Diabete: solo 6,5% in Europa raggiunge obiettivi della terapia
Solo il 6,5% delle persone con diabete in Europa raggiunge gli obiettivi previsti dalla propria terapia (1) Solo un approccio olistico alla malattia è in grado di aumentare la percentuale di persone con diabete che riescono a rimanere nei range ottimali di glicemia.
Un approccio che necessariamente deve coinvolgere: medici, pazienti, assistenza sanitaria e aziende (2) Recenti studi dimostrano come l’integrazione di tecnologie innovative ad un approccio strutturato e personalizzato alla terapia, contribuisce ad un migliore controllo complessivo della glicemia (3) Malgrado tutte le innovazioni tecnologiche degli ultimi anni, appena il 6,5% dei diabetici in Europa è in grado di raggiungere gli obiettivi previsti dalla propria terapia.
Recenti studi, dimostrano che queste difficoltà sono attribuibili principalmente a una serie di fattori noti come “inerzia clinica” che comprende fattori relativi al paziente, al medico e al sistema assistenziale. Ne sono un esempio, la negazione della malattia, le difficoltà di tipo clinico, la depressione, la scarsa educazione alla salute, il troppo poco tempo nell’ambulatorio del medico o comunicazione di scarsa qualità. (4) L’inerzia clinica, infatti, contribuisce a far sì che le persone con diabete vivano con un controllo subottimale della glicemia per molti anni, con conseguenze drammatiche in termini di qualità della vita, morbilità e mortalità. Ma anche l’impatto sui costi del Sistema Sanitario è rilevante a causa degli elevati costi associati al mancato controllo della malattia. (5)
“Dal momento che quando si parla di inerzia clinica sono coinvolti più fattori, le soluzioni possibili prevedono il coordinamento di più approcci, che implicano cambiamenti fondamentali nel modo in cui viene prestata l’assistenza,” spiega il Dr. Jörg Hölzing, Global Head of Strategy, Marketing & Portfolio Management presso Roche Diabetes Care in occasione dell’11° Advanced Technologies & Treatments for Diabetes (ATTD) Congress di Vienna. “Ciò comprende l’adozione di un approccio terapeutico strutturato, personalizzato, la cui efficacia è stata dimostrata dal programma di studio PDM ProValue”. (2/4) Il programma di studio PDM-ProValue è stato condotto in Germania su oltre 900 pazienti affetti da diabete seguiti da specialisti e medici generici.
I risultati di questo studio prospettico, controllato e randomizzato a cluster, sono di grande rilevanza sia per i professionisti dell’assistenza sanitaria sia per i pazienti, dal momento che sottolineano l’efficienza e l’efficacia dell’approccio di Gestione Integrata Personalizzata del Diabete (iPDM). I risultati del PDM ProValue dimostrano che l’emoglobina glicata (HbA1c, un valore di laboratorio che rispecchia la media delle glicemie degli ultimi 3 mesi) ha subito una significativa diminuzione dello 0,5% nel gruppo iPDM durante i 12 mesi della durata dello studio (p<0,0001). Questa riduzione della HbA1c è paragonabile a ciò che si ottiene con la terapia medica ed è stata significativamente più pronunciata rispetto al gruppo di controllo (0,3%, p<0,0001). Nonostante la significativa riduzione dei valori di HbA1c, l’incidenza di episodi ipoglicemici (livello di glucosio nel sangue <70 mg/dl) è rimasta quasi immutata nel tempo.
“La Gestione Personalizzata del Diabete è un processo sistematico incentrato sull’interazione tra medico e paziente,” ha affermato il Prof. Bernhard Kulzer del Centro sul Diabete di Mergentheim, Bad Mergentheim, Germania. “La frequente visualizzazione dei risultati della terapia ottenuti mediante soluzioni digitali facilmente fruibili comporta correzioni della terapia significativamente più numerose e precoci, di tipo sia farmacologico che non farmacologico. Ciò migliora il controllo della glicemia, ma anche i parametri legati alla qualità di vita.” Solo attraverso una forte connessione tra tutte le parti interessate e il miglioramento dell’interazione tra medico e paziente, nonché l’integrazione di soluzioni innovative in un ecosistema aperto, può riuscire a superare l’inerzia clinica e, quindi, aiutare le persona con diabete a rimanere per lungo tempo nel range di valori glicemici corretti (Time in Range).
