Diabete tipo 2: la cura precoce riduce il rischio di infarto e mortalità
Migliorare il controllo della glicemia nel diabete di tipo 2 porta significativi benefici nel lungo periodo. Lo dimostrano i risultati a 30 anni del più classico degli studi in diabetologia – lo UK Perspective Diabetes Study (UKPDS) – condotto dall’Università di Oxford, presentati al 44° Meeting della European Association for the Study of Diabetes (EASD)in corso in questi giorni a Roma, e pubblicati online sul New England Journal of Medicine. I ricercatori dell’Oxford Centre for Diabetes, Endocrinology and Metabolism hanno evidenziato che il controllo precoce della glicemia riduce il rischio di infarto (15%) e diminuisce la mortalità (13%), oltre ad avere effetti positivi sulle più tipiche complicanze del diabete, come i danni agli occhi (retinopatia) e ai reni. Lo UKPDS è stato il primo studio su larga scala (oltre 5.000 persone arruolate e studiate tra il 1977 e il 1997) a dimostrare che le complicanze del diabete tipo 2 non sono inevitabili, ma possono essere prevenute controllando efficacemente la glicemia e la pressione del sangue. I risultati dello studio, pubblicati nel 1998, hanno cambiato il corso della diabetologia e costituiscono le basi sulle quali si fonda l’attuale schema Al termine dello studio, nel 1997, i pazienti vennero inviati ai rispettivi centri di cura e proseguirono la propria terapia antidiabetica. Tuttavia, nei successivi 10 anni, i ricercatori di Oxford li hanno tenuti sotto costante osservazione, senza tuttavia intervenire a modificare il trattamento cui erano sottoposti. I risultati mostrano che, nonostante nel controllo della glicemia non siano più evidenti differenze tra i diversi gruppi cui appartenevano i pazienti al tempo dello studio, e queste differenze si siano annullate rapidamente, il vantaggio conferito dalla precocità dell’intervento, sia nella retinopatia sia nel danno renale, è rimasta immutata nel tempo: un vero è proprio effetto “memoria” (legacy effect). Inoltre, e questo è forse il dato più rilevante, si sono ottenuti ulteriori miglioramenti sia nella riduzione del rischio d’infarto sia nella mortalità. “Adesso sappiamo con certezza che trattare il diabete tipo 2 il più precocemente possibile alla diagnosi non solo riduce le complicanze, ma porta benefici duraturi, proprio grazie a un effetto ‘memoria’ del controllo glicemico – ha dichiarato Rury Holman della Oxford University, capo investigatore dello studio – Senza dubbio questi risultati sottolineano l’importanza della diagnosi e dell’intervento terapeutico precoci”. Lo stesso effetto, secondo i dati UKPDS, non si è ottenuto per la pressione arteriosa. Per David Matthews, Presidente dell’Oxford Centre for Diabetes, Endocrinology and Metabolism: “Per la glicemia conta sia quanto un paziente venga curato e controllato oggi, sia quanto lo sia stato in passato. Per la pressione, invece, sembra importante solo la terapia in corso, e questo conferma l’importanza del mantenere i valori pressori sotto controllo sempre, per minimizzare il rischio di complicanze”.
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10 settembre 2008 |