Diabete tipo 2, terapia antipertensiva offre benefici anche ai non ipertesi

I pazienti con diabete di tipo 2 che assumono antipetensivi hanno meno probabilità di avere infarti e ictus o di morire precocemente, anche se non sono ipertesi. A indicarlo è una revisione sistematica e metanalisi pubblicata di recente su Jama.

Obiettivo dello studio era determinare le associazioni tra terapia antipertensiva e malattie vascolari nei pazienti con diabete di tipo 2. A tale scopo, Kazem Rahimi, del George Institute for Global Health dell’Università di Oxford, e altri autori hanno cercato su Medline i grossi studi randomizzati e controllati sugli antipertensivi ai quali avessero partecipato anche pazienti diabetici, pubblicati tra il gennaio 1966 e l’ottobre 2014, identificando in letteratura 40 studi randomizzati a basso rischio di bias, con un totale di 100.354 partecipanti trattati con farmaci antipertensivi o un placebo.

Per ogni diminuzione di 10 mmHg della pressione sistolica gli autori hanno calcolato una riduzione del 13% del rischio di morte precoce (rischio relativo [RR], 0,87; IC al 95% 0,78-0,96), una riduzione dell’11% del rischio di infarti del miocardio ed eventi cardiovascolari (RR 0,89; IC al 95% 0,83-0,95), una riduzione del 12% del rischio di malattia coronarica (RR 0,88; IC al 95% 0,80-0,98) e una riduzione del 27% del rischio di ictus (RR 0,73; IC al 95% 0,64-0,83).

Inoltre, per ogni diminuzione di 10 mmHg della pressione sistolica, i ricercatori hanno trovato anche una  riduzione del rischio di albuminuria del 17% (RR 0,83; IC al 95% 0,79-0,87) e una riduzione del rischio di retinopatia del 13% (RR 0,87; IC al 95% 0,76-0.99]. 

Quando gli autori hanno stratificato i trial in base al valore medio basale della pressione sistolica (< o > 140 mmHg), il rischio relativo dei vari outcome (tranne l’icuts, la retinopatia e l’insufficienza renale) è risultato inferiore negli studi in cui la pressione sistolica basale era superiore.

Inoltre, tranne che per quanto riguarda l’icuts e l’insufficienza cardiaca, l’associzione tra trattamento antipertensivo e outcome non ha mostrato differenze significative a seconda della classe di antipertensivo.

Bryan Williams, professore di medicina dello University College di Londra, ha detto che le conclusioni dell’analisi suggeriscono che i medici “dovrebbero considerare la possibilità di abbassare la pressione sanguigna più di quanto raccomandato nelle attuali linee guida” per ridurre il rischio di ictus .

Sulla base dei risultati ottenuti, gli autori concludono che, tra i pazienti con diabete di tipo 2, la riduzione della pressione arteriosa si è associata a una riduzione della mortalità e di altri outcome clinici, con rischi relativi inferiori osservati tra i pazienti con valori basali di pressione arteriosa sistolica non inferiori a 140 mmHg. Questi risultati, aggiungono i ricercatori, confermano, quindi, la validità dell’utilizzo dei farmaci antipertensivi in questi pazienti.

C.A. Emdin, et al. Blood Pressure Lowering in Type 2 Diabetes: A Systematic Review and Meta-analysis, Journal of the American Medical Association. JAMA. 2015;313(6):603-615. doi:10.1001/jama.2014.18574.
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da PHARMASTAR