“Grazie alla tecnologia messa a disposizione da Roche Diabetes Care, che agisce in un ecosistema aperto, cioè in grado di comunicare con diverse tecnologie e sistemi digitali, intendiamo rendere possibile la raccolta, la contestualizzazione e l’analisi della moltitudine di dati rilevanti per la malattia, in sostegno delle decisioni dei medici, per prevenire o ritardare la progressione della malattia,” ha spiegato Tim Jürgens, Global Head di Roche Diabetes Care Health Solutions & Services. L’ecosistema di Roche Diabetes Care non integra solo prodotti fisici come misuratori di glicemia, soluzioni per il monitoraggio continuo del glucosio, penne o microinfusori, ma anche servizi e soluzioni che favoriscano la connessione di tutte le parti coinvolte nella terapia del diabete. Grazie ai sistemi di monitoraggio continuo del glucosio, i pazienti insulino-dipendenti, riescono, ad esempio, a migliorare il controllo glicemico complessivo grazie alla disponibilità di dati accurati, in grado aiutare il proprio medico a prendere le migliori decisioni terapeutiche per il singolo paziente. (3/4)
Ne è un esempio, il sistema Eversense XL, il primo sensore impiantabile (sottocute) per il monitoraggio in continuo con una durata che può arrivare fino a 180 giorni prima di doverlo sostituire.
“Questa maggiore disponibilità di dati – commenta il Prof. Steven Russell, del Massachusetts General Hospital Diabetes Research Center, Harvard Medical School, Boston (MA), USA – aiuta i professionisti sanitari a interpretare in maniera efficiente pattern glicemici e tendenze, nonché a trarre decisioni terapeutiche migliori. I risultati iniziali dello studio con il sistema iPDM, dimostrano che ciò si può tradurre in maggiore aderenza, migliori livelli di HbA1c e minore rischio di ipoglicemia.” “Affrontare le molteplici problematiche che emergono dalla gestione del diabete e dall’inerzia clinica in particolare, è una sfida enorme. Tuttavia, riteniamo che coniugando le nostre soluzioni con il concetto di iPDM possiamo rispondere in maniera efficace alle necessità di tutti gli stakeholder nel gestire un’assistenza ottimale e ottenere migliori outcome clinici. Ampliando l’accesso alla tecnologia innovativa, come il sistema Eversense XL o la soluzione mySugr e integrandoli nel nostro ecosistema, andiamo a rispondere alle principali necessità che hanno le persone con diabete e di chi presta loro assistenza nella gestione quotidiana della terapia, migliorandone i risultati in un contesto più sostenibile ed efficace.” ha concluso il Dr. Jörg Hölzing. MySugr, è un sistema, approvato anche dalla FDA americana, che si basa su una app rivolta ai pazienti in grado di offrire una serie di strumenti per la gestione quotidiana del diabete direttamente dal proprio smartphone. Una sorta di “diario glicemico” capace di connettersi attraverso il Bluetooth, con alcuni dispositivi per la misurazione della glicemia e creare dei report e dei grafici con l’andamento dei valori glicemici o avere un calcolatore in grado di valutare la quantità di insulina necessaria in una determinata situazione e molto altro. Grazie a mySugr, il paziente si trova nelle condizioni migliori per gestire più facilmente la propria malattia e migliorare sensibilmente la propria qualità di vita.
References:
1 Stone MA, et Al., Diabetes Care 2013, Sep; 36 (9):2628-38 | Ross et al., Am J Med (2013); 126; 9:38-48 |
2 Strain et Al., Diabetes Ther (2014); 5: 347-35 |
3 Heinemann et Al., IDF 2017; Abu Dhabi; P-1120 |
4 O’Connor PJ, et al., Rockville: Agency for Healthcare Research and Quality; 2005. | 5Diabetes & Metabolism
43 (2017) 501–511