Diabete in Emilia Romagna: pazienti molto informati sulla malattia e soddisfatti di medici e servizi. Ma crisi minaccia l’idillio

Quasi l’85% dei pazienti diabetici dell’Emilia Romagna in terapia con insulina è consapevole, attivo e competente nella gestione della propria patologia. Quasi la totalità (ben il 97%) si dice inoltre molto soddisfatta per la disponibilità e competenza dei medici curanti. Percentuale che cala ma di poco (90%) quando i pazienti sono chiamati a esprimersi sulla qualità dei Servizi sanitari in termini di accessibilità, tempi di attesa e servizi offerti.

Sono questi alcuni tra i dati più evidenti dell’indagine condotta su scala nazionale da Gfk Eurisko e che, estrapolati a livello regionale, posizionano l’Emilia Romagna tra le regioni più avanzate per autonomia, competenza dei pazienti e rapporto degli stessi con i centri e i medici che li hanno in cura.
La declinazione emiliano-romagnola della ricerca Eurisko è stata presentata nei giorni scorsi a Bologna nel corso di un incontro tra esperti organizzato da Sics, Società italiana di comunicazione scientifica e sanitaria, realizzato con il sostegno non condizionante di Sanofi e promosso da Quotidiano Sanità nell’ambito del più vasto programma di approfondimento del progetto DIRE (Diabete, Informazione, Responsabilità, Educazione)che toccherà dieci regioni fino al prossimo mese di ottobre.
All’incontro hanno partecipato rappresentanti delle associazioni dei pazienti, della Regione – presente il Direttore Generale dell’Assessorato Kyriakoula Petropulakos e delle Società scientifiche di riferimento.

Il coinvolgimento attivo del paziente nella gestione della malattia ha effetti significativi sulla soddisfazione del paziente e sulla sua qualità di vita. Questo significa una migliore percezione dello stato di salute, un umore migliore, migliori relazioni sociali e familiari e migliori risultati in termini di buon controllo glicemico, minori ipoglicemie gravi, più aderenza al trattamento e maggiore capacità di migliorare il proprio stile di vita.
I risultati dello studio condotto da GfK Eurisko su un campione nazionale di 500 pazienti con diabete di tipo 2 in trattamento con insulina confermano – anche a livello della Regione Emilia Romagna – l’importanza di una buona relazione medico-paziente nel favorire il coinvolgimento attivo del paziente e nel migliorare i risultati della cura. Paziente che tuttavia, nella Regione ER, si caratterizza da un lato per una lieve maggiore incidenza di sovrappeso rispetto all’Italia (67% contro 46% del dato nazionale) cui fa da contraltare una più decisa diminuzione del dato sull’obesità (12% contro il 27% del dato medio nazionale).

“Il medico – ha dichiarato Isabella Cecchini, Direttrice del Dipartimento di Ricerche sulla Salute di GfK Eurisko – ha un ruolo fondamentale nell’educare il paziente e renderlo consapevole dell’importanza della cura e di un corretto stile di vita. Tale consapevolezza migliora la soddisfazione del paziente attraverso un migliore controllo della malattia”.

L’indagine ha confermato che in Emilia Romagna il diabetologo è il medico di riferimento per il paziente ma il medico di medicina generale, sebbene abbia un ruolo più collaterale in termini prescrittivi, esercita una consistente funzione di supporto e guida nella gestione quotidiana della malattia e dello stile di vita. Quasi totalizzante, inoltre, il ruolo del servizio pubblico a cui si rivolge praticamente il 100% delle persone con Diabete. La sinergia tra medico di famiglia e team specialistico ha un effetto positivo sull’efficacia della cura e sulla soddisfazione complessiva del paziente per il medico e per i servizi di cura, affermazione questa che, in Emila Romagna, appare pienamente rispettata.

Un così positivo risultato nella gestione di questa patologia cronica ha, inoltre, un positivo riscontro nel numero di ricoveri ospedalieri legati al Diabete che, sulla base delle dichiarazioni degli intervistati, registra una percentuale decisamente inferiore rispetto alla media nazionale (2% contro 6%). Un dato che diventa ancor più eclatante se misurato anche alla luce del numero dei giorni di ricovero: soltanto uno per l’Emilia Romagna contro gli 8,5 della media nazionale.

