Dire o non dire….
ciao Daniela,
l’altra sera ho letto la trascrizione della chat con il prof. Boggi ( Il trapianto di pancreas? Funziona! ) , e ne sono rimasta abbastanza sconvolta.
Nessuno ti dice mai le cose in modo così brutale, anzi, non te le dicono in nessun modo.
Mi ha turbata in particolar modo la statistica sulle morti improvvise, sull’aspettativa di vita inferiore di 10/20 anni rispetto ai non diabetici.
Lì per lì mi sono arrabbiata, ho pensato che non si possono trattare le persone in modo così brusco. Non volevo che qualcuno mi dicesse quelle cose, anche se in fondo le sapevo già. Come non avrei voluto che Fabio raccontasse la sua raccapricciante storia, perchè è molto, molto più comodo non sapere.
Tu sai anche che io soffro di ansia, e attacchi di panico, e per me ora è anche più difficile mantenere la calma.
Eppure c’è qualcosa in me che si è smosso, il desiderio di dire a tutti come stanno le cose. Queste cose, come hanno scosso me, devono scuotere anche i non diabetici, quelli che (per colpa anche nostra) pensano che il diabete sia una condizione facilmente gestibile.
Io sono la prima ad avere sbagliato per tanti anni, ad aver convinto tutte le persone che conosco che il diabete non è niente.
Il mio comportamento è scaturito dalla paura di essere compatita. Non avevo mai pensato che sensibilizzare chi avevo intorno poteva servire per finanziare la ricerca, questo me l’hai insegnato tu.
Un abbraccio
Franca
Cara Franca,
scusa il ritardo nel rispondere, ho avuto qualche imprevisto.
In effetti il prof. Boggi è una persona molto diretta, non direi “brutale”, solo sincero.
E’ evidente che lui presenta dei dati. I dati non sono confutabili, non sono opinabili.
Sono “interpretabili”.
Quindi se è vero che “esistono” le morti improvvise, se l’aspettativa di vita dei diabetici è inferiore, e di molto, rispetto alle persone sane, si tratta di “medie”: quindi in quei dati sono descritti “tutti” i diabetici. Gli africani, i venezuelani, i pastori, i semi-analfabeti….
Purtroppo però in quella casistica rientrano anche quelli che adottano la tecnica dello struzzo. Quelli che pur leggendo su internet che le complicanze una volta instaurate non se ne vanno più e che non possono che peggiorare, rispondono “provo con una dieta più rigorosa” (???????????) “Cambio insulina.”
Allora, se posso “comprendere” chi risponde “ho paura del trapianto”, non posso comprendere, proprio non ci riesco, chi vive “senza aver paura del diabete (complicato)”. Perchè è evidente che la persona sana, oppure quella con leggere complicanze iniziali, possa essere spaventata dall’ipotesi di un intervento chirurgico maggiore, che comporta poi una immunosoppressione a vita.
Ma non mi sembra “possibile” che chi sta con un piede (anche 2!) già nel baratro dica “ho paura del trapianto”.
Di che ha paura? Di vivere? Perchè se fa un trapianto gli può capitare di vivere, ma se non lo fa, è certo che morirà magari cieco, magari in dialisi, probabilmente impotente… (non fraintendermi: è giusto, normale “avere paura” di subire un intervento chirurgico, ma se non c’è scelta? Se è comunque il male minore? Se è “inevitabile”?)
Le vie della mente sono infinite, ma francamente, considerando che uno dei principi basilari dell’evoluzione è lo spirito di sopravvivenza, mi risulta difficile comprendere perchè un diabetico “sfugga” a questo principio….
Grazie al cielo, credo, in questa lista non mi pare ci siano persone così malate (per lo meno non si espongono), ma in posta privata, o anche qui in passato (qualcuno lo ricorderà) abbiamo avuto pazienti “sconcertati” dalla “brutalità” dei medici che avevano solo detto la verità, cioè come stavano le cose, cosa sarebbe successo da lì a poco….
Anche qui, come sempre, la reazione è soggettiva, ma io, personalmente, esigo che il medico mi dica la verità, non quello che “mi fa piacere sentire”!
Va bene dire le cose “a modo”, con gentilezza, serenità, ma se un medico vede analisi da brivido, ECG da paura, che dovrebbe dire?
“Scrivi a Babbo Natale che ti porti un nuovo sistema cardiocircolatorio??? “
Preferisco Boggi che offre una soluzione. Questa è vera speranza.
Illusione è quella di chi dice “cerchi di tenere la glicata sotto il 7”.
Quando le complicanze sono arrivate, la glicata sotto il 7 non serve più. Tampona, ma non cura.
Chi dice il contrario, è in malafede (come dice il prof. Boggi)
Daniela
PS: Mio fratello nei 3 anni precedenti al trapianto mantenne la glicata a 6.5 stabile!
Fu bravissimo il suo medico (il mitico dr Davalli), fu bravissimo lui a fare sforzi sovraumani. Questo servì a non andare in dialisi. A non avere un forte sbalzo di glicata post-trapianto per non peggiorare la retinopatia, ma le complicanze non sparirono, non migliorarono.
Dopo il trapianto, sì.
Daniela cara, come è vero tutto quello che dici!!!!! A me il Prof. Boggi non l’ha presentato nessuno, nè ci ho mai parlato (tranne per la mail di presentazione). I chirurghi di Pisa, ti dicono sempre le cose come sono, anche se non belle. La vita è la tua, e devi essere sempre cosciente di come sta evolvendo la situazione clinica, e informato delle soluzioni da adottare. Un abbraccio a tutti,
Peppe
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