Diabete di tipo 1, risultati promettenti per il trapianto di isole pancreatiche senza immunosoppressione
Nel primo studio sull’uomo, il trapianto di una terapia cellulare primaria allogenica di isole pancreatiche in un paziente con diabete di tipo 1, senza l’uso di immunosoppressione, ha portato alla produzione di insulina evitando il rigetto immunitario.
Nello studio condotto in collaborazione con l’Uppsala University Hospital, la terapia cellulare UP421, progettata con la tecnologia ipoimmune (HIP) della compagnia Sana Biotechnology, dopo 28 giorni dal trapianto ha dimostrato la sopravvivenza e la funzionalità delle cellule beta pancreatiche misurate dalla presenza di peptide C circolante, un biomarcatore che indica che le cellule beta trapiantate stanno effettivamente producendo insulina.
I livelli di peptide C sono aumentati anche con un test di tolleranza al pasto misto (MMTT), coerente con la secrezione di insulina in risposta a un pasto. La scansione MRI ha anche dimostrato un segnale sostenuto nel sito delle cellule trapiantate nel tempo, coerente con la sopravvivenza dell’innesto.
Il paziente è stato trattato tramite una procedura di trapianto intramuscolare di 90 minuti all’inizio di dicembre. La dose somministrata era equivalente solo al 2-7% delle cellule insulari che sarebbero normalmente necessarie per raggiungere l’indipendenza dall’insulina. Non sono stati osservati effetti collaterali o eventi avversi gravi, e le cellule insulari modificate con la tecnologia HIP hanno eluso le risposte immunitarie. L’azienda intende monitorare il paziente per un periodo di follow-up di 15 anni.
«Questi primi entusiasmanti risultati sono molto promettenti per i pazienti e forniscono la prima evidenza nell’uomo per superare il rigetto allogenico e autoimmune con il trapianto di cellule insulari pancreatiche nel diabete di tipo 1, senza effettuare immunosoppressione» ha affermato il ricercatore principale dello studio Per-Ola Carlsson, professore presso la Clinic for Endocrinology and Diabetology all’Uppsala University Hospital.
«Nel diabete di tipo 1 il sistema immunitario distrugge le cellule beta e questi dati, se combinati con i progressi in altri campi, offrono davvero la speranza che sia possibile un trattamento scalabile e curativo per questi pazienti, ovvero ottenere una glicemia normale senza iniezioni di insulina o immunosoppressione» ha aggiunto. «Non vediamo l’ora di avere i dati relativi a un follow-up più lungo e abbiamo in programma di inviare i risultati dello studio per la pubblicazione e per la presentazione in un futuro meeting scientifico».
Sopravvivenza e funzionalità del trapianto senza immunosoppressione
Il trapianto primario di cellule insulari con immunosoppressione è una procedura consolidata nel diabete di tipo 1, nella quale le cellule insulari pancreatiche allogeniche vengono isolate dal pancreas di un donatore deceduto e trapiantate in un paziente, con l’obiettivo di raggiungere un normale controllo glicemico e l’indipendenza dall’insulina.
Come nel trapianto d’organo, storicamente era necessaria la soppressione del sistema immunitario del ricevente per prevenire il rigetto immunitario delle cellule trapiantate allogeniche e la ricomparsa dell’attacco autoimmune scatenante. La tecnologia HIP di Sana è stata progettata per superare il rigetto immunologico delle cellule allogeniche e, nel diabete di tipo 1, per evitare anche il rigetto autoimmune delle cellule beta pancreatiche. La sopravvivenza delle cellule insulari UP421 trapiantate senza immunosoppressione prova che sono in grado di eludere sia il rilevamento allogenico che quello autoimmune.
Gli analisti di Morgan Stanley hanno definito questi risultati un segnale positivo per una terapia potenzialmente trasformativa, suggerendo che potrebbe reggere il confronto con i trattamenti esistenti come donislecel della compagnia CellTrans, una terapia cellulare allogenica per le isole pancreatiche approvata dalla FDA a metà del 2023. Donislecel richiede l’immunosoppressione e i risultati degli studi registrativi hanno dimostrato che i pazienti hanno mantenuto l’indipendenza dall’insulina in media per 3-5 anni.
Hanno inoltre osservato che, anche se permangono dei dubbi sulla durata e sulla sicurezza a lungo termine di UP421, i risultati aiutano a convalidare la piattaforma di Sana. I dirigenti dell’azienda hanno suggerito che potrebbero testare dosi più elevate di UP421, così come la possibilità di ripetere la somministrazione alcuni anni dopo la dose iniziale, se necessario.
da Pharmastar