Un approccio integrato e interdisciplinare alla cronicità, che porti alla collaborazione delle diverse figure coinvolte – persone con diabete, clinici, istituzioni e industrie farmaceutiche – che implichi servizi digitali e tecnologie innovative equamente accessibili, per ottenere un superamento delle barriere alla collaborazione, un incremento dell’efficacia della terapia e un effettivo miglioramento della qualità della vita delle persone con diabete. Di questo si è parlato ieri all’evento “Oltre la cura: la persona e la tecnologia al centro della gestione del diabete”, che si è svolto nell’ambito della seconda edizione del Forum “Tutto nella norma”, nato dalla collaborazione tra Fondazione Roche e Formiche per discutere di diritti e temi di politica sanitaria tra esponenti del mondo accademico, istituzionale e sanitario.
Il diabete è una malattia cronica molto complessa, con forti ripercussioni sul quotidiano delle persone che vi convivono. In Italia, secondo i dati del rapporto dell’Italian Barometer Diabetes Observatory 2022, è stimata una prevalenza pari al 6,8 per cento della popolazione italiana, 4 milioni di persone, con un trend collegato strettamente all’invecchiamento della popolazione e, quindi, in costante aumento. A questi dati andrebbero aggiunti circa un milione e mezzo di casi non diagnosticati. Proprio per questi numeri e per la tendenza al progressivo aumento, il diabete è una delle sfide più impegnative con cui è chiamato a misurarsi il Servizio Sanitario Nazionale.
Negli ultimi anni si sono fatti grandi progressi in ambito scientifico, tecnologico e normativo, ma è necessario fare ulteriori sforzi per rendere concreto un modello di cura e gestione della patologia davvero integrato, affinchè il diritto alla cura delle persone con diabete si possa tradurre in un beneficio per la collettività.
«La condizione della persona con cronicità coinvolge comportamenti singoli e decisioni pubbliche, valori umani e competenze professionali, urgenze immediate e necessità di programmazione e allocazione di risorse adeguate da parte del Servizio Sanitario Nazionale – commenta Mariapia Garavaglia, Presidente Fondazione Roche. – Si tratta di un ambito in cui l’attenzione alla dimensione etica si traduce in attenzione alla qualità umana delle relazioni tra tutti gli interlocutori del Sistema salute, che solo collaborando tra loro possono sostenere i bisogni sanitari, assistenziali e psicologici delle persone, migliorandone così la qualità di vita».
«Il diabete è una malattia che richiede un approccio olistico, mirato e personalizzato per cui “sintonizzarsi” con la persona nella sua unicità diventa fondamentale. L’innovazione tecnologica riveste un ruolo centrale nella gestione della patologia e nella prevenzione delle complicanze; la disponibilità dei dati permette di facilitare il dialogo medico-paziente, la collaborazione tra medici di medicina generale e strutture diabetologiche e lo sviluppo di servizi di teleconsulto – commenta Nicola Napoli, Professore Ordinario di Endocrinologia Policlinico Universitario Campus Bio-Medico e Presidente SID Lazio. – Oggi però in Italia abbiamo ancora numerose problematiche legate alla digitalizzazione e alla condivisione del dato in ambito sanitario; la diabetologia italiana si è in gran parte dotata di strumenti elettronici per la gestione dei dati clinici, ma la condivisione di questi con altri specialisti che concorrono nella cura del diabete e delle sue complicanze, e con la rete della medicina generale, è ancora estremamente limitata».
«Queste difficoltà nella gestione della persona con diabete si declinano a livello regionale, dove l‘assistenza è diversa da regione a regione, spesso anche tra una ASL e l’altra della stessa regione – afferma Raffaella Sommacal, Consigliere delegato AGD Italia e membro del Consiglio Direttivo Diabete Italia. – Occorre implementare su tutto il territorio nazionale un’assistenza integrata, continua e focalizzata sugli outcome di cura sin dagli esordi della patologia. E in quest’ottica, la digitalizzazione sanitaria risulta fondamentale per promuovere l’uso di registri e la raccolta dati, integrandoli nel sistema di cura del diabete ed utilizzandoli quali strumenti essenziali per migliorare la qualità della cura della malattia, che permetterebbero al paziente di migliorare l’aderenza terapeutica, ai clinici di collaborare e comunicare tra loro offrendo così una cura interdisciplinare, alle istituzioni di tenere monitorato l’andamento della malattia e delle sue complicanze».
«Quindi, oggi l’innovazione tecnologica rappresenta l’elemento utile a colmare il divario tra bisogni e risorse, e può portare a un rinnovamento organizzativo e tecnologico nel diabete, volto a un’assistenza completa – continua Vincenzo Fiore, Direttore U.O.S.D. Diabetologia-Endocrinologia, Asl Roma 5-sede P.O. Tivoli e Presidente AMD Lazio. – Una corretta implementazione di questa innovazione e un accesso esteso a livello nazionale sono condizioni necessarie per promuovere la collaborazione tra tutti gli interlocutori che cooperano nella cura del diabete e per far sì che pazienti e caregiver possano sfruttare appieno il potenziale delle risorse tecnologiche oggi a disposizione».
«Roche è da sempre impegnata a portare un cambiamento concreto nella cura del diabete, investendo in ricerca e sviluppo e in partnership di qualità con terze parti volte a mettere a disposizione dei pazienti e del Sistema soluzioni sempre più innovative, sostenendo percorsi educazionali di qualità in collaborazione con le società medico-scientifiche e promuovendo il dialogo fra i diversi interlocutori, affinché ogni persona con diabete possa essere ascoltata nei suoi bisogni e avere accesso a soluzioni e modelli di cura e gestione della patologia sempre più personalizzati, equi e sostenibili», conclude Massimo Balestri, General Manager di Roche Diabetes Care Italy.
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