Diabetico, quindi campione: un team speciale sogna il Giro
Un cerchio rosso stilizzato e, al centro, una sigla in cifre nere e rosse: «TT1». Ovvero: «Team Type 1».
È il simbolo di una grave malattia: il diabete mellito cronico, il più grave. Ma presto si potrebbe vedere sulle strade del Giro d’ Italia, magari l’ anno prossimo sulle salite del Tour de France.
Perché quella che sembra solo un progetto di solidarietà è anche una formazione ciclistica con grandi ambizioni: la prima al mondo che schiera atleti affetti da questa patologia e punta a partecipare alle classiche del calendario mondiale.
Con una presenza italiana, sia sull’ ammiraglia (l’ ex maglia rosa Podenzana) che su strada (ben tre gli azzurri).
L’ obiettivo è dimostrare che si può fare del ciclismo ad alto livello anche con questo male addosso.
La scommessa di Phil Southerland e Joe Elridge, i due ex studenti statunitensi, malati dall’ infanzia, che hanno fondato la società nel 2004, è già parzialmente vinta negli Usa, dove questa sigla raccoglie ben sette formazioni fra professionisti (4 i diabetici ingaggiati) e dilettanti (12 su 12), più le donne (4), i maratoneti (15 su 15) e i triathleti (18 su 18).
E ancora: nella formazione «Type 2», l’ altra tipologia di diabete, meno grave, i malati atleti sono 17 su 17.
In sei anni di attività hanno smontato con i fatti una lunga serie di pregiudizi. Specie sui pedali.
Sei diabetico? Non solo puoi essere competitivo, ma puoi anche vincere.
Lo testimoniano i 4 successi e il tempo record (5 giorni 9 ore e 5 minuti) nella Race Across America, la più lunga maratona ciclistica del mondo, 4.800 chilometri da costa a costa, in cui si pedala ininterrottamente giorno e notte.
Al Tour di California lo spagnolo Javier Megias Leal, il migliore dei «diabetici» nel team, ha pedalato fianco a fianco con il re dello sprint inglese Cavendish, l’ australiano Rogers e lo statunitense Hincapie, per anni luogotenente di Armstrong. Non solo ciclismo. Ryan Jones ha vinto la 12 ore di corsa a Mt.Penn: «Ogni due giri mi fermavo per controllare con lo strumento portatile lo zucchero nel sangue ed evitare le crisi».
L’ attrezzo si chiama «Continuous Glucose Manager» e permette di misurare di continuo i valori dello zucchero nel sangue, mostrandoli su un piccolissimo monitor sul manubrio.
«Finire la corsa – racconta Tom Kingery, che ha partecipato all’ Ironman di Louisville, uno dei più duri – è stata la cosa più bella della mia vita».
«La nostra è una missione, una filosofia: ogni diabetico può realizzare il suo sogno sportivo», chiosa Chris Baldwin che cura le relazioni della formazione Usa.
« Ora il team vuole avere una presenza importante anche in Europa: cominceremo con il GP della Marsigliese a fine gennaio, poi l’ Etoile de Besseges, il Giro di Sardegna e il Giro del Friuli», spiega Massimo Podenzana, ex corridore di ottimo livello che sederà in ammiraglia agli ordini del russo Vassili Davidenko, anche lui ex corridore.
«Certo, ci piacerebbe partecipare al Giro. Abbiamo fatto domanda alla Rcs». Ma ci vuole l’ invito: possibile, perché da questa stagione Team Type 1 è registrata come Professional Continental, la serie C del ciclismo.
Fra gli oltre 30 sponsor, cinque sono italiani: Colnago (bici), Selle Italia (selle), Sci Con (accessori), Limar (caschi), De Marchi (abbigliamento).
Ma il marchio più importante è la Sanofi Aventis, l’ azienda con base in Francia che produce farmaci e terapie per diabetici.
di Eugenio Capodacqua
tratto da Repubblica.it