Diabete di tipo 2, età più giovane all’insorgenza legata al rischio di demenza

Le persone che sviluppano il diabete di tipo 2 prima dei 60 anni corrono un rischio tre volte maggiore di demenza rispetto alla popolazione non diabetica, secondo i risultati di uno studio pubblicato sulla rivista Diabetologia che confermerebbero l’aumento del rischio di demenza identificato in precedenza nelle persone con prediabete.

«Riteniamo che ritardare la progressione del prediabete possa potenzialmente avere un ampio impatto sulla salute pubblica» ha affermato il coautore Michael Fang della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health. «Il prediabete colpisce 96 milioni di adulti negli Stati Uniti e quasi 500 milioni di adulti in tutto il mondo, numeri che sono destinati ad aumentare. Le politiche che rallentano efficacemente la progressione del prediabete, specialmente nei giovani, possono avere un impatto importante sul carico complessivo della demenza».

Il risultato dello studio si basa su precedenti scoperte che collegano l’alterazione della glicemia con il declino cognitivo, ha dichiarato l’autore senior Elizabeth Selvin. «Il nostro precedente lavoro nello studio ARIC (Atherosclerosis Risk in Communities) suggerisce che il miglioramento del controllo del glucosio potrebbe aiutare a prevenire la demenza in età avanzata».

Altri studi hanno anche collegato livelli più elevati di emoglobina glicata (HbA1c) e diabete nella mezza età a tassi maggiori di declino cognitivo. «Inoltre un numero crescente di evidenze depone a favore del fatto che concentrarsi sulla salute vascolare nella mezza età, in particolare sul diabete e sulla pressione sanguigna, può evitare la demenza in età avanzata».

Prediabete legato alla demenza attraverso lo sviluppo del diabete
Questo nuovo studio è il primo a esaminare l’effetto del diabete nella relazione tra prediabete e demenza, così come l’età di insorgenza del diabete sui successivi gravi deficit cognitivi.

Degli 11.656 partecipanti alla coorte prospettica ARIC senza diabete al basale nel periodo 1990-1992 (età 46-70 anni), il 20% aveva il prediabete (definito da una HbA1c del 5,7%-6,4% o 39-46 mmol/mol). Nel corso di un follow-up mediano di 15,9 anni 3.143 partecipanti hanno sviluppato il diabete, il 44,6% dei quali aveva prediabete al basale e il 22,5% non era prediabetico.

Nel corso di follow-up mediano di 24,7 anni hanno sviluppato demenza 2.247 soggetti, con un’incidenza cumulativa del 23,9% tra quanti hanno sviluppato il diabete rispetto al 20,5% tra coloro che non lo hanno fatto.

Dopo l’aggiustamento per i dati demografici e per il gene dell’apolipoproteina E (APOE) legata alla malattia di Alzheimer, il prediabete è risultato significativamente associato alla demenza incidente (rapporto di rischio, HR, 1,19), dopo l’aggiustamento per il diabete incidente (HR 1,09).

Un’età più giovane alla diagnosi di diabete aumenta il rischio di demenza
L’età alla diagnosi del diabete ha fatto la differenza nel rischio di demenza. Dopo aggiustamenti per stile di vita, fattori demografici e clinici, i soggetti con diagnosi di diabete prima dei 60 anni avevano un rischio quasi triplicato di demenza rispetto a chi non aveva sviluppato il diabete (HR 2,92, P<0,001).

Il rischio di demenza è risultato anche significativamente più elevato, seppur in misura minore, tra i soggetti di età compresa tra 60 e 69 anni alla diagnosi di diabete (HR 1,73, P<0,001) e tra 70 e 79 anni alla diagnosi di diabete (HR 1,23, P<0,001). La relazione non invece era significativa per le persone dagli 80 anni in avanti (HR 1,13).

«Gli sforzi per la prevenzione nelle persone che ricevono una diagnosi di diabete prima dei 65 anni dovrebbero essere una priorità assoluta» hanno osservato i ricercatori.

«I medici possono aiutare i pazienti a rallentare e prevenire la progressione del prediabete attraverso una modesta perdita di peso» ha osservato Fang. «Indirizzare i pazienti a programmi strutturati può essere particolarmente efficace. Il governo ha creato un programma federale chiamato National Diabetes Prevention Program specificamente volto a prevenire il diabete a livello nazionale, tuttavia a meno del 5% degli adulti statunitensi con prediabete viene consigliato di parteciparvi».

Considerati nel loro complesso, i dati suggeriscono che l’esposizione prolungata all’iperglicemia giochi un ruolo importante nello sviluppo della demenza. «I possibili meccanismi includono l’iperglicemia acuta e cronica, la tossicità da glucosio, l’insulino-resistenza e la disfunzione microvascolare del sistema nervoso centrale» hanno scritto gli autori. «La tossicità del glucosio e la disfunzione microvascolare sono associate a un aumento dello stress infiammatorio e ossidativo, che porta a un aumento della permeabilità della barriera ematoencefalica».

Elizabeth Selvin ha fatto presente che il suo gruppo sta portando avanti ulteriori studi in questo settore utilizzando il monitoraggio continuo del glucosio (CGM). «Abbiamo in programma di valutare in quale modo il controllo glicemico e i diversi modelli glicemici negli anziani possono essere collegati al declino cognitivo.

Referenze

Hu J et al. Prediabetes, intervening diabetes and subsequent risk of dementia: the Atherosclerosis Risk in Communities (ARIC) study. Diabetologia. 2023 May 24. 

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da Pharmastar

 

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