Diabete e obesità: emergenza sempre più seria; rischio per le giovani generazioni
Sono oltre 3 milioni i diabetici in Italia e 1 altro milione di persone lo è, ma non sa di esserlo. “Oggi, nel nostro Paese il diabete colpisce il 5-6% della popolazione, mentre solo dieci anni fa interessava 4 italiani su 100”, ha detto Antonio Pontiroli, Presidente del congresso e Direttore Divisione Medicina 2a, Ospedale San Paolo, Università degli Studi di Milano, incontrando i giornalisti alla conferenza stampa del 6° Convegno Nazionale DIABETE-OBESITA’, in svolgimento a Milano. “I dati recentemente diffusi dall’International Diabetes Federation (IDF) mostrano che più di 230 milioni di persone convivono con questa malattia nel mondo, e si calcola che nel giro dei prossimi 20 anni le persone colpite da diabete saranno 366 milioni, se non si adotteranno per tempo adeguate contromisure”, ha proseguito. E la ragione è semplice: modifica in peggio degli stili di vita, che porta un italiano adulto su tre ad essere in sovrappeso (33,4%) e uno su dieci (9,1%) a essere obeso. “Per chi si occupa di malattie del metabolismo – ha ricordato Pontiroli – il binomio diabete-obesità è ormai diventato il problema emergente nei paesi avanzati, perchè riguarda fasce di età sempre più giovani: cioè il futuro della società. L’obesità e il diabete di tipo 2 rappresentano le principali epidemie del XXI secolo, e sono in continua espansione, portando con sé un corollario di malattie cardiovascolari, responsabili di costi personali e sociali intollerabili In Italia, infatti, pur non raggiungendosi le situazioni drammatiche di altri Paesi – principalmente anglosassoni, risulta già obeso il 13 per cento dei bambini e degli adolescenti e sono in aumento tra i giovani anche i casi di diabete di tipo 2, quello una volta definito senile”. Carlo Agostoni, professore della Clinica Pediatrica, Ospedale San Paolo, Università degli Studi di Milano, ha quindi aggiunto che è ormai ampiamente dimostrato come sovrappeso e obesità in età adolescenziale siano alla base di una serie di malattie in età adulta, indipendentemente dall’effettivo peso che l’adulto abbia; come è altrettanto vero che uno dei fattori di rischio per l’obesità infantile sia l’interruzione precoce dell’allattamento al seno, che dovrebbe proseguire anche nello svezzamento e, qualora il latte materno venga a mancare, essere sostituito da latte formulato. “I dati più recenti – ha detto ancora Pontiroli – dicono che il 6% dei ragazzi europei obesi, di età tra 6 e 17 anni, è colpito da diabete di tipo 2. Inoltre, l’esperienza dei centri di diabetologia italiani indica come sia sempre più elevato il numero di giovani diabetici che si presentano negli ambulatori con complicanze cardiovascolari già prima dei 30 anni. Sono persone di fatto a rischio d’infarto e altre patologie cardiache in giovane età”. Secondo i dati del “Rapporto 2007 su malattia cardiaca e ictus dell’American Heart Association”, pubblicati a febbraio (Heart Disease and Stroke Statistics, 2007 Update – A Report From the American Heart Association Statistics Committee and Stroke Statistics Subcommittee, Circulation, 6 febbraio 2007), e illustrati da Federico Lombardi, Direttore Cardiologia Ospedale San Paolo, Università degli Studi di Milano, il diabete aumenta il rischio di infarto del miocardio da 1,5 a 4,5 volte nella donna e da 1,5 a 2 volte nell’uomo; inoltre, aumenta il rischio di ictus da 2 a 6 volte. Il 65 per cento delle morti negli adulti con diabete è legata a malattie cardiovascolari e nelle persone con diabete il rischio di mortalità per malattie del cuore risulta da 2 a 4 volte maggiore rispetto ai non diabetici. “La prima misura da adottare, è di carattere educativo: infatti, l’obesità e il diabete di tipo 2 (che rappresenta il 90-95% di tutti i casi di diabete) possono essere prevenuti e curati con interventi sugli stili di vita, migliorando l’alimentazione, ma soprattutto facendo attività fisica – ha spiegato Pierpaolo De Feo, professore di endocrinologia all’Università degli Studi di Perugia e Coordinatore del gruppo Attività Fisica di Diabete Italia – I benefici di un regolare programma di attività fisica aerobica, svolta nel tempo libero, da persone con diabete di tipo 2 e obesità o sovrappeso, sono stati dimostrati da uno studio che abbiamo condotto all’Università di Perugina – ha proseguito – Abbiamo valutato l’effetto di diversi livelli di attività fisica aerobica in 179 diabetici di età media di 62 anni. Coloro che effettuavano oltre 200 minuti alla settimana (circa 30 minuti al giorno) di attività fisica mostravano riduzione del peso, della circonferenza vita, della frequenza cardiaca, della glicemia, del colesterolo cattivo (LDL) e aumento di quello buono (HDL)”. Inoltre, ha spiegato ancora De Feo: “La quantità di attività fisica svolta è correlata con la riduzione della spesa sanitaria. E’ stato stimato che, in due anni, camminare 5 km al giorno riduce i costi per farmaci di 550 euro, i costi per altre spese sanitarie di 700 euro, i costi sociali indiretti di 110 euro, i costi totali di 2.000 euro, con un incremento dei costi sociali diretti di 400 euro. Per queste ragioni, il Gruppo Attività Fisica di Diabete Italia promuove il progetto ‘Io Muovo la Mia Vita’, per sensibilizzare sull’efficacia dell’attività fisica per curare obesità e diabete di tipo 2 ( www.iomuovolamiavita.diabeteitalia.it )”. “Un’esperienza, quella dell’Università di Perugia da valutare con estremo interesse – ha sottolineato Pontiroli – Infatti, pur essendo il diabete la 4a causa di morte nei paesi industrializzati, con circa 3 milioni di decessi l’anno, praticamente come l’AIDS cui i governi destinano, tuttavia, risorse enormemente superiori, i suoi costi sono tra i più elevati: 2.800 euro in media a paziente in Italia, cioè 8,5 miliardi di euro l’anno. Ecco perchè è fondamentale arginare questo fenomeno sempre più preoccupante. Per i grandi obesi, infine – ha aggiunto – per i quali la perdita di peso mediante dieta, farmaci, ed esercizio fisico è obiettivo irrealizzabile, si dovrebbe considerare l’opzione chirurgica, con interventi che vanno dal palloncino intra-gastrico, al bendaggio gastrico, al by-pass gastrico, al by-pass bilio-intestinale, alla diversione bilio-pancreatica. Questi interventi curano in modo efficace e duraturo non solo l’obesità, ma nella maggior parte dei casi anche il diabete. Il Diabetes Surgery Summit, convegno internazionale tenutosi a Roma dal 29 al 31 marzo scorsi, ha proprio richiamato l’attenzione di medici e chirurghi, delle autorità sanitarie, dell’NIH sull’importanza di questo tipo di terapia”.
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5 aprile 2007
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