Epidemiologia del diabete
Il diabete mellito, con le sue complicanze, è in continuo aumento, tale da indurre gli esperti a parlare di epidemia mondiale di diabete. Le forme principali di diabete sono: La prevalenza del tipo 1 in Italia è tra lo 0,4 e l’1 per mille. Il diabete di tipo 2 è in continua crescita a causa dell’aumento dell’obesità e della sedentarietà Le complicanze coronariche e cerebrovascolari sono la prima causa di morte per il diabetico La retinopatia ed il piede diabetico sono rispettivamente la prima causa di cecita’ legale in eta’ lavorativa e di amputazione. La nefropatia diabetica è al terzo posto di tutte le cause di dialisi e trapianto. Il diabete gestazionale, rappresenta l’alterazione metabolica più frequente in gravidanza Il diabete mellito, con le sue complicanze, è uno dei maggiori problemi sanitari dei paesi economicamente evoluti e la sua prevalenza è in continuo aumento, tale da indurre gli esperti a parlare di epidemia mondiale di diabete. Esistono 2 forme principali di diabete mellito: – il diabete di tipo 1, che rappresenta l’8% dei casi, è una forma prevalentemente infantile-giovanile, richiede il trattamento insulinico sin dall’inizio ed è causato dall’interazione fra predisposizione genetica e cause ambientali non ancora chiare. La prevalenza del diabete di tipo 1 in Italia risulta essere tra lo 0,4 e l’1 per mille. L’incidenza è compresa tra i 6 e i 10 casi per 100.000 per anno nella fascia di età da 0 a 14 Fa assoluta eccezione la Sardegna che ha un’ incidenza di diabete giovanile tra le più alte del mondo, pari a 34 casi per 100.000 per anno nella fascia di età di 0-14 anni. La prevalenza di diabete di tipo 2 è in continua crescita a causa dell’aumento dell’obesità e della sedentarietà. La malattia nei primi anni è spesso asintomatica e non di rado la diagnosi viene posta in occasione di ricoveri per complicanze già in atto. Da questo discende che la prevalenza della malattia nota è stimata intorno al 3-4%, mentre indagini mirate con curva da carico di glucosio forniscono percentuali sensibilmente più elevate, del 6- 11%. Il fenomeno del diabete tipo 2 misconosciuto è pertanto molto importante. Una precisa fotografia del diabete in Italia non può prescindere da una analisi delle complicanze croniche tardive della malattia che, in un epoca in cui è ormai raro il decesso per cause acute, ne rappresentano il vero, principale, costo umano ed economico. Complicanze coronariche e cerebrovascolari Nel diabete di tipo 2 soprattutto, esse rappresentano la prima causa di morte e la voce più La mortalità per eventi cardiovascolari nel diabete in studi ad hoc risulta aumentata rispetto alla popolazione generale sino a un massimo del 67% nel maschio e del 92% nella donna. La prevalenza di coronaropatia in casistiche di diabetici seguiti dai servizi italiani varia tra il 13 e il 19%. Retinopatia diabetica La retinopatia è la complicanza del diabete che più risente di un corretto controllo glicemico. La prevalenza di cecità è intorno allo 0,5%. I dati più recenti di incidenza riportano 5-7 nuovi casi per 100 di retinopatia nella popolazione diabetica con frequenza di malattia maggiore nel diabete di tipo 1 e nel tipo 2 in trattamento insulinico. Nefropatia diabetica In casistiche nord europee e statunitensi il diabete è la prima causa di insufficienza renale terminale con necessità di dialisi. Nel registro italiano di dialisi e trapianti dell’anno 2001 esso, con il 12%, si colloca al terzo posto di tutte le cause. Per quanto riguarda le forme non terminali, casistiche italiane su coorti cliniche e di popolazione, riportano nel diabete di tipo 2 una prevalenza della microalbuminuria compresa tra il 20 e il 32% e tra il 7 il 17% di macroalbuminuria (nefropatia conclamata). Piede diabetico e amputazioni Come in altre casistiche mondiali il piede diabetico, ovvero quel quadro di lesioni neuropatiche e vascolari che porta a lesioni trofiche delle estremità inferiori, rappresenta anche in Italia una rilevante causa di morbilità e di ricovero per i pazienti diabetici. Casistiche locali di amputazioni degli arti inferiori indicherebbero che nel nostro Paese il diabete è la prima causa di amputazione degli arti inferiori nella popolazione, arrivando al 56% di tutte le cause. Diabete e gravidanza La Gravidanza complicata da diabete comprende due condizioni: il diabete pregravidico (gravidanza in donna con diabete preesistente), e il diabete gestazionale (diabete diagnosticato in corso di gravidanza). In uno studio italiano che ha coinvolto 34 centri tali complicanze interessavano il 78% dei nati, ed