Diabete di tipo 2, passare a tirzepatide è più vantaggioso che aumentare le dosi di dulaglutide
Per le persone con diabete di tipo 2 non adeguatamente controllato con dosi submassimali di dulaglutide, il passaggio a tirzepatide ha comportato una riduzione dell’emoglobina glicata e del peso corporeo significativamente superiori rispetto all’aumento del dosaggio di dulaglutide, come evidenziato dai dati presentati al congresso dell’American College of Physicians Internal Medicine (ACP-IM) 2025 e pubblicati contemporaneamente sulla rivista Annals of Internal Medicine.
«Spesso, quando ci troviamo di fronte a un paziente che non raggiunge gli obiettivi terapeutici, dobbiamo decidere se aumentare la dose massima di un farmaco o cambiare la terapia. Con il costante aumento dei trattamenti basati sulle incretine, ora abbiamo la possibilità di scegliere se prescrivere questi farmaci per il trattamento del diabete» ha dichiarato in un’intervista il primo autore Liana Billings, direttrice della Clinical and Genetics Research in Diabetes and Cardiometabolic Disease and Personalized Medicine presso l’Università di Chicago.
Confronto tra aumento della dose di dulaglutide o passaggio a tirzepatide
Al congresso ha sono stati presentati i risultati dello studio multicentrico, randomizzato, in aperto, di fase IV SURPASS-SWITCH, che ha coinvolto 282 pazienti con diabete di tipo 2 e livelli basali di emoglobina glicata (HbA1c) compresi tra il 7 e il 9,5% (media 7,82%) in trattamento con dulaglutide 0,75 mg o 1,5 mg una volta a settimana per almeno 6 mesi.
I partecipanti sono stati randomizzati a una titolazione della dose di dulaglutide fino a 4,5 mg o al passaggio a tirzepatide titolata fino a 15 mg (o alle dosi massime tollerate di entrambi). La maggior parte dei soggetti in entrambi i gruppi assumeva anche ipoglicemizzanti orali.
Risultati significativamente migliori con tirzepatide
La variazione della HbA1c rispetto al basale alla settimana 40 (endpoint primario) è stata pari a una riduzione dell’1,44% con tirzepatide rispetto a 0,67 con dulaglutide, con una diminuzione significativa stimata dello 0,77% (P<0,001). Anche la perdita di peso alla settimana 40 è stata maggiore con tirzepatide, -10,5 kg vs -3,6 kg con dulaglutide, con una differenza anche in questo significativa (P<0,001).
Le percentuali di pazienti che hanno raggiunto l’endpoint composito di HbA1c non superiore al 6,5% e perdita di peso di almeno il 10% senza ipoglicemia sono state del 47,4% con tirzepatide e del 4,8% con dulaglutide.
Anche la glicemia a digiuno e la circonferenza vita si sono ridotte in misura significativamente maggiore con tirzepatide. Entrambi i farmaci hanno migliorato i profili lipidici, anche se parte del miglioramento iniziale del colesterolo LDL con tirzepatide è stato perso alla settimana 40, senza una chiara spiegazione.
Gli eventi avversi, tra cui nausea e diarrea, sono stati simili nei due gruppi. L’ipoglicemia (<54 mg/dl) è stata più frequente con tirzepatide (5,8% vs 2,8%), ma non si sono verificati eventi ipoglicemici gravi in nessuno dei due gruppi.
Meglio cambiare terapia che aumentare il dosaggio
«Dallo studio emerge chiaramente che ritardare il controllo della malattia aumentando la dose di dulaglutide anziché passare a tirzepatide espone i pazienti al rischio di avere un livello glicemico superiore all’intervallo target e aumenta potenzialmente il rischio di sviluppare complicanze legate al diabete» ha aggiunto.
«Anche se tirzepatide è più potente dei GLP-1 agonisti della precedente generazione, questo studio è stato molto utile perché ritengo sia importante effettuare confronti all’interno della stessa classe terapeutica, altrimenti le nostre decisioni terapeutiche non sono guidate dai dati» ha commentato Rozalina McCoy, responsabile associato della Clinical Research, Division of Endocrinology, Diabetes, and Nutrition della University of Maryland School of Medicine di Baltimora.
Tuttavia ha anche sottolineato che nella pratica clinica diversi fattori possono rappresentare ostacoli al cambio di trattamento, in quanto i piani sanitari variano molto in termini di copertura dei GLP-1 agonisti, requisiti di trattamento graduale e tipo di autorizzazioni preventive richieste. A volte è necessario attendere il fallimento di un farmaco al dosaggio massimo prima di poter cambiare terapia.
Come gestire l’importante perdita di peso con tirzepatide?
McCoy ha anche osservato che non tutte le persone con diabete di tipo 2 hanno bisogno di perdere la quantità di peso prodotta da tirzepatide. «Per alcuni dei nostri pazienti, soprattutto quelli che assumono tirzepatide per il diabete e che non soffrono di obesità grave, non vogliamo che perdano troppo peso. Tuttavia, una volta raggiunto il peso desiderato, gli unici dati che abbiamo riguardano il riacquisto del peso dopo l’interruzione del trattamento» ha sottolineato. «Come non sappiamo se, dopo aver raggiunto l’obiettivo con tirzepatide, possiamo fare il contrario e tornare a dulaglutide in modo da mantenere sostanzialmente un peso stabile».
Billings ha consigliato di monitorare i pazienti all’inizio della terapia con tirzepatide e di raccomandare esercizi di rafforzamento muscolare. «Se un paziente presenta una rapida perdita di peso, significativi effetti collaterali gastrointestinali, o non ha un’alimentazione adeguata, ridurrò la dose della terapia ormonale a base di incretine o la interromperò. Se riduco la dose, monitoro attentamente la stabilizzazione del peso e il miglioramento degli effetti collaterali gastrointestinali».
Referenze
Billings LK et al. Comparison of Dose Escalation Versus Switching to Tirzepatide Among People With Type 2 Diabetes Inadequately Controlled on Lower Doses of Dulaglutide: A Randomized Clinical Trial. Ann Intern Med. 2025 Apr 4.
da Pharmastar