Diabete di tipo 1 precoce, verapamil sembra di aiuto nel preservare la funzione delle cellule beta
Nei bambini e negli adolescenti con diabete di tipo 1 di nuova diagnosi il calcio-antagonista verapamil ha contribuito a preservare parzialmente la secrezione stimolata del peptide C, a differenza di una gestione più intensiva della malattia con insulina, secondo uno studio clinico randomizzato pubblicato su JAMA.
Lo studio ha coinvolto 88 pazienti trattati in sei centri statunitensi di età compresa tra 7 e 17 anni (media 12,7) che pesavano almeno 30 kg e avevano almeno un autoanticorpo anti-isolotto positivo.
Sulla base di un disegno fattoriale due a due, i partecipanti sono stati assegnati in modo casuale a ricevere verapamil o placebo in aggiunta a una gestione standard oppure intensiva del diabete con un sistema di somministrazione automatizzato dell’insulina. Un totale di 22 soggetti hanno ricevuto verapamil più terapia intensiva, 20 terapia intensiva più placebo, 25 cure standard più verapamil e 21 cure standard più placebo.
Livelli di peptide C superiori con verapamil
I bambini e gli adolescenti randomizzati a ricevere verapamil a rilascio prolungato per via orale una volta al giorno entro 31 giorni dalla diagnosi avevano un’area media sotto la curva (AUC) dei livelli di peptide C più ampia dopo 52 settimane rispetto al placebo (differenza aggiustata tra i gruppi 0,14 pmol/ml, P=0,04), hanno riportato gli autori, del Jaeb Center for Health Research di Tampa, in Florida.
Dopo 52 settimane di trattamento, il gruppo verapamil ha mantenuto un livello di peptide C superiore del 30%: tra questi pazienti l’AUC media è scesa da un valore basale di 0,66 a 0,65 pmol/ml rispetto a un calo da 0,60 a 0,44 pmol/ml nel gruppo placebo.
«L’entità del beneficio è nella fascia media del miglioramento riportato con gli agenti immunosoppressori che sono stati valutati per il diabete di tipo 1 di nuova diagnosi in studi clinici randomizzati» hanno commentato i ricercatori.
Oltre a preservare la secrezione del peptide C, una percentuale significativamente più elevata di pazienti trattati con verapamil ha mostrato un livello di picco di peptide C a 52 settimane di almeno 0,2 pmol/ml (95%) rispetto al gruppo placebo (71%). Tuttavia il trattamento non ha avuto alcun impatto sull’emoglobina glicata (HbA1c) a 52 settimane (6,6% vs 6,9% per il placebo, P=0,65). Anche i parametri di monitoraggio continuo del glucosio e le dosi di insulina erano simili tra i gruppi.
«Anche se verapamil ha comportato solo modesti benefici sulla produzione del peptide C, questi risultati sono ancora clinicamente rilevanti per la pratica clinica, dal momento che anche livelli stimolati di 0,2 pmol/ml o superiori sono associati a una sostanziale riduzione del rischio di retinopatia e nefropatia» ha osservato in un editoriale di accompagnamento Jennifer Couper, del Women’s and Children’s Hospital North Adelaide in Australia. «Anche il fatto che si tratti di un farmaco orale, ben tollerato e poco costoso ne favorisce l’uso».
Secrezione del peptide C non preservata con insulina
Nel confronto dell’intensità della gestione del diabete, il gruppo con somministrazione automatizzata di insulina ha ottenuto un eccellente controllo glicemico, ma questo non ha contribuito a preservare la secrezione del peptide C pancreatico. Dopo 52 settimane l’AUC media dei livelli di peptide C ha mostrato un declino simile tra i gruppi (differenza tra i gruppi di trattamento -0,01, P=0,89), con un calo da 0,57 pmol/ml al basale a 0,45 pmol/ml nel gruppo di trattamento intensivo e da 0,60 a 0,50 pmol/ml nel gruppo di cure standard.
Tuttavia i soggetti in trattamento intensivo hanno trascorso in media il 16% in più di tempo nell’intervallo target di HbA1c (70-180 mg/dl), che si è tradotto in circa 3,8 ore in più al giorno. Questo gruppo ha trascorso il 78% del proprio tempo nell’intervallo target, rispetto a solo il 64% del gruppo di cure standard.
Secondo Couper, anche se questa strategia potrebbe non migliorare la funzione delle cellule beta, il mantenimento di questo stretto livello di controllo glicemico ridurrebbe senza dubbio il rischio di complicanze vascolari. «Quale combinazione di terapia di conservazione delle cellule beta e sistemi automatizzati di somministrazione di insulina promuoverà alla fine i migliori risultati a lungo termine per un individuo è un’altra questione centrale» ha aggiunto. «Sono necessarie ulteriori ricerche e bisognerebbe concentrarsi sull’identificazione di possibili combinazioni terapeutiche che coinvolgono verapamil durante le prime fasi del diabete di tipo 1 prima che insorga la dipendenza da insulina».
Un approccio da considerare per il diabete di tipo 1 di nuova diagnosi
In sintesi, verapamil orale una volta al giorno iniziato entro 31 giorni dalla diagnosi di diabete di tipo 1 ha rallentato il declino delle cellule beta per 52 settimane nei bambini e negli adolescenti di età compresa tra 7 e 17 anni. La storia naturale del diabete di tipo 1 comporta un lieve miglioramento della secrezione del peptide C immediatamente dopo la diagnosi e l’inizio della terapia insulinica, seguito da un progressivo declino correlato alla distruzione autoimmune delle cellule beta. Un miglioramento iniziale della secrezione stimolata di peptide C è stata osservata in entrambi i gruppi, ma quello sottoposto a verapamil ha beneficiato di un periodo di stabilità più lungo rispetto al gruppo placebo prima che i livelli iniziassero a diminuire.
Il trattamento è stato ritenuto sicuro, dato che il 17% e il 20% rispettivamente dei gruppi verapamil e placebo hanno manifestato un evento avverso non grave considerato correlato al trattamento. In ciascun gruppo c’è stato un solo evento di grave ipoglicemia. L’unico evento di chetoacidosi diabetica si è verificato nel gruppo placebo. Tre pazienti nel gruppo verapamil hanno manifestato anomalie dell’elettrocardiogramma: un caso di intervallo PR prolungato, un caso di blocco cardiaco di secondo grado più intervallo PR prolungato e un caso di blocco cardiaco di primo grado.
«Considerato il favorevole profilo di sicurezza rispetto agli agenti immunosoppressori, la somministrazione orale una volta al giorno e il basso costo, la terapia con verapamil potrebbe essere presa in considerazione per i pazienti con diabete di tipo 1 di nuova diagnosi» hanno suggerito i ricercatori.
Referenze
Forlenza GP et al. Effect of Verapamil on Pancreatic Beta Cell Function in Newly Diagnosed Pediatric Type 1 Diabetes: A Randomized Clinical Trial. JAMA. 2023 Feb 24;e232064.
da PHARMASTAR