erano più comuni se il diabete materno non era ben compensato. Il diabete mellito materno può inoltre determinare malformazioni congenite ed essere responsabile di aumentata mortalità neonatale; ad esempio, lo studio OMS sul diabete pregravidico in Italia ha documentato una frequenza di malformazioni del 4,6% eduna mortalità neonatale dello 0.9%, mentre i dati ISTAT sulla popolazione generale riportano tassi del 2% per le malformazioni e dell’8,8 per mille per la mortalità neonatale. Per quanto riguarda il diabete gestazionale (GDM), esso rappresenta l’alterazione metabolica più frequente in gravidanza. Numerosi studi epidemiologici condotti in varie regioni italiane hanno rilevato una prevalenza media di GDM del 5,45%. Le principali complicanze materne in corso di gravidanza complicata da GDM sono la pre-eclampsia e la maggiore frequenza di taglio cesareo. I nati da madre con GDM possono presentare le stesse complicanze già descritte per il diabete pregravidico. Nel nostro Paese esiste una rete di strutture specialistiche che ha pochi confronti in altri paesi, costituita da 631 servizi dislocati su tutto il territorio nazionale. Due importanti studi condotti in Italia suggeriscono che nelle strutture specialistiche vi sia una maggiore attenzione al monitoraggio del diabete e delle sue complicanze e come questo si traduca complessivamente in un rischio più basso di morbilità e mortalità. Fra questi vanno citate le esperienze di gestione integrata condotte a Reggio Emilia e Modena che hanno documentato un miglioramento significativo il controllo metabolico, pressorio e lipidico degli assistiti con diabete di tipo 2. Altrettanto importante è l’esperienza di disease management realizzata presso l’ASL Brescia e l’Azienda Ospedaliera Spedali Civili di Brescia. I dati preliminari dimostrano una significativa riduzione della spesa per ricoveri legati al diabete, a fronte di un aumento delle prescrizioni di farmaci e delle visite specialistiche, ad indicare una maggiore attenzione alla prevenzione delle complicanze maggiori. In Italia la cura per il diabete assorbe il 6,65% della spesa sanitaria complessiva, con un costo per paziente che è più del doppio della media nazionale. Alla luce dell’aumentata prevalenza della malattia (oggi si attesta fra il 4% e il 5%), e della sua continua crescita, è verosimile che i costi reali siano sostanzialmente più elevati e che continueranno a crescere ad un ritmo impressionante nei prossimi anni. La prevedibile espansione della richiesta sanitaria va di pari passo con una assoluta necessità di contenimento dei costi e di razionalizzazione delle risorse. Diventa quindi indispensabile documentare non solo la quantità delle prestazioni erogate, ma anche il loro La Associazione Medici Diabetologi (AMD), ha realizzato un database nazionale (ancora non pubblicato) che include i dati clinici completi di oltre 135.000 assistiti che hanno usufruito della assistenza diabetologica nel corso del 2004 in 75 Centri di diabetologia distribuiti sul territorio Italiano. La fotografia che emerge da questa indagine mostra che oltre il 54% degli assistiti presenta un’età superiore a 65 anni e che l’obesità è estremamente frequente, interessando due terzi dei pazienti. Dall’analisi dei carichi di lavoro si conferma la necessità di una gestione condivisa con i medici di famiglia, allo scopo di modulare in maniera più congrua l’accesso ai centri specialistici in funzione della severità della patologia. Un altro dato interessante è il un numero di nuovi pazienti (circa 20.000) che accedono in Inoltre, i dati clinici dimostrano come un adeguato controllo metabolico (emoglobina glicata Per quanto riguarda il controllo dei fattori di rischio cardiovascolare, il quadro è meno soddisfacente, come documentato dalla elevata percentuale di soggetti con valori di pressione arteriosa e di colesterolo LDL elevati (62% e 71% rispettivamente). Questa iniziativa documenta la possibilità concreta di creare una rete di centri che condividano le stesse modalità di raccolta dei dati tramite cartella informatizzata e mostra le enormi potenzialità ai fini del monitoraggio dell’assistenza erogata, come osservatorio continuo della malattia a fini clinici e di pianificazione sanitaria. Bibliografia 1. Rapporto sociale AMD, 2003.
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di Giacomo Vespasiani*, Antonio Nicolucci**, Carlo Giorda*** Fonte: Ministero della Salute, Area Editoriale * Centro di Diabetologia ASUR Marche Zona territoriale 12 San Benedetto Tr (AP) 22 marzo 2007
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