Diabete e cuore. Attenzione agli scompensi cardiaci

Non l’infarto, ma lo scompenso cardiaco: ecco qual è il nemico più subdolo per il cuore diabetico. A dirlo lo Studio DYDA (Left ventricular DYsfunction in DiAbetes), promosso dai Centri studio dell’Associazione Medici Diabetologi (AMD) e dell’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO), presentato al 48° Congresso EASD, in corso a Berlino.

Che diabete e malattie cardiovascolari siano strettamente collegate tra loro non è un mistero. Anzi, sono molteplici le dimostrazioni del ruolo che il diabete con glicemia fuori controllo – tecnicamente, con emoglobina glicata (HbAc1) stabilmente superiore al 7% – ha rispetto al rischio di andare incontro a disturbi cardiaci come angina, coronaropatia, infarto o a ictus. Ma sarebbe lo scompenso cardiaco il problema a cui pazienti e medici devono fare più attenzione. Una forma di malattia del cuore in grande espansione, che di fatto è la prima causa di mortalità nel nostro Paese (più di 270 i morti al giorno) e rappresenta il maggior costo in assoluto per degenza ospedaliera: oltre 600 milioni di euro ogni anno, con più di 500 ricoveri al giorno.

Per dirlo i ricercatori di AMD e ANMCO hanno seguito e analizzato, tra il 2007 e il 2011, 960 persone con diabete di tipo due, giovani, di età media intorno ai 60 anni, senza sintomi riferibili a disturbi cardiaci. Le persone sono state sottoposte a ecocardiografia all’inizio dello studio e quindi nuovamente a distanza di due anni. “Da subito è emerso che una persona con diabete su due mostrava segni ecocardiografici di disfunzione ventricolare sinistra, la porta d’ingresso allo scompenso cardiaco, senza avere alcuna sintomatologia o manifestato precedentemente alcun disturbo cardiaco”, ha spiegato Carlo B. Giorda,Presidente AMD e coordinatore dello Studio DYDA insieme a Marco Comaschi.
Al controllo dopo 2 anni, inoltre, questa quota del 50% è diventata 88%, con una percentuale di decessi e di ricoveri di circa il 15%.

Ma non solo. È stato evidenziato, infatti, che peggiore è il controllo della glicemia, maggiore è il rischio di disfunzione ventricolare sinistra e scompenso cardiaco, e che il rischio aumenta al crescere di sovrappeso, circonferenza della vita e riduzione dell’attività fisica, ciascuno considerato un fattore di rischio indipendente. “I risultati di questo studio sono importanti, perché possono risvegliare un campanello d’allarme nella testa del medico, permettendogli di identificare, anche e soprattutto in persone con diabete senza alcun sintomo cardiaco e con funzione ventricolare normale, quelle a maggior rischio, sottoponendole a controlli ormai di routine come l’ecocardiografia o semplici esami del sangue,” ha concluso Giorda.

 

 

da quotidianosanità.it