Favorire il rapporto tra medico e paziente

E’ necessario favorire il rapporto e il dialogo tra medico e paziente per migliorare la cura e la qualità della vita delle persone diabetiche e, in genere, di tutti coloro che hanno malattie croniche.

E’ quanto emerge dal congresso `’Therapeutic Patient Education 2006′ da oggi al 30 aprile al Palazzo dei Congressi di Firenze.

Organizzato sotto l’egida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, dell’IDF (International Diabetes Federation), dell’EASD (Società Europea Diabetologia) e di Diabete Italia, il congresso riunisce gli esperti internazionali di diabete mellito di tipo 2, una malattia che colpisce il 5 per cento della popolazione mondiale, incidenza che secondo l’Oms diventa quasi del 20 per cento in alcuni Paesi.

“E’ un dato particolarmente preoccupante per la salute pubblica – spiega il professor Aldo Maldonato dell’Università La Sapienza di Roma e già presidente dell’Easd, – perché il diabete trascurato o ignorato, con il sovrappeso e la sedentarietà che lo accompagnano, sono fra le principali cause di malattie cardio-vascolari con i ben noti costi personali, familiari, lavorativi e sociali”.

Negli ultimi dieci anni la ricerca ha dimostrato che l’educazione terapeutica dei pazienti può effettivamente promuovere cambiamenti di comportamento salutari e duraturi nel tempo, una migliore qualità di vita e migliori risultati medici che possono, quindi, minimizzare le conseguenze delle patologie croniche.

“L’educazione terapeutica – spiega ancora Maldonato – deve essere centrata sul paziente, sulle sue paure, speranze, i rapporti familiari, sociali e lavorativi, e non solo sugli aspetti biologici della diagnosi e della terapia”.

Il congresso è dedicato proprio ai progressi dell’educazione terapeutica non solo nel campo del diabete, ma anche in condizioni patologiche molto diffuse, come ipertensione e obesità, nella prevenzione dell’Aids e nell’accompagnamento delle persone in terapia oncologica.
Tra gli strumenti per una migliore assistenza, gli esperti invocano una maggiore integrazione tra la medicina, l’aspetto biomedico e quello umanistico, e invitano i responsabili dell’assistenza pubblica a una maggiore attenzione alla prevenzione della diffusione delle malattie croniche, alla minimizzazione degli effetti, alla promozione della salute anche grazie a una maggiore sinergia con l’industria farmaceutica più illuminata.

ANSA