“Divideremo le strisce di mio figlio, ma continua a curarti”
“Il Lazio è già un modello per l’assistenza ai diabetici, ma faremo di più”.
Parola di Lina Delle Monache.
Sull’argomento diabete, in pochi sono più preparati di lei: segretaria dell’Associazione giovani diabetici da un anno e mezzo e presidente del Cladiab (Coordinamento Lazio associazioni persone con diabete) da due, lotta contro il diabete dal 2004, quando ha scoperto che il suo bimbo di 2 anni era malato.
“Un impegno continuo e a tempo pieno – dice – ma con il diabete si può convivere”. Lo ricorda anche al suo amico di vecchia data Giuseppe Picchiarelli che, qualche giorno fa, si sfogava su Facebook per le ridotte quantità di aghi e strisce pagati dallo Stato. Minacciando per protesta di interrompere le cure.
“Non deve farlo – dichiara la presidente del Cladiab -. Giuseppe ha tutte le ragioni del mondo quando parla di diritto alle cure. Ma, da questo punto di vista, il Lazio è un’isola felice. Una delle regioni più sensibili, verso chi soffre di diabete. Le quantità di strisce e aghi pungidito assicurati dal servizio sanitario laziale sono di gran lunga superiori a quelle di molte altre regioni”.
Secondo i dati di Lina Delle Monache, sono 450 le strisce che la Regione passa ai malati ogni trimestre per misurare la glicemia. Altre regioni, ne forniscono meno della metà.
“In Italia i malati di diabete sono 3,5 milioni, con un milione e mezzo di ‘sommerso’: gente che è malata, ma non lo sa – spiega Lina Delle Monache -. Il diabete di tipo 2, conosciuto come ereditario, è più semplice da gestire. Mentre il tipo 1 è più grave e cronico. Servono minimo cinque controlli al giorno della glicemia e quattro somministrazioni di insulina”.
Una gestione faticosa. Specie all’inizio. Ma non impossibile.
Tra le sue tante attività, Lina si occupa anche di auto mutuo aiuto: educazione alle persone con diabete e alle loro famiglie e reinserimento scolastico per i bambini. “Quando ho scoperto della malattia di mio figlio non c’era niente. Né il Cladiab, né il Centro diabetologico a Viterbo. Ho dovuto lasciare il lavoro per assistere il mio bambino e, prima ancora, per imparare come dovevo fare. Passavo il tempo a vagare fuori dalla sua scuola, tra un’iniezione di insulina e l’altra. Ed è in quei momenti che ho giurato a me stessa che nessun’altra mamma doveva passare quello che ho passato io”.
Con l’impegno di anni, Lina ha aperto un canale privilegiato con la Regione. “Abbiamo fatto costituire la commissione diabete alla Pisana – spiega -. Siedo al tavolo per la distribuzione di strisce e aghi, i cosiddetti ‘presidi’. Presidi che sono qualificati come ‘forniture di beni’, vale a dire, assimilati a un qualunque altro prodotto, come la carta igienica. Della serie uno vale l’altro, quando invece non è così. Le nuove direttive Cee impongono alle regioni di andare a gara per l’acquisto dei presidi. Ed è questa la minaccia più grande: vince la gara chi fa l’offerta più vantaggiosa al prezzo più basso. Ma così, pagano i diabetici. In termini di qualità e modernità”.
Attualmente, chi soffre di diabete può scegliere in farmacia tra una vasta gamma di prodotti, anche molto sofisticati per la misurazione della glicemia. “Una gara d’appalto imporrebbe un modello unico, riducendo a zero le possibilità di scelta e, magari, vincolando i malati a prodotti antiquati e meno affidabili degli ultimi usciti. L’unica soluzione è trasformare i presidi in ‘terapie’. Solo a quel punto potremo scongiurare per sempre il rischio delle gare”.
Per il futuro, Lina Delle Monache promette lo stesso impegno di sempre. Anche sulle quantità di presidi a carico dello Stato. “Ho fiducia che arriveremo ad aumentarle – dichiara – ma solo se, nel frattempo, andranno avanti le trattative con la Regione e con le case farmaceutiche. Puntando sull’autocontrollo dei malati e con un piano di razionalizzazione delle spese, i prezzi di acquisto si potrebbero abbassare, aumentando la quantità trimestrale di strisce per ogni diabetico”. E se al suo amico ‘Peppe’ sono finite, non importa: “Divideremo insieme le strisce di mio figlio e ti sarò vicina – gli dice con l’affetto di una mamma -, ma non puoi e non devi smettere di curarti”.
di Stefania Moretti
da TusciaWeb.eu