
Bibliografia
Xie Y, Al-Aly Z. Risks and burdens of incident diabetes in long COVID: a cohort study. Lancet Diabetes Endocrinol. Published online March 21, 2022.
da PHARMASTAR