Diabete: No a integratori selenio se superflui
Anche se l’aggiunta di selenio beneficia senz’altro coloro che mancano di questo essenziale micronutriente, potrebbe invece rappresentare un rischio per chi ne assume gia’ abbastanza nella propria abituale dieta (tra cui gran parte della popolazione dei paesi ricchi). Uno studio pubblicato su The Lancet mostra che gli integratori di selenio potrebbero essere dannosi, aumentando in molti casi il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2. ”L’assunzione di selenio varia enormemente in tutto il mondo. Stime indicano che sia molto alta in Canada, Stati Uniti e Giappone, e leggermente piu’ bassa in Europa. Gli integratori non fanno altro che aggiungere nutrienti laddove spesso sono gia’ presenti a livelli piu’ che sufficienti”, ha spiegato Margaret Rayman, ricercatrice presso la University of Surrey Guilford e autrice dello studio. Il selenio e’ un minerale naturale presente in piccole quantita’ negli alimenti, necessario per una buona salute. Il basso apporto di selenio e’ spesso collegato a un aumento del rischio di morte causato da un impoverimento della funzione immunitaria, oltre che a un rapido declino cognitivo.
Una maggiore assunzione di selenio e’ invece connessa a un aumento della fertilita’ maschile, a un potenziamento degli effetti antivirali, nonche’ a un miglioramento della protezione contro i tumori della prostata, del polmone , del colon e della vescica. – Tuttavia ci sono state numerose evidenze circa il rischio di un aumento di diabete di tipo 2 connesso a un diffuso utilizzo degli integratori. ”Questi risultati – ha sottolineato la Rayman – sono in conflitto solo apparentemente.
Infatti essi possono essere spiegati sulla base del fatto che il selenio risulta utile solo quando l’assunzione e’ effettivamente inadeguata”. Lo studio suggerisce anche che potrebbe giocare un ruolo chiave nella buona riuscita dell’uso degli integratori, l’interazione tra l’assunzione di selenio e il profilo genetico del paziente, poiche’ potrebbe esserci una recettivita’ maggiore o minore delle selenoproteine a seconda degli individui. ”Dal momento che i polimorfismi presenti nelle cosiddette selenoproteine influenzano sia i livelli di selenio sia il rischio di incorrere nelle malattie a essi connesse, i prossimi studi – ha concluso la ricercatrice – dovranno necessariamente prevedere una genotipizzazione dei partecipanti”.
AGI