In un quadro di governance della patologia così apparentemente (ma per certi versi anche concretamente…) idilliaco non mancano tuttavia elementi di preoccupazione da parte degli addetti ai lavori che, a causa della crisi economica generale e di una politica necessariamente sofferente per qualche limitazioni di budget, paventano il rischio di non vedere nel futuro prossimo standard di assistenza così elevati come quelli attuali. E se da un lato la “territorializzazione” della governance di una patologia cronica come il Diabete porta con se molti aspetti positivi, dall’altro si addensano gli interrogativi sulla fine che faranno i centri specialistici di alta qualità e come sarà possibile garantire analoghi standard, appunto, sul territorio.

“Non possiamo non essere soddisfatti dell’atteggiamento dei pazienti nei confronti delle strutture sanitarie e dei medici e di quanto essi stessi siano responsabilizzati nella gestione della terapia” ha sottolineatoGiuseppe Forlani, Presidente regionale della Società italiana di Diabetologia “ma del resto investire nell’empowerment del paziente è parte integrante di una filosofia di approccio che nella nostra regione va avanti da molto tempo. Si può migliorare ancora molto su questa strada ma le mie maggiori perplessità” ha aggiunto “riguardano i rischi, in periodo di tagli economico-finanziari, connessi con una riduzione delle risorse e quindi della possibilità che i centri di eccellenza, in qualche modo, perdano le loro caratteristiche. Si parla molto di voler portare la diabetologia sul territorio, cosa ottima di per se, purché gli operatori sanitari del territorio non siano slegati da una realtà di assistenza che abbia delle capacità organizzative e scientifiche importanti”.

Tra le criticità evidenziate dagli esperti convenuti anche il tema che riguarda l’attuale metodo di approvvigionamento di beni e servizi. Le gare, insomma, che sebbene vivano nell’ambito di leggi nazionali e provvedimenti regionali al momento difficilmente modificabili, non rappresentano più oggi il metodo migliore per garantire qualità e costo-efficacia in quanto fanno perdere la visione d’insieme del sistema.

Soddisfazione è stata espressa anche da Giulio Marchesini Reggiani, Professore Ordinario presso il Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Università di Bologna. “L’Emilia Romagna si è sempre caratterizzata in maniera molto particolare per uno specifico interesse allo stile di vita delle persone e all’educazione terapeutica. Un elemento che, credo, giustifica con ragione la buona percezione che le persone con diabete hanno del loro trattamento. Il che tuttavia non significa” ha aggiunto “che non persistano delle criticità, in parte ancora all’orizzonte, in parte già presenti. A cominciare da una serie di tagli” ha quindi sottolineato Reggiani “che hanno comportato una forte riduzione delle strutture diabetologiche in regione, creando delle difficoltà organizzative che sono state solo temporaneamente tamponate dalla buona volontà dei professionisti. Inoltre, un’altra criticità all’orizzonte, ma che si sta concretizzando, è rappresentata dal progressivo disinvestimento da parte delle aziende farmaceutiche nel campo del diabete, almeno in Italia, a causa di alcune criticità che insistono in maniera molto sensibile nella gestione delle gare di approvvigionamento di farmaci e presidi. Abbiamo avuto notevoli problemi per la gara sui dispositivi per il diabete che sono stati solo parzialmente risolti e che stiamo ancora pagando. Ma altre criticità sono quelle che si stanno realizzando, per esempio, per i farmaci maggiormente innovativi che, sicuramente, sono più penalizzati in regione ER che da altre parti per difficoltà e ritardi di accesso e che rendono ragione di un certo disinteresse delle aziende farmaceutiche. Il che non significa” ha quindi concluso “che sia favorevole a un pagamento a pié di lista. Ritengo che le gare vadano fatte, ma che bisogni anche tutelare il sistema paese nel suo complesso: non è importante soltanto il costo del farmaco, ma il costo della patologia nel suo insieme che, per essere curata al meglio, può anche richiedere un piccolo costo aggiuntivo che alla fine rappresenta solo una piccola parte del totale della malattia”.

Fiduciosa che il clima e le consuetudini di collaborazione tra gli interessati con le istituzioni potranno risolvere i problemi all’orizzonte si è quindi detta Rita Lidia Stara, Presidente della Federazione Diabete Emilia Romagna in rappresentanza dei pazienti. “I dati della ricerca corrispondono alla percezione che noi abbiamo dell’assistenza in Emilia Romagna” ha osservato “e siamo convinti di avere un buon livello di assistenza. E’ chiaro che esistono delle zone d’ombra che devono essere migliorate ma nel tempo abbiamo creato un rapporto molto stretto tra associazioni dei cittadini, società scientifiche e governo regionale per cui le strade di miglioramento le stiamo cercando veramente insieme. In Emilia Romagna abbiamo già fatto tanto e, per migliorare ancora, non c’è altra strada che quella di lavorare insieme”.

 

 

 

da Quotidianosanità.it