Fino a 300 euro al mese per farmaci, allarme dei trapiantati
E’ una situazione “drammatica” quella che “migliaia di trapiantati di organo stanno vivendo da alcuni giorni e più precisamente dal 16 aprile a causa di una determina dell’Aifa”, in seguito alla quale “nelle farmacie italiane un medicinale che fino ad allora era stato considerato da tutti come il farmaco salvavita per eccellenza, il Sandimmun Neoral, viene consegnato solo a fronte del pagamento di un ticket alquanto consistente. Questo in conseguenza all’inserimento nella lista di trasparenza delle specialità medicinali del farmaco Ciqorin come generico della ciclosporina”.
Lo scrivono in una lettera alle autorità sanitarie (ministro della Salute, vertici dell’Agenzia italiana del farmaco, Centro nazionale trapianti), l’Associazione cardiotrapiantati italiani, l’Associazione LiverPool e l’Associazione italiana trapiantati di fegato.
La questione, che è anche oggetto di una petizione su ‘Change.org‘ con già quasi 2.500 firme, è la seguente: “Per tanti pazienti che da moltissimi anni assumono la ciclosporina con il farmaco brand – spiegano le associazioni – si tratta di uno switch (passaggio ad altra formulazione farmaceutica) quasi obbligato per l’alto costo del ticket che i trapiantati devono sostenere”, fra i 30 e gli 85 euro a confezione “che dura di norma 15 giorni”. Un costo mensile totale che può arrivare a 300 euro. Ulteriore “motivo di sgomento” da parte dei trapiantati è il fatto che l’Aifa stessa dichiara nella determina “che lo switch, senza adeguata supervisione medica, può comportare un aumento della concentrazione massima ematica e un aumento dell’esposizione al principio attivo, raccomandando un attento monitoraggio da parte del personale medico responsabile per il paziente. Nella stessa nota viene sottolineato che i pazienti devono possibilmente proseguire la terapia con la stessa formulazione di ciclosporina e con un corrispondente regime di dosaggio giornaliero”.
In conclusione, le associazioni si appellano al ministro Lorenzin per chiedere che gli venga concesso “di continuare, con la dovuta serenità, una terapia salvavita che ha ampiamente garantito un elevato benefico senza creare sperequazione e nocumento economico ai tanti pazienti trapiantati. Le chiediamo, inoltre, che la scelta di passare dal farmaco brand al farmaco generico non sia occultamente imposta, ma mediata dagli specialisti che quotidianamente seguono tutti i trapiantati d’organo italiani”.
di Barbara Di Chiara
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