Diabete e i dispositivi innovativi per il monitoraggio dei livelli glicemici nel paziente

Nuove opportunità di cura e moderni dispositivi medici, distribuiti in modo sempre più capillare sul territorio, al servizio dei pazienti diabetici lombardi. Con ricadute positive sia in termini di qualità della vita per i pazienti sia in termini di risparmio per il Sistema Sanitario Regionale (SSR).

È quanto emerso dal Forum svoltosi lunedì 29 maggio, a Milano (Hotel Hilton, via Galvani 12) alla presenza di esperti di farmacoeconomia, clinici, rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni di pazientiL’incontro, dal titolo “Lotta al diabete – Innovazione possibile e nuovi modelli di governance sanitaria in Regione Lombardia”, organizzato da Italian Health Policy Brief con il contributo non condizionante di Abbott, è stato occasione per fare il punto sulla malattia in Regione e dopo l’approvazione all’unanimità, da parte del Consiglio regionale, della mozione 808/2022 concernente le misure dedicate ai pazienti diabetici per migliorare l’accesso ai device sanitari per il monitoraggio continuo della glicemia (Continuous Glucose Monitoring – CGM).

La mozione, nel dettaglio, impegna la Giunta a:

valutare la possibilità per i pazienti diabetici di ritirare i device CGM anche presso strutture alternative, quali farmacie e case di comunità;
valutare la possibilità di prevedere una fornitura che abbia durata annuale, o almeno semestrale;
valutare di prevedere, nell’ambito della fornitura temporale, la possibilità di implementare il numero dei singoli device CGM e degli infusori di insulina forniti per sopperire a tutte quelle situazioni di criticità, dunque necessità, che possono venire a formarsi;
valutare la possibilità di sviluppare corsi di formazione e informazione immediata e sistemica per i medici di medicina generale sui benefici che l’utilizzo di questi device innovativi procurano alla qualità di vita dei pazienti.

I DATI

È la Lombardia la regione italiana con il maggior numero assoluto di persone malate di diabete in Italia: un diabetico su sette, infatti, vive nel territorio della Regione, dove risiedono circa 570mila dei 4 milioni di malati di diabete stimati nel nostro Paese. Di questi, uno su 3 vive a Milano città. Secondo i dati elaborati dall’ATS Città Metropolitana di Milano, infatti, nel capoluogo lombardo sono oltre 180.000 le persone con diabete noto e diagnosticato e circa 60.000 le persone che non sanno di averlo.

La spesa sanitaria pro-capite ammonta ogni anno a circa 3mila euro, pari a oltre 1 miliardo e mezzo di euro complessivamente a carico del SSR.

I DISPOSITIVI

Attualmente sono disponibili due tipi di sistemi per il monitoraggio della glicemia: il CGM in tempo reale (real time Continuous Glucose Monitoring, rt-CGM) e i sistemi di monitoraggio intermittente del glucosio (intermittently scanned Continuous Glucose Monitoring is-CGM) chiamato anche monitoraggio flash del glucosio. Questi ultimi dispositivi, i sistemi isCGM, sono oggi disponibili e già utilizzati da una ampia parte della popolazione diabetica in Italia, sia pazienti di tipo 1 che pazienti tipo 2, grazie ai significativi benefici clinici mostrati insieme alla sostenibilità per il SSN con costi di acquisizione più sostenibili.

Come sottolineato durante il Forum da Stefano Genovese, Responsabile Unità di Diabetologia, Endocrinologia e Malattie metaboliche, IRCCS, Cardiologico Monzino, le evidenze cliniche si riscontrano sia sulla glicata sia sulle metriche del glucosio. Studi compiuti su decine di migliaia di pazienti mostrano, infatti, che già a tre-sei mesi dall’utilizzo dei dispositivi in maniera continuativa si registra una significativa riduzione dell’emoglobina glicataoltre ad una riduzione delle ospedalizzazioni per complicanze acute della malattia. Queste evidenze si hanno non solo nella popolazione in terapia insulinica multiniettiva, ma anche in trattamento con sola insulina basale.

Quel che accade, con i sistemi innovativi di monitoraggio, è dunque una ottimizzazione a 360° nella gestione della malattia e un miglioramento, dal lato clinico, della presa in carico del paziente con la possibilità di stratificare il paziente stesso in base al rischio. Obiettivi che vanno nella direzione delle linee guida di Regione Lombardia ricordate dal consigliere Marco Bestetti, della Commissione Permanente sulla Sanità, di “andare verso una presa in carico dei pazienti sempre più all’altezza delle aspettative”.

