Diabete e religione. I consigli della Sid per gestire il diabete durante il ramadan
Un comportamento appropriato e consapevole durante il periodo di Ramadan può tradursi in benefici duraturi per i soggetti con diabete. Per questo il paziente deve ricevere adeguate informazioni sui rischi del digiuno, sulla necessità di monitorare la glicemia capillare, sull’attività fisica, sulla terapia nutrizionale così come sul trattamento farmacologico già nel periodo che precede il Ramadan stesso.
Obiettivi questi raggiungibili attraverso un’adeguata sensibilizzazione dei diabetologi italiani. Per tale motivo la Società Italiana di Diabetologia (Sid) ha deciso di facilitare la gestione di questa nuova situazione clinica con un position paper di facile consultazione su diabete e Ramadan. In passato, altre società scientifiche internazionali si sono occupate di questo argomento, ma non è stato finora possibile redigere delle linee guida formali. Non ci sono ancora infatti sufficienti dati da studi randomizzati e controllati sul trattamento del diabete durante il Ramadan. “La SID – afferma il professor Giorgio Sesti presidente della Società Italiana di Diabetologia – è una società scientifica che pone al centro della sua attività la cura e il benessere della persona con diabete senza discriminazioni di genere, razza, cultura, religione, livello sociale.
Il crescente numero di stranieri residenti in Italia ha portato lo specialista diabetologo a dover prendersi cura di persone con diabete di religione musulmana che seguono la pratica del digiuno durante il Ramadan. Per tale motivo la Sid ha voluto preparare un documento sulla gestione del diabete durante il Ramadan, un periodo particolarmente problematico dal punto di vista della gestione terapeutica per via del digiuno protratto durante le ore diurne. La Sid ha deciso di facilitare la gestione di questa nuova situazione clinica con un documento di consultazione che tratta della gestione complessa del diabete durante il Ramadan.
La Sid è sicura che il presente documento possa fornire adeguate informazioni per facilitare la presa in carico del paziente diabetico di religione musulmana che vuole affrontare in sicurezza il digiuno durante il periodo del Ramadan allo scopo di favorire una piena integrazione socio-sanitaria e il rispetto della libertà di culto”.
Si stima che attualmente vivano in Italia oltre di 1,4 milioni di persone di religione musulmana (fonte: Fondazione sulle Iniziative e Studi Sulla Multietnicità – Ismu). La prevalenza di residenti di religione musulmana è quindi circa il 2,3 per cento della popolazione complessiva (italiana e straniera), ma si prevede che salirà al 5 per cento nel 2030 e al 10 per cento nel 2050, con forti differenze regionali. Molte di queste persone, soprattutto quelle di origine araba ed indiana, appartengono a popolazioni ad elevato rischio di diabete con una prevalenza di malattia superiore a quella italiana (10-15 per cento Iran; 15-20 per cento Egitto).