L’UTILIZZO E LE CRITICITÀ

Al momento, come ricordato dalla Dott.ssa Emirena Garrafa, Consigliera dell’Associazione diabetici della provincia di Brescia, si tratta purtroppo di strumenti ancora poco utilizzati a livello nazionale e regionale, come riportano i dati ARNO, dove si registra una spesa totale per diabete, in questo tipo di dispositivi, sostanzialmente stabile passando dal 4% del 2019 al 6% del 2022.

Fra le motivazioni che stanno alla base di un utilizzo ancora così contenuto il costo, il fatto che si tratta di dispositivi che rendono immediatamente riconoscibile il malato e la necessità di una adeguata formazione per il paziente ed il suo caregiver per un corretto utilizzo.

Tutti aspetti comunque trascurabili rispetto ai vantaggi per la salute dei pazienti, e che debbono essere superati, come ricordato proprio da Garrafa, con operazioni sempre più mirate di sensibilizzazione e di formazione alla tecnologia, e magari portando avanti agevolazioni per chi ne fa utilizzo, come ad esempio una riduzione del numero di visite ed esami di controllo obbligatori.

IL RUOLO DEI FARMACISTI

C’è poi il ruolo cruciale che potrebbe essere svolto dai farmacisti di comunità per semplificare la diffusione di questi dispositivi attraverso una distribuzione capillare sul territorio. Come sottolineato da Andrea Mandelli, presidente FOFI, Federazione Ordini Farmacisti Italiani. Tre, secondo Mandelli, gli aspetti chiave su cui i farmacisti possono venire in supporto delle persone con diabete e del SSR: informazione, semplificazione e risparmio.

Il primo aspetto facendo comprendere meglio ai pazienti, così come accaduto nella recente campagna vaccinale anti-Covid, i benefici, in questo caso legati all’utilizzo della tecnologia, nel contrastare la malattia. “I farmacisti di prossimità – ha sottolineato Mandelli – hanno mostrato nella recente pandemia come il forte rapporto di fiducia che li lega ai cittadini rappresenti un potente strumento per abbattere il muro di diffidenza nell’approcciarsi a modalità innovative di prevenzione e cura, in grado di ridurre il peso della malattia nella quotidianità e migliorare la qualità di vita”. Il secondo aspetto, quello della semplificazione, attraverso la capillare presenza sul territorio che è sinonimo di maggiore accessibilità per i pazienti e i caregiver, consentendo di ritirare i dispositivi comodamente nella farmacia sotto casa, ad orari più ampi ed evitando onerosi spostamenti per raggiungere altri presidi del SSN. E poi il risparmio legato alla riduzione dei costi per il SSR, considerata l’efficacia dei dispositivi nel prevenire e ridurre le complicanze legate alla malattia.

IMPATTO ECONOMICO

Come sottolineato da Davide Croce, direttore del Centro sull’Economia e il Management nella Sanità e nel Sociale (CREMS), in Regione Lombardia circa 100.000 pazienti diabetici sono eleggibili all’utilizzo dei nuovi dispositivi. Oggi sono 25.000 i pazienti diabetici utilizzatori, ma ci si aspetta che in 2 anni, grazie anche ad una diffusione capillare della distribuzione sul territorio, possano quasi raddoppiare arrivando a 45.000 considerando un andamento lineare. Andando a valutare l’attuale costo di approvvigionamento e dispensazione a carico del SSR, il modello restituisce uno scenario in cui il risparmio in termini di costi di gestione potrebbe arrivare fino a circa 33 milioni all’anno per il SSR.

In sintesi, i partecipanti hanno convenuto che è tempo di diffondere – quanto più possibile ed in modo capillare – l’utilizzo di dispositivi per il controllo continuo della glicemia, sia per una migliore qualità di vita dei pazienti diabetici, sia per una migliore gestione della malattia e, di conseguenza, per una migliore sostenibilità economica del sistema sanitario. Questa prospettiva richiede una forte e chiara responsabilità da parte dell’istituzione regionale, sia a livello di indirizzo politico sanitario, sia a livello di governo del sistema sanitario stesso, di modo da attuare quei cambiamenti oggi resi possibili dalla conoscenza scientifica e dall’innovazione tecnologica.